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Politica

Le responsabilità di Renzi, a cui siamo tenuti a dare fiducia fino a prova contraria: Una piccola guida di indirizzo

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Lo ammetto: a me Renzi piace. Piace soprattutto il decisionismo ed anche un po’ l’ambizione di un giovane politico che vuole fare e non sopravvivere. Quindi, personalmente, sono pronto a dargli credito, l’Italia deve credito a Renzi essendo una delle poche speranze rimaste.

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La cosa che non mi piace di Renzi è quella foto con Angela Merkel, scattata con troppa fretta a valle del suo insediamento alla segreteria del PD, quasi a chiedere un’approvazione per la propria investitura: la cosa che temo di più è infatti la sua sudditanza verso chi ha contribuito – a proprio vantaggio – a gettarci nella melma in cui siamo ora, se non altro prima la palude l’avevamo fino alle ginocchia ora poco ci manca che non respiriamo più.

Dunque, sento ora la fanfara sulla nuova squadra dei ministri ed io, coscienzioso, contemporaneamente mi preoccupo dei numeri. Si, i cari numeri. Oggi se Renzi vuole fare la vera “rivoluzione”, ossia cambiare la struttura dell’imposizione fiscale di questo paese – che è quello che tutti sembrano volere, a partire dallo “svizzero” Carlo De Benedetti, passsando per Squinzi e finendo con quasi tutta la sinistra -, dovrà molto velocemente rassegnarsi al fatto che, se si ipotizza di stare in questa Europa con le regola attuali, regole che ben inciso favoriscono solo la Germania, per ripagare un intervento sostanziale sul cuneo fiscale sarà necessario mettere mano al portafoglio (vuoto). Ossia, tutto dovrà ruotare sull’imposizione di un’imposta patrimoniale draconiana. Al di fuori della misura della manovra, se è vero che per “ripartire “ bisognerebbe far scendere il debito pubblico sotto o attorno al 100% bisognerebbe ipotizzare una patrimoniale – come per altro suggerito da eminenti think tanks e soggetti istituzionali o semi-istituzionali tedeschi – dell’ordine del 15% della ricchezza finanziaria, quello che mi spaventa sono le conseguenze. Ossia, giusto o sbagliato che possa essere tale imposta straordinaria – non è importante la giustezza in questo contesto – che effetti sortirà sull’economia, sui consumi e sulla pace sociale?

Per quanto riguarda l’economia ho molti dubbi che cambierà le sorti dell’Italia: secondo voi il problema italiano è di debito o di domanda, consumi? Ossia, una volta ridotto il debito con un’imposta shock, l’economia – ossa la domanda – ripartirà? Per inciso, sono praticamente certo che la riduzione del debito non potrà tradursi in un miglioramento della competitività italiana, potendo invece costringere la gente che viveva di risparmi a vendere il proprio lavoro ed il proprio tempo per un prezzo inferiore, stanti i costi della vita a livello molto elevato nel paese di Dante (leggasi spingendo al ribasso il valore riconosciuto del lavoro). Si potrebbe controbattere che il cuneo fiscale renderebbe disponibili delle risorse per il consumo. Vero, ma solo in relazione agli occupati: se la disoccupazione permane alta il taglio del cuneo fiscale si applicherebbe solo a quelli che uno stipendio lo percepiscono, che già lo percepiscono meglio dire. Gli altri resterebbero dal giro. Ed inoltre sarebbe solo consumo di mera sopravvivenza, consumo di base, non certo quello che fa risorgere un paese. Altro effetto: una eventuale tassazione delle risorse finanziarie significherebbe drenare depositi bancari ai fini della tassazione. Ossia, significherebbe anche ridurre la base disponibile alle banche per erogare finanziamenti: esiste infatti il grosso rischio che una patrimoniale shock si traduca in minori erogazioni di crediti da parte delle banche ed allora chi ne soffrirebbe sarebbero a breve giro di procedura interna le imprese, ancora loro, concretizzando quindi il rischio di cadere dalla padella nella brace. E che dire della pace sociale? Esiste secondo me il rischio nemmeno troppo remoto di una sorta di “guerra” o anche competizione per la sopravvivenza fra i supposti ricchi e veri poveri, Dio sa con quali conseguenze, certamente innescando l’odio per la supposta ricchezza (che di reale avrà ben poco). Teniamo presente che il mondo capitalistico occidentale non sta uscendo dalla crisi, anzi, e la domanda permane debole in quasi tutti i paesi industrializzati. Dunque, la domanda estera è poca e molto ricercata oltre che coccolata e “difesa” per i propri interessi dai grandi esportatori non in crisi (encore, Germania, e Francia, nei rispettivi ambiti di interesse). Dunque, da dove possa scaturire la crescita interna o estera necessaria per uscire dalla secche nessuno ce l’ha ancora detto.

Ma una patrimonialona basterà a risolvere almeno il problema del debito pubblico? La risposta è semplice: se l’economia non riiniziasse a crescere a valle dell’intervento ma anzi spiralasse verso la deflazione – fatto assai probabile – si finirebbe diritti in una spirale greca e quindi la patrimoniale sarebbe da ripetere in modo costante. Ossia fascismo fiscale, esproprio. Chiaramente le aziende nazionali verrebbero nel frattempo privatizzate (leggasi vendute allo straniero, sempre  interessato), deindustrializzando a termine l’intera economia nazionale (Olli Rehn sono tre settimane che non strilla chiedendo la vendita degli assets nazionali, va a poco che riinizia, ci potete scommettere).

Quale sarebbe dunque il vero risultato in caso di fallimento nel risollevare le sorti dell’Italia con l’imposta straordinaria tanto cara alla sinistra? Accanto la deindustrializzazione avremo la miseria di un paese abituato per 50 anni a vivere ragionevolmente bene e destinato per il futuro ad averne solo il ricordo, pur anche essendo il paese che probabilmente meglio seppe reagire agli effetti della crisi del 2008, forse troppo bene. E dunque, dice il cinico Mitt, visto che dal post G.W. Bush il Belpaese non è stato più protetto dallo zio d’oltreoceano, la povera Italia è finita in amministrazione democratica controllata con giudice tedesco.

La cosa buffa è che sembra abbastanza facile prevedere che misure draconiane semplicemente non serviranno ma addirittura peggioreranno le cose, avvantaggiando definitivamente la Germania: se tutto andrà così l’ ”amico” tedesco – “dagli amici mi guardi Dio che dai nemici ci penso io” – avrà deindustrializzato finalmente il proprio maggior competitor manifatturiero continentale, con un indiretto ringraziamento a colui che avrà dato il colpo di grazia di finale (l’ultimo è sempre quello che si becca tutte le colpe…). E termino aggiungendo che così facendo si finirebbe per implementare per il sud Europa il piano nazista che fu di Funk: la colpa non è dei tedeschi che stanno mettendo in gabbia l’Italia ma degli italiani che si stanno facendo soffocare dal giogo teutonico. Matteo, capisti il messaggio?

L’alternativa secondo chi scrive è semplicemente fare durissimo ostruzionismo su tutti i tavoli contro la Germania, facendo sponda con i paesi mediterranei oggi in crisi e chiedendo la rinegoziazione dei trattati pena l’uscita dalla moneta unica previa il pagamento del debito estero. Notasi: l’Italia è l’unico paese in Europa tra quelli in crisi con risorse ampiamente sufficienti sia per ricomprarsi il debito in mano agli stranieri che per riconvertire il proprio debito in lire: se si brucia questa opportunità, opzione che può fare veramente male a chi oggi ci guadagna, si finisce diritti e filati come la Grecia. Renzi è in grado di sfidare i barbari del nord? Purtroppo temo che il giovane rampante sia dove è oggi proprio perché non deve comportarsi in tale maniera e se ho ragione… addio benessere italico. Vedremo. La nota di colore è che temo davvero per lui: se dovesse sbagliare si dovrebbe assumere tutte le colpe, ma davvero tutte! Dunque, in bocca al lupo a lui ed alla sua famiglia, sottoscrivo la mia stima ed mio rispetto sperando che abbia il coraggio di sfidare la Cancelliera….

Questo vuole essere un avvertimento e un monito per Matteo Renzi, ne va anche del suo futuro oltre che di quello delle future generazioni italiche. Per inciso, vista la radice multirazziale della “mia” futura generazione, abbiamo deciso di non farla crescere in questo paese. Cio’ la dice lunga su come penso andrà a finire.

 

Mitt Dolcino

 


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