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LE QUATTRO OPZIONI ESTREME DI BORIS JOHNSON

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Boris Johnson ha perso due votazioni importantissime, la prima sull’ordine dei lavoro, concessa a Corbyn, poi sulla votazione per il rinvio della Brexit al 31 gennaio 2020. Inoltre una mozione per le elezioni anticipate, che dovrebbe ricevere i 2/3 dei voti, è stata respinta con l’astensione dei Labouristi  e non ha raggiunto neppure 300 sui 450 voti richiesti. Il rinvio appare inaccettabile al primo ministro  che ha preso un impegno assoluto ad effettuare una Brexit al 31 ottobre.

Quali opzioni rimangono quindi per il Boris, considerando che il Regno Unto non ha una Costituzione comparabile a quella italiana, ma un sistema regolato da consuetudini e da leggi ordinarie?

  1. Il Governo può evitare di dare il “Consenso Reale”, “Royal Assent”. Le leggi britanniche devono essere controfirmate dalla Regina, ma è il governo che le presenta per la controfirma. Quindi il governo può, semplicemente, non presentare alla Regina la legge per il rinvio  alla controfirma, privandola di efficacia sino a quando lo stop istituzionale, già deciso, sino al 14 ottobre non la renderà superflua. Si tratta di una scelta possibile perchè il sistema costituzionale è stato create perchè fosse il governo, non l’opposizione, a presentare le leggi, per cui questo caso non era stato previsto dai complessi usi d’oltremanica, però sarebbe una forzatura ed una violenza ai poteri del Parlamento.  Cose simili non si vedevano dall’epoca di Carlo I, prima della Rivoluzione inglese che, come sappiamo, non finì bene per il governo britannico;
  2. Il Governo può disapplicare la legge, semplicemente non presentando nessuna richiesta di rinvio a Bruxelles e sfidando il parlamento a sfiduciarlo e ssostituirlo. Corbyn ha tentato di presentare un governo di transizione, con i remainer tutti dentro, ma la sua offerta è stata respinta e proprio la debolezza delle personalità Labour potrebbe favorire Johnson nello status quo, però l’espulsione dei conservatori ribelli potrebbe fornire una figura, ormai bruciata, come capo del governo temporaneo.
  3. Johnson potrebbe provare a far passare una legge ordinaria per le nuove elezioni, ma il tentativo di ieri di far passare una mozione per le elezioni anticipate ha svelato che il governo, sul tema, non ha la maggioranza. Dovrebbe quindi richiamare gli espulsi, almeno una parte, ma comunque è un’opzione di difficile applicazione. Corbyn non sembra volere le elezioni anticipate, almeno sino a che non avrà ufficialmente vinto in Parlamento.
  4. Johnson potrebbe accettare il rinvio al 31 gennaio, magari confidando che venga respinto da Macron. Il rinvio dovrebbe infatti essere accettato da tutti i paesi europei e Macron è risultato piuttosto seccato, e potrebbe voler mettere alla berlina il Regno Unito. Si tratta però di un’opzione che smentirebbe le affermazioni, anche attuali, di Johnson.

Corbyn non vuole le elezioni, perchè il sistema uninominale darebbe ancora una forte maggioranza ai Tories. Infatti, anche se in teoria le opposizioni siano molto forti, in pratica Lib-Dem e Labour si elidono di fronte ai Conservatori. Inoltre Farage ha offerto un patto elettorale a Johnson in cambio di una rapida Brexit e, dopo le espulsioni, i Conservatori hanno un po’ di seggi da riallocare. La forza di Jeremy Corbyn è in questo parlamento, non in quello che potrebbe risultare dalle elezioni, ma così  si resta in un pantano istituzionale da cui è difficile uscire, se non con un governo Remainer che però non riesce ad avere una leadership.

 


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