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Le norme sulla “Sostenibilità” della UE irritano il Qatar: “Stop al GNL se non cambiate le regole”
La nuova direttiva UE sulla sostenibilità (CSDDD) fa infuriare il Qatar. Il Ministro dell’Energia avverte: “Senza modifiche, niente più GNL per l’Europa”. L’UE rischia una nuova crisi energetica per difendere le norme etiche sulle filiere.

L’Europa, nella sua instancabile rincorsa verso la perfezione burocratica e morale, ha partorito l’ennesima direttiva: la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). Un nome altisonante che, in pratica, impone alle grandi aziende di controllare e correggere “impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente” lungo tutta la loro catena di fornitura globale.
Approvata lo scorso aprile con un’ampia (e prevedibile) coalizione di sinistra, verdi e centristi, la norma è stata fin da subito criticata da chi la ritiene l’ennesimo fardello burocratico per le imprese. Ma ora, a presentare il conto, non è una piccola lobby industriale, ma un gigante dell’energia.
Il Qatar, uno dei principali produttori mondiali di Gas Naturale Liquefatto (GNL) insieme a Stati Uniti, Australia e Russia, non l’ha presa affatto bene.
Saad Al-Kaabi, Ministro dell’Energia del Qatar e CEO di QatarEnergy, è stato insolitamente diretto lunedì. Durante una conferenza ad Abu Dhabi, ha avvertito che l’emirato potrebbe “congelare” le esportazioni di GNL verso l’Europa se la direttiva CSDDD verrà applicata così com’è.
Il motivo del contendere è chiaro, e non è (solo) ideologico, ma economico: “Se l’Europa non cerca di annacquare o cancellare la CSDDD, e mantiene una penalità del 5% sul nostro fatturato mondiale totale, non consegneremo GNL all’Europa, questo è sicuro”.
Un “Autogol” Energetico nel momento peggiore?
Questa minaccia non arriva in un momento qualunque. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e il conseguente collasso delle forniture da Mosca, la domanda europea di GNL è esplosa. Il Qatar è diventato un fornitore indispensabile per la sicurezza energetica del continente.
Negli ultimi mesi, l’emirato ha siglato accordi strategici a lungo termine con attori chiave, tra cui:
- La francese Total
 - L’italiana Eni
 - L’indiana Petronet
 - La cinese Sinopec
 
Mentre i partner asiatici, evidentemente, non si pongono problemi di “Due Diligence” europea, le nostre aziende si trovano nel mezzo. Al-Kaabi ha sottolineato che la visione del Qatar sul business e sulla transizione (che include la necessità di petrolio e gas per il futuro) non è cambiata.
La direttiva CSDDD, proposta dalla Commissione nel 2022 e adottata ad aprile 2024, non è ancora entrata in vigore. Resta da vedere se Bruxelles preferirà la rigidità dei principi etici della CSDDD alla flessibilità richiesta dalla sicurezza degli approvvigionamenti energetici. La rinuncia alle forniture del gas qatarino sarebbe molto pesante nel breve periodo, anche perché società multinazionali come Exxon hanno già minacciato abbandonare il mercato europeo per lo stesso motivo.
Come spesso accade, la realtà economica rischia di presentare un conto molto salato alle buone intenzioni.
Domande e risposte
Cosa prevede esattamente la direttiva CSDDD?
È l’acronimo di “Corporate Sustainability Due Diligence Directive”. Si tratta di una nuova legge UE che obbliga le grandi aziende operanti in Europa a identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani (come il lavoro forzato) e sull’ambiente (come l’inquinamento o la deforestazione) lungo l’intera catena di fornitura globale. Se non lo fanno, o se i loro fornitori non sono conformi, le aziende rischiano sanzioni pesantissime, come multe fino al 5% del loro fatturato mondiale.
Perché il Qatar è così contrario a questa direttiva?
Il Ministro dell’Energia Al-Kaabi la ritiene impraticabile e punitiva. La minaccia di sanzioni (fino al 5% del fatturato mondiale) per presunte violazioni nella complessa catena di approvvigionamento del GNL è vista come un rischio commerciale eccessivo e un’ingerenza. Il Qatar teme che l’applicazione rigida di queste norme, che toccano temi complessi in contesti globali, renda di fatto impossibile o antieconomico il commercio energetico con l’Europa, spingendolo a preferire mercati (come quelli asiatici) con meno vincoli burocratici.
L’Europa può davvero fare a meno del GNL del Qatar?
Difficilmente nel breve-medio termine. Dopo aver rinunciato alla maggior parte del gas russo via gasdotto, l’UE si è rivolta massicciamente al GNL via nave per garantire la sua sicurezza energetica. Il Qatar è uno dei maggiori e più affidabili produttori mondiali. Compagnie energetiche europee, come l’italiana Eni e la francese Total, hanno siglato contratti di fornitura ventennali con Doha. Perdere questo fornitore significherebbe una nuova, grave crisi energetica, con prezzi probabilmente in forte rialzo e una corsa per trovare alternative che al momento scarseggiano.








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