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LE INSIDIE DELLA PAGA MINIMA: disastro a New York

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La paga minima è un tema all’ordine del giorno, ma può essere un grande boomerang, come dimostra in caso di New York City. Parliamo di un vero stipendio minimo, quello che ha come obiettivo la tutela dei lavoratori dipendenti e che quindi è fissato ad un livello tale da avere una reale applicazione, non quello definito ad un livello così basso da non essere mai utilizzato, come accade in molti paesi europei e come accadrebbe in Europa con il progetto della Commissione.

Il 31 dicembre 2018 è entrata in vigore la legge firmata dal governatore Cuomo che ha imposto un forte aumento delle paghe orarie minime in tutto lo stato di New York, con un passaggio da 9,60 dollari ora a 15 dollari ora.Un sostanzioso incremento nella remunerazione dei lavoratori, ma quali sono stati gli effetti?

L’aumento dei costi avrebbe dovuto essere trasmesso o al costo dei prodotti, o ad una riduzione dei margini di utile, ma non è sempre stato così.Nei settori dove i margini sono già minimi e la sensibilità al costo molto alta, come la ristorazione delle catene, questo non è stato possibile ed il risultato è stata l’eliminazione degli straordinari. Anche nei casi un cui il dipendente voglia lavorare qualche ora in più e vi sia necessità di forza lavoro, questo non viene concessa. Secondo di dati raccolti:

  • il 77% dei ristoranti ha dovuto tagliare sulle ore di lavoro dei dipendenti, con licenziamenti;
  • il 90% ha dovuto aumentare i prezzi.

Una proposta per portare la paga oraria minima federale  da 7,26 dollari ora a 15 dollari ora è stata approvata dai democratici alla Camera e respinta dai repubblicani al Senato.

Quindi l’effetto è stato un calo della domanda di lavoro molto sensibile ed un aumento dei prezzi. Il problema è che la fissazione della paga oraria minima, per essere efficace, non dovrebbe essere assoluto, ma differenziato per topologia lavorativa. Se il sistema dei contratti collettivi non ha lavorato bene è perchè da un lato da contrattazione è stata “Addormentata” dalla scarsità di domanda, dall’altro per l’utilizzo di scappatoie che hanno danneggiato la definizione di una remunerazione di base. Quello che sarebbe necessaria è la fissazione, per categoria di lavoro, di un livello remunerativo minimo al di sotto del quale non si possa andare nel settore produttivo, magari definito in collaborazione con il Ministero del lavoro.

 


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