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Le future riforme ridurranno il Cuneo Fiscale?

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Ne parlano continuamente nei talk show, tutti i governi hanno cercato a loro modo di farlo, noi lo diciamo da tempo: occorre migliorare le condizioni economiche e il potere di acquisto degli Italiani. Come farlo? è necessario diminuire il cuneo fiscale nel mercato del lavoro!!!

Il cuneo fiscale è la somma delle imposte dirette, indirette e contributi previdenziali che gravano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti e i liberi professionisti. Semplificando si tratta della differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta incassata dai dipendenti.

Secondo il rapporto annuale Ocse 2018 in Italia nel 2017, un dipendente ordinario senza famigliari a carico è sottoposto ad un cuneo fiscale del 47,7%. La percentuale è composta per il 16,5% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%).

In altre parole, affinché un lavoratore possa percepire 1.000 euro, l’azienda deve spenderne circa 1.912 (quindi circa il doppio) tra stipendio netto, imposte, contributi previdenziali e assicurazione Inail; come potete ben capire sono dei valori inaccettabili.

E’ interessante confrontare i dati del cuneo fiscale rapportato con il costo medio della vita per quel riguarda l’Italia nei confronti degli altri paesi UE.

Fonte: sito web http://www.oecd.org

L’Italia è al terzo posto tra i Paesi Ocse per il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro, Francia (47,6%) e Spagna quindicesima nella graduatoria (39,3%). Peggio del nostro paese, soltanto Belgio (53,7%) e Germania (49,7%).

In Germania abbiamo un cuneo fiscale maggiore di quello Italiano ma stipendi in media (dal 43% al 67%) più alti nonostante un costo della vita simile a quello dell’Italia come vediamo nello schema qui sotto.

 

  • 1 Islanda 171.6
  • 2 Svizzera 165.6
  • 3 Norvegia 151.9
  • 4 Danimarca 141.2
  • 5 Lussemburgo 141
  • 6 Svezia 134.7
  • 7 Irlanda 127.8
  • 8 Finlandia 123.3
  • 9 Regno Unito 117.4
  • 10 Olanda 114.6
  • 11 Belgio 112.3
  • 12 Austria 112.2
  • 13 Francia 106.7
  • 14 Germania 104.4
  • 15 Italia 101.8
  • 16 Spagna 93
  • 17 Cipro 90.1
  • 18 Slovenia 84.2
  • 19 Portogallo 82.8
  • 20 Malta 82.3
  • 21 Grecia 82.2
  • 22 Estonia 74.2
  • 23 Lettonia 68
  • 24 Slovacchia 65
  • 25 Repubblica Ceca 64
  • 26 Croazia 63.7
  • 27 Lituania 60.2
  • 28 Ungheria 58.3
  • 29 Polonia 53.2
  • 30 Romania 48.4
  • 31 Bulgaria 44

Costo medio della vita in Europa: fonte classifica Eurostat 2017

Cosa fare per migliorare il cuneo fiscale in Italia?

Ci ha provato il Governo precedente con il famoso bonus degli 80 euro; attualmente la proposta più concreta sul tavolo che permetterà di ridurre considerevolmente la parte di imposte presente nel Cuneo Fiscale è quella inserita nel contratto di governo Gialloverde la Flat Tax (o Dual Tax) che è tornata alla ribalta negli ultimi giorni a mezzo stampa con l’inizio della campagna per le Elezioni Europee.

La proposta della Flat Tax fase II (la prima fase o “mini flat tax” come sappiamo ha riguardato l’estensione del Regime Forfettario ad euro 65000 di ricavi annui ) prevede di assoggettare le famiglie con redditi fino a 50.000 Euro con una Flat Tax fissa al 15% con un costo per il bilancio dello Stato stimato intorno ai 12/13 Miliardi (secondo le stime del Mef in circa 60 Miliardi).

Ma come si può fare a realizzare la Flat Tax?

1. Aumento Pil

Con la fine del 2018 viviamo una fase di leggera recessione (IV trimestre 2018 -0,1%). Come sappiamo l’accordo con la Commissione Europea relativo al rapporto Deficit/Pil nella legge di Bilancio per il 2019 prevede lo 2,04% con un aumento Pil ipotizzato per il 2019 dell’1%.

Secondo le stime Ue di Febbraio la crescita del Pil Italiano è data attorno allo 0,2% , quindi c’è anche chi parla di manovra correttiva o manovra bis per aggiustare i conti!

La speranza degli addetti ai lavori è che le riforme presenti nella legge di Bilancio 2019 possano favorire nei prossimi mesi lo sviluppo e la crescita economica portando il Pil a valori superiori sia di quanto previsto dalla Ue sia di quanto previsto nella legge di Bilancio, in modo da lasciare spazio per l’introduzione anche se parziale di riforme come la Flat Tax fase II di cui abbiamo parlato sopra.

2. Manovra in Deficit (teorica)

Lo abbiamo già ipotizzato diverse volte che diversi addetti ai lavori e componenti politiche auspicano con le Elezioni Europee possa essere ricomposto il Parlamento Europeo e di conseguenza la Commissione Europea.

La speranza è che si introduca una linea più morbida o più soft riguardo le politiche di Rigore ed Austerity dettate attualmente dagli organi europei.

In questo scenario l’Italia potrebbe beneficiare di condizioni migliori in modo da varare in futuro una manovra in deficit del 3%-3,5% che lascerebbe spazio all’introduzione della Flat Tax alle famiglie.

Si tratta di una teoria di cui si parla spesso dove da un lato si va a finanziare la Flat Tax con più deficit, dall’altro si ipotizza che la riforma possa portare ad un boom economico dovuto a maggiori consumi e maggiori investimenti avendo aumentato il livello di liquidità in circolazione (con conseguente ritorno in termini di maggiore imposte e futura riduzione del debito e rapporto deficit/pil).

3. Allo studio una terza ipotesi di cui parleremo nei prossimi articoli


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