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LE FORZE CHE COSPIRANO PER TENERE BASSA L’INFLAZIONE, OVVERO LA TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA SPIEGATA A MIA FIGLIA

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Qualche settimana fa fece scalpore l’affermazione di Draghi secondo la quale ci sarebbero delle forze che cospirano (o concorrono) a tenere bassa l’inflazione. Ovviamente queste forze misteriose sono solo nella testa di Draghi e dei vari economisti mainstream che fingono di non capire o fingono di non sapere la teoria che essi stessi professano. Infatti secondo il mainstream (teoria economica eterodossa che attualmente raccoglie i maggiori successi in termini di adepti, ma non in termini empirici in quanto la realtà la sconfessa costantemente) l’enorme immissione di liquidità fatta dalla BCE dovrebbe fare innalzare l’inflazione, ma proprio “di brutto”.
Facciamo due conti spannometrici per dare l’idea della portata del cosiddetto bazooka di Draghi, cioè l’acquisto di titoli per un corrispettivo di 80 miliardi di euro al mese: considerando che la popolazione italiana è di circa 60 milioni di persone, sarebbe come immette liquidità per 1.333,33 euro AL MESE A TESTA!!! Per lorsignori il ritorno della sovranità monetaria è un tabù perché la politica non avrebbe più freni inibitori a monetizzare il debito (leggasi stampare moneta) e questo creerebbe l’iperinflazione che ci farebbe tornare ai tempi della Repubblica di Weimar (quando le banconote erano carta straccia), eppure Draghi stampa per oltre mille euro al mese a testa e l’inflazione non si muove (siamo ancora in deflazione).
Perche?
Tutto si basa sulla teoria quantitativa della moneta, teoria esposta nel 1911 dall’economista americano Irving Fisher e basata sull’equazione degli scambi. Cosa dice questa equazione? Una banalità:

M*V=P*T

dove M è la quantità di moneta, V è la velocità di circolazione (cioè il numero di passaggi che, nel periodo considerato, la moneta subisce), P è il livello generale dei prezzi (la cui variazione si chiama inflazione) e infine T è il numero di transazioni (scambi). Assumendo per semplicità che l’economia produca un solo tipo di bene, possiamo sostituire T con Q (numero dei singoli beni scambiati), ottenendo:

M*V=P*Q

Facciamo un esempio per capire questa identità contabile: supponiamo che ogni mese io vada dal mio amico Christian per comprare due chili di miele al prezzo di 9 €/kg. Alla fine del periodo considerato (ad esempio un anno) la quantità acquistata sarà pari a:

Q = 2 kg/mese * 12 mesi = 24 kg di miele

Poiché il prezzo del miele è pari a 9 €/kg, avremo:

P*Q = 9 €/kg * 24 kg = 216 €

Vediamo la stessa cosa da un altro punto di vista: acquistando 2 kg di miele al mese, ogni mese muovo una quantità di moneta pari a:

M = 2 kg/mese * 9 €/kg = 18 €/mese

Detta quantità di moneta viene scambiata 12 volte all’anno, quindi:

M*V = 18 €/mese * 12 mesi = 216 €

Incredibile, i conti tornano!!!

Detta questa ovvietà, veniamo alla genialata di Fisher: ipotizza che V e Q siano costanti poiché suppone che la velocità di circolazione della moneta dipenda dalle abitudini dei soggetti economici (che variano solo nel lungo periodo) e che la quantità dei beni scambiati non possa essere modificata poiché ipotizza che la “mano invisibile” (flessibilità dei prezzi in mercati perfettamente concorrenziali) sia sempre in grado di garantire la piena occupazione e la massima produzione.
Per quanto sopra esposto, un aumento della quantità di moneta nelle tasche dei cittadini comporterà un inevitabile aumento dei prezzi, infatti se i cittadini hanno più soldi, vorranno comprare più beni, ma poiché la capacità produttiva è già al massimo, si tradurrà un aumento dei prezzi, cioè in inflazione.
In termini matematici, passando ai differenziali:

ΔM + ΔV = ΔP + ΔQ

(Passando ai differenziali, le moltiplicazioni diventano somme)
Abbiamo però detto che secondo Fisher V e Q sono costanti, pertanto la loro variazione è nulla:

ΔM = ΔP

Eccoci arrivati al punto: aumentando la massa monetaria di una certa quantità, poniamo del 20%, si ha un pari aumento dei prezzi (inflazione), in questo caso del 20%.

Vediamo il grafico del tasso d’inflazione dell’area euro:
euro-area-inflation-cpi
L’inflazione scende!!!
Eppure la massa monetaria aumenta:

euro-area-money-supply-m2

Eppure dovrebbero avere lo stesso andamento: se una scende, scende anche l’altra; su una sale, sale anche altra. Qui avviene l’esatto contrario. Perché questo?
Vi sorge il dubbio che forse non siamo in piena occupazione e che magari non siamo al massimo della nostra capacità produttiva e che quindi l’equazione di Fisher non valga!?!
Ma Draghi questa cosa non la capisce, o più probabilmente, è ben pagato perché non la capisca.
E tutti quelli che cianciano che il ritorno della Banca d’Italia in mano pubblica ci esporrebbe automaticamente all’iperinflazione? Semplicemente non sanno quello che dicono.
Una teoria, ammesso che sia corretta, funziona solo se vengono rispettate le ipotesi alla base, altrimenti è un vaneggiamento fine a sé stesso (o meglio teso al nostro massacro economico, inconsapevole o meno che sia, ma resta un massacro).
Se non siamo in piena occupazione, la teoria quantitativa della moneta di Fisher non è applicabile!!! Difficile da capire, vero signor Giannino?

Claudio Barnabè


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