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Le donne fanno (osano) la pace – Women Wage Peace (di Tanja Rancani)

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Nel 2014 in Israele un gruppo di coraggiose donne ebree, mussulmane, druse e cristiane si misero in marcia. The intifada of the knives – l’intifada dei coltelli ebbe inizio in quel periodo e queste donne di ogni fede e di diverse origini, diedero vita ad un movimento, che volle mettere fine a questo scempio all’umanità, vollero osare di percorrere la via della pace. Stanche delle divisioni, dei conflitti e le mal comprensioni si trovarono per piccoli flash mob, che nel tempo divennero sempre più grandi. Poche donne vestite di bianco, senza colore politico o religioso, senza un label, nemmeno quello del pacifista; solo un paio di donne che si incontravano, niente più.

Questi incontri crebbero enormemente, coinvolgendo sempre più donne palestinesi, beduine, ebree, arabe e cristiane palestinesi, cristiane e arabe israeliane, druse, tutte proprio tutte e sotto ogni circostanza. Nel 2016 l’organizzazione ormai cresciuta al punto da diventare una delle più importanti organizzazioni pacifiste in Israele, si mise in marcia nel vero senso della parola. Al 4 ottobre cominciarono le marce della speranza dal Nord al Sud e da Est all’Ovest, radunando oltre 15’000 donne il 19 ottobre 2016, presso la Knesset, il parlamento Israeliano di Gerusalemme.

Queste donne che vollero manifestare contro il conflitto israelo-palestinese, ma anche contro ogni avversità che le società religiose pongono, sia da parte delle comunità ultraortodosse israeliane come da parte fondamentalista palestinese e/o arabe, dove Hamas (specialmente) non volle far aderire le proprie concittadine a questi eventi e volendoli bloccare. Cosa che era successo per esempio presso l’insediamento ebraico Gush Etzion in Cisgiordania nel 2017, senza successo però. D’altronde si sa, le donne possono essere molto caparbie e determinate.

Il culmine della notorietà questo movimento pacifista lo raggiunse quando Yael Deckelbaum scrisse la canzone “Prayer of the Mothers”, preghiera delle madri, che uscì in novembre 2016, https://www.youtube.com/watch?v=YyFM-pWdqrY.

Yael mise insieme cantautrici di ogni provenienza e religione della società Israeliana, nacque una canzone cantata in ebraico, arabo ed inglese, una inno alla pace di straordinaria bellezza, che fece conoscere il movimento e Yael in tutto il mondo.

La marcia della speranza di Ottobre 2017, partita da Sderot nel Negev (sud d’Israele), per arrivare fino a Nazareth e Tiberiade in Galilea, a nord del paese, iniziò con oltre 2000 donne che si radunarono alla partenza della prima tappa il 24 settembre.

Al 19 Ottobre quasi 20’000 donne marciarono dal palazzo di giustizia di Gerusalemme al palazzo di Governo Israeliano, dove risiede Benjamin Netanyahu, per domandare la fine delle rappresaglie e le ostilità e un dialogo delle parti. Difatti l’organizzazione non richiede l’avverarsi di utopie, ma semplicemente un dialogo, un cammino verso la pace per questi due popoli che nel bene e nel male dovranno percorrere insieme il loro destino.

Nelle due settimane nelle quali si svolse questa manifestazione, tanti eventi (anche spontanei) presero luogo così ad esempio, quando al passare delle migliaia di attiviste presso il mar morto, si esibì per la prima volta in pubblico, il più grande vestito mai cucito. Il vestito è alto ben 22 metri ed ha una circonferenza di 60 metri. Questo vestito, cucito nel 2007 da Adi Yekutieli un artista ed attivista israeliana, vuole rappresentare il dolore delle donne ebree ultraortodosse, che volendo ottenere la “lettera di divorzio” dal marito, si vedono negate la loro richiesta, dovendo così rimanere incatenate alla loro situazione.

Oggi questa organizzazione è diventata internazionale, coinvolgendo le donne praticamente in tutte le parti del mondo, promovendo equità, solidarietà, emancipazione e pace ovviamente. In Israele queste donne dal cuor di leone, sono un istituzione con tante piccole sedi in tutto il paese ed in Palestina, organizzano eventi di ogni genere e insistono per il cammino verso il dialogo sincero, come lo fanno le donne per l’appunto. A proposito, se mai siete a Gerusalemme o a Tel Aviv e vedete un piccolo palco con delle donne che si esibiscono, sono loro! Concerti unplugged, racconti, piccole pièces di teatro, poesie e ovviamente qualche comizio.

Torniamo a Yael Deckelbaum e la canzone “Prayer of the Mother’s”, tranne l’esclusività d’essere cantata in 3 lingue, Yael ha incluso un videomessaggio trasmessole tramite YouTube, di Leymah Gbowee, la premio Nobel per la pace, che condusse alla fine della seconda guerra civile in Liberia nel 2003. Leymah benedice il movimento di “Women wage Peace” e le attiviste, ringraziandole a nome dei figli d’Isreaele e i figli di Palestina, a nome della pace. Lei stessa venne in Israele a marciare con le attiviste e per fare le riprese del video ufficiale.

Questo video mi ha commossa e mi domando se anche noi dovremmo fare una marcia della speranza, qui in Europa, noi donne europee contro la violenza e contro il razzismo. Sì anche, ma soprattutto contro l’austerity che uccide, come lo fa in Grecia, in Italia o come lo fa in Francia, dove già si marcia!


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