Economia

Lavoro USA: sta per esplodere una “bomba” da 100.000 posti federali. E non è finita qui

Dati sul lavoro USA, in arrivo il grande calo: una “bomba” nascosta da 100.000 posti pubblici in meno sta per alterare le statistiche. Ecco perché non è una crisi e quale settore invece assume a pieno ritmo.

Pubblicato

il

I dati sull’occupazione americana, già di per sé complessi da interpretare, stanno per essere colpiti da un’onda d’urto tanto prevedibile quanto significativa. Una vera e propria “bomba” statistica, frutto di una massiccia operazione di sfoltimento della burocrazia federale, è pronta a detonare nel prossimo report sul lavoro, alterando la percezione dello stato di salute dell’economia a stelle e strisce.

Stiamo parlando di circa 100.000 dipendenti pubblici civili che, di fatto, sono usciti dai libri paga del governo federale il 30 settembre, data di chiusura dell’anno fiscale. Questi lavoratori avevano aderito in primavera al programma di buyout volontario dell’amministrazione Trump, battezzato “Fork in the Road” (Il Bivio), una sorta di esodo incentivato. L’accordo prevedeva che, pur avendo smesso di lavorare alla data delle dimissioni, continuassero a percepire stipendio e benefit fino, appunto, alla fine di settembre.

Un dettaglio tecnico, ma cruciale, spiega perché questo calo non si è ancora visto nei dati. Il Bureau of Labor Statistics (BLS) rileva l’occupazione nel periodo di paga che include il 12 del mese. Di conseguenza:

  • Il report di settembre (basato sui dati di agosto) non li includeva.
  • Nemmeno il report di ottobre (riferito a settembre) li ha potuti catturare, perché il periodo di paga di riferimento si è concluso attorno al 20 settembre, prima della loro uscita ufficiale.

La vera sorpresa arriverà quindi con il report di novembre, e intanto, comunque, il calo nel numero di lavoratori federali è evidente.

Un calo che parte da lontano

Questa imminente perdita di 100.000 posti si aggiunge a un trend già consolidato. Da gennaio ad agosto, il governo federale aveva già registrato una riduzione netta di 97.000 posti di lavoro, tra licenziamenti, pensionamenti anticipati e mancate assunzioni.

Se sommiamo i due dati e ipotizziamo un ulteriore calo fisiologico tra settembre e ottobre, è plausibile che la perdita totale di posti di lavoro federali dall’inizio dell’anno superi le 200.000 unità. Un numero che fa impressione e che pesa inevitabilmente sul dato complessivo dei “nonfarm payrolls”.

La quota di dipendenti federali sul totale degli occupati americani è destinata a crollare al suo minimo storico dal 1939, scendendo all’1,76%. Una cura dimagrante di proporzioni storiche.

Periodo Variazione Occupazione Federale (netta)
Gennaio – Agosto 2025
Uscita “Fork in the Road” (da apparire a novembre)
Perdita totale attesa >

Il settore privato tiene, ma c’è chi assume a pieno ritmo

Tuttavia, sarebbe un errore interpretare questo crollo come un segnale di crisi per l’intera economia. Se escludiamo dal conteggio il governo federale e i governi statali (anch’essi in fase di contrazione), il settore privato ha mostrato una certa resilienza. Ad agosto, ad esempio, ha creato 50.000 nuovi posti di lavoro. Non un boom, certo, ma nemmeno un disastro.

Ma l’ironia della situazione sta in un altro dato. Mentre la macchina statale si sgonfia, un’agenzia federale è in piena e aggressiva campagna di assunzioni: l’ICE (Immigration and Customs Enforcement). L’agenzia sta cercando personale per ogni tipo di ruolo, in particolare “agenti di deportazione”. Per attrarre più candidati, ha eliminato i limiti di età e offre bonus di ingaggio e altri benefit. A metà settembre, l’ICE aveva già ricevuto oltre 150.000 candidature e fatto più di 18.000 offerte di lavoro preliminari.

In sintesi: meno burocrati, più agenti dell’immigrazione. Una fotografia chiara delle priorità dell’amministrazione, che avrà un impatto visibile, e forse fuorviante, sui prossimi dati economici. Un’economia che, al netto della “potatura” statale, forse non sta così male come i titoli dei giornali potrebbero farci credere a novembre.

Domande e Risposte

1) Perché questi 100.000 posti di lavoro persi appariranno solo a novembre e non prima?

Il motivo è puramente tecnico e legato alla metodologia di raccolta dati del Bureau of Labor Statistics (BLS) americano. Il BLS considera occupati coloro che sono a libro paga nel periodo che include il giorno 12 di ogni mese. I 100.000 dipendenti del programma “Fork in the Road” sono rimasti formalmente a libro paga fino al 30 settembre. Di conseguenza, nel periodo di riferimento di settembre (attorno al 12 del mese), risultavano ancora ufficialmente impiegati. Saranno conteggiati come “usciti” solo a partire dal periodo di paga successivo, i cui risultati verranno pubblicati nel report di novembre.

2) Questo crollo dell’occupazione pubblica significa che l’economia USA è in crisi?

Non necessariamente. L’articolo evidenzia una dinamica a due velocità. Da un lato c’è una forte contrazione, politicamente voluta, del settore pubblico federale e statale. Dall’altro, il settore privato, sebbene non in fase di boom, continua a creare posti di lavoro a un ritmo modesto ma positivo (circa 50.000 ad agosto). Pertanto, il dato aggregato sull’occupazione sarà fortemente influenzato negativamente dal taglio dei posti pubblici, mascherando una situazione del settore privato che, al momento, appare stabile e non in recessione. Bisognerà analizzare i dati disaggregati per avere un quadro corretto.

3) Perché il governo taglia posti di lavoro ovunque ma assume personale per l’immigrazione (ICE)?

Questa è una scelta che riflette le priorità politiche dell’amministrazione in carica. La riduzione del numero di dipendenti federali risponde a una logica di contenimento della spesa pubblica e di snellimento della burocrazia, un obiettivo spesso dichiarato. Contemporaneamente, il potenziamento dell’ICE è coerente con una linea politica che pone un forte accento sul controllo dei confini e sull’applicazione delle leggi sull’immigrazione. La divergenza tra tagli generalizzati e assunzioni mirate nell’ICE non è una contraddizione, ma l’attuazione di un’agenda politica specifica.

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento

Annulla risposta

Exit mobile version