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L’Australia stringe un’alleanza con la Papua Nuova Guinea, ma l’ombra della Cina si allunga sul Pacifico

L’Australia sigla una storica alleanza militare con la Papua Nuova Guinea per contrastare l’influenza cinese, ma Pechino non resta a guardare e la partita per il controllo del Pacifico si fa sempre più tesa.

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Finalmente, dopo qualche intoppo e, a quanto pare, non poche pressioni esterne, il trattato di difesa tra Australia e Papua Nuova Guinea (PNG) ha ricevuto il via libera dal gabinetto di Port Moresby. Un accordo storico, battezzato “Pukpuk” (coccodrillo, in lingua locale), che segna la prima vera nuova alleanza militare per Canberra in oltre 70 anni e che mira a ridisegnare gli equilibri di sicurezza nel Pacifico meridionale.

Il Primo Ministro papuano, James Marape, ha annunciato con enfasi che l’intesa eleverà la relazione di sicurezza tra i due Paesi “al suo più alto livello nella storia”. Ma cosa prevede, nel concreto, questo accordo? Non si tratta di un semplice memorandum d’intenti.

I punti salienti del trattato “Pukpuk” includono:

  • Clausola di mutua difesa: I due Paesi si impegnano a difendersi reciprocamente in caso di attacco militare. Una specie di Micro-NATO con centro, ovviamente, sull’Australia. 
  • Integrazione delle forze: Un piano ambizioso per integrare fino a 10.000 soldati papuani nell’Australian Defence Force (ADF) attraverso “accordi duali”.
  • Sviluppo e interoperabilità: L’obiettivo dichiarato è investire in “hardware e software” per la difesa, migliorando la sinergia e la capacità di operare congiuntamente per proteggere i confini della PNG.

“L’Australia è il nostro partner fondante,” ha dichiarato Marape, sottolineando un legame storico che risale al periodo coloniale. Ma dietro le dichiarazioni ufficiali si cela una partita geopolitica molto più complessa.

Il ritardo e l’elefante cinese nella stanza

L’accordo avrebbe dovuto essere firmato il mese scorso, durante la visita del Primo Ministro australiano Anthony Albanese a Port Moresby per il 50° anniversario dell’indipendenza della PNG. Invece, tutto si concluse con un semplice “comunicato congiunto”. La versione ufficiale addusse la mancanza del numero legale nel gabinetto papuano, ma molti osservatori hanno puntato il dito verso Pechino.

Port Moresby capitale della PNG, da Wikipedia

Non è un mistero che la Cina stia cercando di espandere la propria influenza nel Pacifico, vedendo con fastidio il consolidamento dell’asse Canberra-Washington. Le pressioni non sono state nemmeno troppo velate. In un post sui social media, l’ambasciata cinese in PNG aveva “consigliato” al Paese di “gestire correttamente le questioni che incidono sulla sua sovranità e sui suoi interessi a lungo termine”, un chiaro messaggio per non legarsi troppo strettamente all’Australia.

Anche all’interno della stessa Papua Nuova Guinea non mancano le voci critiche, come quella dell’ex comandante delle forze di difesa, Jerry Singirok, che ha avvertito: “È risaputo che l’Australia vede la Cina come una potenziale minaccia, ma la Cina non è un nemico della PNG”.

Il “fronte” di Vanuatu: un altro accordo in stallo

La situazione non è un caso isolato. La difficoltà nel chiudere l’accordo con la PNG riecheggia quella riscontrata con un altro stato insulare strategico: Vanuatu. Lì, l’accordo “Nakamal” – un pacchetto da 500 milioni di dollari per finanziare priorità climatiche, di sicurezza ed economiche – è ancora in bilico. Anche in questo caso, l’obiettivo australiano è chiaro: consolidare il proprio ruolo di partner principale per la sicurezza e lo sviluppo, arginando di fatto l’avanzata cinese.

Il Ministro della Difesa australiano, Richard Marles, ha definito l’accordo con Vanuatu “impegnativo e difficile”, pur mostrandosi fiducioso sulla sua futura firma. La realtà è che l’Australia sta conducendo una corsa contro il tempo per rafforzare i legami con i suoi vicini del Pacifico, prima che l’influenza economica e diplomatica di Pechino diventi irreversibile.

La partita a scacchi nel Pacifico è appena iniziata e l’Australia, con il trattato “Pukpuk”, ha appena piazzato una pedina importante. Resta da vedere se questa mossa sarà sufficiente a contenere l’espansione del Dragone.

Forze di difesa della PNG Da ABC- forze armate australiane

Domande e Risposte

1) Perché questo trattato è così importante per l’Australia, al di là dei rapporti con la Papua Nuova Guinea?

Questo trattato è cruciale per l’Australia perché rappresenta la sua più significativa mossa strategica per contrastare la crescente influenza della Cina nel Pacifico, una regione che Canberra considera la sua sfera di influenza primaria (“cortile di casa”). È la prima nuova alleanza formale in oltre 70 anni e serve a creare un cordone di sicurezza con i Paesi vicini. Consolidando la sua posizione come partner di sicurezza preferenziale, l’Australia cerca di prevenire che nazioni strategicamente vitali come la PNG possano scivolare nell’orbita di Pechino, come accaduto con le Isole Salomone.

2) Quali sono le prove concrete delle pressioni cinesi per ritardare l’accordo?

Sebbene sia difficile avere prove di pressioni dirette e segrete, ci sono forti indizi circostanziali. Il principale è la dichiarazione pubblica dell’ambasciata cinese in PNG, rilasciata proprio nel periodo dei negoziati, che invitava il Paese a non compromettere la propria sovranità. Questo linguaggio diplomatico è stato universalmente interpretato come un avvertimento contro un legame troppo stretto con l’Australia. Inoltre, il ritardo improvviso della firma, attribuito a cavilli burocratici, è apparso sospetto a molti analisti, che lo hanno collegato a un’intensa attività diplomatica cinese dietro le quinte per seminare dubbi nel governo papuano.

3) Cosa guadagna effettivamente la Papua Nuova Guinea da questo accordo?

Per la Papua Nuova Guinea, i vantaggi sono tangibili. In primo luogo, ottiene una garanzia di sicurezza da una potenza militare regionale come l’Australia. In secondo luogo, l’accordo prevede un significativo ammodernamento e addestramento per le sue forze armate, con l’opportunità unica per 10.000 soldati di servire a fianco dell’ADF, acquisendo competenze ed esperienza. Questo rappresenta un enorme investimento nella “capacità umana” della sua difesa. Infine, un legame più stretto con l’Australia può tradursi in maggiori aiuti economici e supporto allo sviluppo, rafforzando la stabilità interna del Paese.

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