Australia
L’Australia scatena gli “Squali Fantasma”: i droni sottomarini che cambiano gli equilibri nell’Indo-Pacifico
Con un investimento miliardario, l’Australia si dota di una flotta di droni sottomarini autonomi “Ghost Shark”. Una mossa strategica per sviluppare una capacità di guerra asimmetrica e inviare un chiaro messaggio alla Cina.
Sembra che le acque del Pacifico stiano per diventare un po’ più affollate, e non di semplici bagnanti. L’Australia ha annunciato mercoledì l’intenzione di schierare una flotta di droni sottomarini d’attacco “Ghost Shark” (Squalo Fantasma), un programma da ben $1,1 miliardi di dollari (circa $1,7 miliardi di dollari australiani) destinato a rafforzare la sua potenza di fuoco in uno scenario regionale definito, con un certo eufemismo, “minaccioso”.
La Royal Australian Navy si doterà di dozzine di questi veicoli autonomi di ultima generazione, sviluppati localmente in collaborazione con Anduril Australia. L’accordo, della durata di cinque anni, non solo prevede la costruzione ma anche la manutenzione e lo sviluppo futuro di questi droni sottomarini extra-large non pilotati (XL-AUV), con la creazione di circa 150 posti di lavoro. Un piccolo, ma significativo, esempio di come la spesa militare possa avere anche una ricaduta industriale e occupazionale.
Il Ministro della Difesa, Richard Marles, non ha usato mezzi termini, definendo i droni “la più alta capacità tecnologica al mondo”, dotati di “raggio d’azione molto lungo” e, ovviamente, di capacità stealth. Le missioni previste per questi squali robotici sono quelle che ormai sono diventate un mantra della guerra moderna:
- Intelligence: Raccolta di informazioni strategiche.
- Sorveglianza e Ricognizione (ISR): Monitoraggio di aree sensibili e movimenti avversari.
- Attacco (Strike): Capacità offensive dirette contro bersagli navali o sottomarini.
Un riarmo che non arriva dal nulla
Questa mossa non è un fulmine a ciel sereno, ma un tassello fondamentale in una più ampia e costosa ristrutturazione delle forze armate australiane. L’obiettivo, mai dichiarato apertamente ma chiaramente sottinteso, è quello di bilanciare la crescente potenza militare della Cina nell’Indo-Pacifico.
L’investimento nei Ghost Shark si inserisce infatti in un contesto di riarmo senza precedenti per l’Australia del dopoguerra. Ricordiamo il patto AUKUS del 2021 con Regno Unito e Stati Uniti per l’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare, un accordo mastodontico che però incontra qualche scetticismo a Washington, soprattutto nell’orbita dell’ex presidente Trump e della sua agenda “America First”. Perché vendere sottomarini nucleari a un alleato prima di aver soddisfatto le proprie esigenze? Una domanda che, al di là dell’Atlantico, qualcuno si pone e che rischia di ritardare la fornitura di vascelli nucleari.
Come se non bastasse, solo il mese scorso Canberra ha finalizzato l’acquisto di 11 fregate classe Mogami, costruite dalla giapponese Mitsubishi Heavy Industries, per sostituire la sua flotta ormai datata. Un affare da $6 miliardi di dollari che rappresenta una delle più grandi esportazioni militari del Giappone dalla Seconda Guerra Mondiale.
L’Australia sta mettendo mano al portafoglio in modo deciso. I droni “Ghost Shark” sono la punta più tecnologicamente avanzata di una strategia che mira a creare una difesa stratificata e moderna, capace di operare in sinergia con gli alleati storici ma anche di proiettare una propria, credibile, deterrenza. L’Indo-Pacifico si conferma l’arena dove si giocheranno le partite del futuro, e l’Australia ha deciso da che parte stare, portafoglio alla mano.
Qual è la vera importanza strategica di questi droni “Ghost Shark” per l’Australia, al di là del semplice acquisto di una nuova arma?
L’importanza è triplice.
- Primo, rappresentano una capacità di “guerra asimmetrica”: sono molto più economici e sacrificabili di un sottomarino da miliardi di dollari con equipaggio, ma possono svolgere missioni simili di sorveglianza e attacco, moltiplicando la forza navale a un costo inferiore.
- Secondo, segnano un passo cruciale verso l’autonomia strategica e industriale, sviluppando tecnologia sovrana in un settore critico.
- Terzo, inviano un chiaro segnale geopolitico a Pechino, dimostrando che l’Australia sta investendo seriamente in capacità di deterrenza avanzate, in linea con gli impegni presi con gli alleati AUKUS.
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