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Lascia o raddoppia: la Russia di fronte a un bivio

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La controffensiva ucraina ha avuto indubbiamente un successo, anche se per ora solo parziale: la provincia di Kharkhov è stata quasi completamente liberata da un contrattacco che si è sviluppato in modo inaspettatamente rapido, liberando dai 5 a 6 mila kmq di territorio che erano stati contesi e poi controllati per mesi dai russi. Izyum, importante nodo logistico dell’offensiva verso la regione del Donesk, è caduta e si combatte in zone la cui conquista era costata molti morti nel passato.

Probabilmente ora l’offensiva ucraina si arresterà: da un lato è giunta a posizioni forti, strategiche, come i grandi fiumi. Al sud resta aperta ancora la questione di Kherson, che potrebbe essere chiusa presto, per il relativo isolamento delle truppe russe sul lato sinistro del fiume Dniepr. Presto però inizierà la stagione delle piogge autunnali in Ucraina, quella che trasforma strade e campi in una distesa di fango non praticabile neanche dai mezzi cingolati, mentre l’offensiva di Kiev si arresterà secondo quello schema di esaurimento delle truppe e delle risorse che segna ogni guerra moderna: un’offensiva dovrebbe essere vista come un’onda, in grado di avanzare più o meno a seconda del suo successo, ma comunque destinata a estinguersi.

A questo punto la Russia si trova di fronte ad una scelta: lasciare (o meglio consolidare), o raddoppiare. Nella prima scelta concentra le proprie forze nelle aree di maggior interesse , nei pressi delle repubbliche separatiste e della Crimea abbandonando le aree meno difendibili, aprendo poi spazi alle trattative per porre fine alla guerra. Questa prospettiva potrebbe avere successo se fattori interni, come l’esaurimento di molte risorse ucraine, ed esterne, come un diminuzione dell’appoggio materiale (leggi armi) internazionale, convincesse Zelensky a trattare. Oppure Putin può raddoppiare, puntare ancora di più sulla retorica patriottica interna e dichiarare guerra apertamente all’Ucraina, puntando quindi alla mobilitazione generale.

Una scelta non facile, ma che dovrà essere presa nella prossime settimane, anche se, come prevedibile, si esaurisse l’offensiva ucraina. La solidità delle difese russe si è rivelata non all’altezza della loro fama e ha ricordato molto quella delle italiane a Caporetto: sfondato in un punto il fronte crollò tutto lo schieramento. Solo che all’epoca la sconfitta fece, in un certo senso, bene all’Italia e portò alla vittoria un anno dopo. Che strada sceglierà la Russia?

 


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