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L’arma del gas: la Bielorussia minaccia di chiudere i rubinetti all’Europa

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La follia della politica energetica europea sta esplodendo di fronte ai nostri occhi. Giovedì il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha minacciato d’intraprendere la drastica azione di tagliare il gasdotto Yamal-Europa in un momento in cui l’Unione europea sta preparando nuove sanzioni su Minsk e sta valutando la chiusura del confine dell’UE con la Bielorussia.

Forniamo calore all’Europa, ci minacciano ancora che chiuderanno il confine. E se tagliassimo il gas naturale? Pertanto, consiglierei alla leadership polacca, ai lituani e ad altre persone imprudenti di pensare prima di parlare“, ha detto Lukashenko a un riunione del suo gabinetto a Minsk.

Il gigante energetico russo Gazprom gestisce il gasdotto Yamal-Europe che attraversa Russia, Bielorussia, Polonia e Germania. La linea di transito del gas naturale di 2.600 miglia ha aumentato significativamente il suo volume verso l’Europa negli ultimi giorni, secondo Lukashenko. Questo è coerente con la promessa della Russia di aumentare le forniture di gas a partire dall’otto novembre.

I paesi confinanti con la Bielorussia questa settimana hanno dichiarato lo stato di emergenza inviando reparti militari cercando di fermale le migliaia di migranti, per lo più mediorientali, che  hanno cercato di farsi strada attraverso valichi chiave, in particolare vicino alla Polonia nord-orientale.

La Germania è stato l’ultimo paese ad unirsi alla Polonia nell’accusare direttamente il governo Lukashenko di “traffico” di migranti come arma geopolitica contro l’Europa. Sia la Bielorussia che la Russia hanno risposto accusando in primo luogo l’UE di alimentare la crisi, sia attraverso la sua politica estera che destabilizza la regione del Medio Oriente-Nord Africa, sia per le sue sanzioni contro la Bielorussia. Alla fine sono guerre di parole che non giungono a nulla, intanto la pressione aumenta.

Lukashenko nei suoi commenti di giovedì ha fortemente suggerito di essere pronto a un’escalation e che è l’Occidente che dovrà fare marcia indietro se spera di alleviare la crisi della pressione dei migranti:

“Ma dipende da loro. Se lo chiudono (il confine) lasciamo che lo facciano”, ha detto Lukashenko. Allo stesso tempo, ha ordinato al proprio ministero degli esteri “di avvertire tutti in Europa: se introducono ulteriori sanzioni per noi ‘indigesti’ e ‘inaccettabili’, allora dovremmo rispondere”.

“Come rispondere, abbiamo concordato con te sei mesi fa”, ha detto il presidente della Bielorussia. Cioè chiudendo le forniture di gas

Già la chiusura dell’UE di almeno un importante attraversamento in Europa dimostra cosa potrebbe accadere al commercio e al transito dell’Europa orientale se l’intero confine fosse chiuso all’ex Repubblica sovietica.

Mentre l’Europa prepara nuove sanzioni il commissario all’Economia Paolo Gentiloni ha cercato di rispondere alle minacce di Lukashenko

“Non dobbiamo lasciarci intimidire, ovviamente, dalle minacce di Lukashenko”, ha detto Gentiloni in conferenza stampa presentando le nuove previsioni economiche della Commissione. In realtà le minacce di Lukashenko sono molto reali e mostrano la follia di una politica energetica europea che nel’ultimo quarto di secolo ha tagliato gli investimenti strutturali pubblici nelle varie fonti energetiche, dal carbone all’idroelettrico al nucleare, per creare un’interessata dipendenza dal gas russo, soprattutto in Germania. Ora il cuore dell’Europa è nelle mani di un uomo forte che odiano. Paradossalmente la salvezza potrebbe venire proprio dal Nord Stream 2 e dal suo rapido avviamento. Altrimenti si rischia di passare un inverno molto freddo.


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