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L’Arabia Saudita ha bisogno di soldi: BlackRock e Tradeweb lanciano il mercato elettronico dei bond in Riyal

L’Arabia Saudita ha bisogno di soldi: per finanziare la costosa “Vision 2030” apre ai colossi come BlackRock, lanciando il trading elettronico dei bond in Riyal.

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L’Arabia Saudita continua la sua marcia verso la “modernizzazione” dei mercati finanziari. L’ultima mossa è di quelle significative: Tradeweb Markets (controllata dal London Stock Exchange Group) ha appena lanciato la prima piattaforma elettronica regolamentata per la negoziazione di obbligazioni locali nel Regno.

Non si parla di bruscolini. Il sistema servirà per il trading di debito denominato in Riyal e per i sukuk (le obbligazioni islamiche), e i primi a battezzare la piattaforma sono stati colossi del calibro di BlackRock, Goldman Sachs e BNP Paribas.

L’obiettivo ufficiale: diventare un Hub Finanziario

Sulla carta, l’obiettivo di Riad è chiaro: sviluppare i propri mercati dei capitali di debito, attrarre investitori stranieri e competere ad armi pari con altri hub finanziari regionali e globali, come Dubai o (l’ambizione è tanta) Londra.

L’autorità di mercato saudita (CMA) sta lavorando alacremente per rendere il listino più attraente, valutando persino di eliminare alcune restrizioni sulla proprietà straniera delle società quotate. Questo aprirebbe notevolmente le potenzialità di investimento.

La realtà non detta: la “Saudi Vision 2030” costa

Se si gratta via la patina della modernizzazione finanziaria, emerge però una necessità molto più prosaica, quasi keynesiana nella sua natura: l’Arabia Saudita ha un disperato bisogno di finanziare la sua spesa pubblica.

Come evidenziato dall’articolo originale di Bloomberg, il regno sta affrontando crescenti deficit di bilancio. Il motivo è duplice:

  1. Prezzi del petrolio “sottotono”: Le entrate petrolifere non sono più sufficienti a coprire le uscite.
  2. Spese colossali: Il piano “Saudi Vision 2030“, il progetto faro del principe ereditario Mohammed bin Salman per diversificare l’economia, è incredibilmente costoso. I “Giga projects” nel deserto richiedono un afflusso costante e massiccio di capitali.

Le banche locali, secondo Bloomberg Intelligence, sono a rischio di un rallentamento nella crescita dei prestiti a causa della liquidità tirata. Non possono, da sole, finanziare l’espansione voluta dal governo.

Di conseguenza, il mercato del debito e l’apertura ai capitali esteri non sono più un’opzione, ma una necessità strategica. Attrarre afflussi esteri è l’unico modo per tenere in piedi i conti e finanziare la transizione post-petrolifera.

Cosa significa questa mossa

L’apertura della piattaforma Tradeweb è un altro tassello di questa strategia. Rendere più facile, trasparente ed elettronico l’acquisto di debito saudita per un gestore di fondi a New York o Londra è fondamentale. I motivi sono molteplici:

  • Necessità di finanziamento: I progetti di Vision 2030 richiedono più soldi di quelli che il petrolio (a questi prezzi) può generare.
  • Ricerca di liquidità: Il deficit di bilancio si sta allargando e va coperto emettendo debito.
  • Apertura “forzata”: Per vendere questo debito (e attrarre capitali sulle azioni), Riad deve “modernizzarsi” e rimuovere le barriere normative.

JPMorgan ha recentemente messo l’Arabia Saudita nella watch list per una possibile inclusione nel suo indice di riferimento per i bond dei mercati emergenti. Il governo è estemamente “Business friendly”, anche per la necessità di distaccarsi quanto prima dal business petrolifero: si si vogliono sviluppare attività terziarie avanzate o industriali è necessario un mercato finanziario efficiente e che, soprattutto, possa facilmente operare a livello internazionale.

Tradeweb stima che questa inclusione, da sola, potrebbe tradursi in circa 5 miliardi di dollari di afflussi esteri iniziali. Sembrano molti, ma per i sogni della Vision 2030, potrebbero essere solo un antipasto.

Domande e Risposte (FAQ)

1) Perché l’Arabia Saudita sta aprendo i suoi mercati obbligazionari proprio ora? Ufficialmente, l’obiettivo è modernizzare il sistema finanziario e competere con altri hub globali. La ragione sostanziale, però, è la necessità di finanziare l’enorme spesa pubblica richiesta dal piano “Saudi Vision 2030”. Con prezzi del petrolio non abbastanza alti da coprire i costi e deficit di bilancio in aumento, il regno deve attrarre capitali stranieri per finanziare i suoi ambiziosi progetti di diversificazione economica. Le banche locali, da sole, non hanno la liquidità sufficiente.

2) Cos’è Tradeweb e perché BlackRock è coinvolta? Tradeweb è una delle principali piattaforme elettroniche globali per la negoziazione di strumenti finanziari, in particolare reddito fisso (obbligazioni) e derivati. È controllata dal London Stock Exchange Group (LSEG). Ha lanciato il primo sistema regolamentato in Arabia Saudita per i bond locali. BlackRock, essendo il più grande asset manager del mondo, insieme ad altre banche d’affari come Goldman Sachs, ha partecipato alle prime operazioni per “testare” e inaugurare il sistema, segnalando al mercato la validità e la liquidità della nuova piattaforma.

3) Quali sono i vantaggi per l’Arabia Saudita nell’essere inclusa negli indici obbligazionari? Essere inclusi in un indice di riferimento globale, come quelli gestiti da JPMorgan (JPM EMBI), costringe i fondi di investimento passivi (ETF) e molti fondi attivi che usano quell’indice come benchmark a comprare i titoli di quel paese. Per l’Arabia Saudita, questo significherebbe un afflusso di capitali quasi automatico, stimato inizialmente in 5 miliardi di dollari. Questo crea una domanda stabile per il suo debito e aiuta a mantenere bassi i costi di finanziamento.

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