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L’America decolla con la “Drone Economy” (e l’Italia sta a guardare): un mercato da 60 miliardi che cambia tutto

Dagli ETF dedicati alla rivoluzione logistica di Walmart: l’America corre sulla tecnologia UAV. Ecco i titoli da seguire e la lezione che l’Europa sta ignorando.

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Mentre in Europa ci perdiamo spesso in discussioni teologiche sulla regolamentazione del nulla, oltreoceano il pragmatismo americano sta costruendo, mattone dopo mattone (o meglio, elica dopo elica), una nuova architettura industriale. Stiamo parlando della Drone Economy, un settore che sta rapidamente abbandonando la fase “giocattolo per amatori” per diventare un pilastro fondamentale sia della difesa nazionale che della logistica civile.

Non si tratta più solo di fantascienza o di video spettacolari su YouTube. Qui ci sono i soldi, quelli veri. Gli investitori statunitensi hanno ora strumenti sofisticati per puntare su questo cavallo vincente, come dimostra il lancio del REX Drone ETF, un fondo che destina l’80% del suo portafoglio ad aziende che generano la maggior parte dei ricavi dai droni, dagli UAV (Unmanned Aerial Vehicles) e dalla tecnologia di supporto.1

Se l’America accelera con tassi di crescita a doppia cifra, sarebbe il caso che anche l’Italia, con la sua tradizione aerospaziale (pensiamo a Leonardo, ma non solo), iniziasse a prendere appunti seriamente, prima di ritrovarsi a comprare tecnologia obsoleta tra dieci anni a prezzi decuplicati.

Il volano della Difesa: la triste lezione dell’Ucraina

Come spesso accade nella storia economica – e qui il buon vecchio Keynes annuirebbe sornione – è la spesa pubblica, specificamente quella militare, a fare da apripista per l’innovazione tecnologica. Greg King, CEO di REX, non usa mezzi termini: il tema dei droni è eccitante prima di tutto per le applicazioni militari.

I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente hanno brutalmente dimostrato l’utilità tattica degli UAV. I budget della difesa globale si stanno spostando dalle armi tradizionali (costose, lente da produrre) verso sciami di droni e munizioni circuitanti. Non è un caso che nel portafoglio del nuovo ETF trovino spazio giganti e stelle nascenti del settore:

  • AeroVironment: Nota per i suoi sistemi Switchblade, le famigerate “munizioni circuitanti” (o droni kamikaze) che garantiscono quella che in gergo si chiama “sovra-potenza tattica” anche in ambienti contestati.
  • Ondas Holdings: Fornisce la tecnologia per l’intelligence aerea e la connettività di nuova generazione, essenziale per la sicurezza stealth.2
  • Palantir Technologies: Non produce l’hardware, ma il cervello. Il suo software aiuta l’esercito USA a decifrare enormi moli di dati tramite l’intelligenza artificiale.

Ecco una panoramica delle performance recenti di alcuni titoli chiave del settore, che evidenzia la volatilità ma anche il potenziale esplosivo di questi asset:

Previsioni del mercato dei droni entro il 2030

 

Dal campo di battaglia al giardino di casa: la rivoluzione commerciale

Tuttavia, se la guerra porta i contratti governativi, è il mercato civile a promettere la scalabilità infinita. King sottolinea che, sebbene la spesa militare sia in crescita costante, le applicazioni commerciali sono quelle che ci cambieranno la vita quotidiana.

Stiamo assistendo a una transizione fondamentale: il drone non è più un prodotto, è un servizio (DaaS – Drone as a Service).

  • Logistica e Consegne: Walmart sta espandendo il servizio di consegna con droni in collaborazione con DroneUp. Amazon e UPS stanno puntando alle aree rurali.4L’obiettivo? L’efficienza pura.
  • Agricoltura di precisione: Monitoraggio delle colture con sensori multispettrali per ottimizzare l’uso di acqua e fertilizzanti.
  • Ispezioni infrastrutturali: Monitoraggio di oleodotti, linee elettriche e ponti senza mettere a rischio vite umane.

Il mercato statunitense dei droni, stimato a 28,44 miliardi di dollari nel 2025, è previsto crescere a un tasso annuo composto (CAGR) del 13,0% fino al 2030, raggiungendo i 60 miliardi di dollari. Non sono briciole.

Drone in agricoltura

Il nodo cruciale: la regolamentazione BVLOS

Qui sta il vero punto di svolta tecnico e politico. L’industria americana sta entrando in una fase cruciale mentre la FAA (Federal Aviation Administration) avanza con nuovi quadri normativi per le operazioni BVLOS (Beyond Visual Line of Sight, oltre la linea visiva del pilota).

Fino a ieri, per far volare un drone commerciale, servivano permessi speciali o il mantenimento del contatto visivo, il che limitava enormemente l’utilizzo industriale. Con le nuove regole, che permetteranno voli a lunga distanza con supervisione di sicurezza automatizzata, si aprono le porte alla consegna “ultimo miglio” su larga scala e al monitoraggio infrastrutturale continuo.

E l’Italia? Mentre negli USA si deregolamenta in sicurezza per favorire il business, in Europa rischiamo di rimanere impigliati in una rete di normative che, pur giuste nel principio di precauzione, spesso uccidono l’innovazione nella culla. Chi si allinea presto agli standard BVLOS avrà un vantaggio competitivo incolmabile (“first-mover advantage”).

Non solo Hardware: i dati sono il nuovo petrolio

Un aspetto che spesso sfugge ai non addetti ai lavori è che il drone è, essenzialmente, un sensore volante. L’industria sta passando dalla vendita di “elicotteri in miniatura” alla fornitura di analytics e servizi basati sui dati.

L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale permette di trasformare immagini grezze in insight predittivi.

  • Nel settore energetico si prevedono guasti prima che accadano.
  • Nelle costruzioni si monitora l’avanzamento dei cantieri in tempo reale.
  • Nella gestione ambientale si validano i crediti di carbonio e si monitora la deforestazione (ESG reporting).

Il valore aggiunto non è nel motore elettrico, ma nell’algoritmo che elabora ciò che il drone “vede”.

Consegne Amazon via drone

Il lato oscuro: la sicurezza e il Counter-UAS

Ovviamente, ogni nuova tecnologia porta con sé nuove minacce. L’aumento di intrusioni non autorizzate nello spazio aereo ha creato un mercato parallelo: quello del Counter-UAS (sistemi anti-drone). Radar, rilevamento a radiofrequenza, sensori acustici e visione artificiale stanno diventando obbligatori per aeroporti, centrali elettriche ed edifici governativi. È un mercato a doppio binario: si investe per farli volare e si investe per tirarli giù se volano dove non devono.

Conclusione: Sveglia Italia

L’analisi di ResearchAndMarkets e le parole del CEO di REX ci dipingono un futuro prossimo dove i droni saranno onnipresenti. “Abbiamo inventato uccellini che possiamo controllare”, dice King con una semplificazione forse eccessiva ma efficace. Dal piccione viaggiatore al drone AI, il salto è epocale.

Negli USA si sta creando un ecosistema completo: capitali (ETF), regole (FAA), domanda pubblica (Difesa) e offerta privata (Logistica). In Italia abbiamo le competenze ingegneristiche e una geografia complessa che beneficerebbe enormemente di questa tecnologia (pensiamo al monitoraggio idrogeologico o alle consegne in aree montane).

Tuttavia, serve una politica industriale che non guardi solo al sussidio a pioggia, ma alla creazione di un mercato. Serve una regolamentazione ENAC coraggiosa e investimenti mirati. La Drone Economy sta decollando: possiamo salire a bordo o restare a terra a guardare gli americani volare. A noi la scelta.

Domande e risposte

I droni servono davvero all’economia o sono solo un’altra bolla tecnologica spinta dalla guerra?

Sebbene la spinta militare sia innegabile e funga da catalizzatore per la ricerca e sviluppo, i dati mostrano una solida crescita nel settore civile. L’efficienza logistica (consegne ibride camion-drone) e i risparmi operativi nelle ispezioni industriali e nell’agricoltura generano valore reale e misurabile. Con un CAGR previsto del 13% fino al 2030, l’adozione da parte di giganti come Walmart e Amazon suggerisce che siamo di fronte a un cambiamento strutturale dei processi economici, non a una moda passeggera.

Cos’è il BVLOS e perché è così importante per lo sviluppo del settore?

BVLOS sta per Beyond Visual Line of Sight (Oltre la Linea Visiva).6 Attualmente, molte normative impongono che il pilota veda il drone mentre lo guida. Il BVLOS permette al drone di volare autonomamente su lunghe distanze, fuori dalla vista dell’operatore, gestito da sensori e software.7 È il “Santo Graal” del settore: senza BVLOS, non possono esistere consegne a lungo raggio, monitoraggi di oleodotti di centinaia di chilometri o agricoltura su vasta scala. È la chiave normativa che sblocca la scalabilità industriale.

Esistono rischi per la sicurezza e la privacy con tutti questi droni in cielo?

Assolutamente sì, ed è per questo che il mercato dei sistemi Counter-UAS (anti-drone) sta crescendo parallelamente a quello dei droni stessi. Si stanno sviluppando tecnologie radar e AI per rilevare e neutralizzare droni non autorizzati vicino ad aeroporti o infrastrutture critiche.8 Sul fronte privacy e sicurezza aerea, l’evoluzione delle normative (come quelle della FAA negli USA) mira proprio a bilanciare l’esigenza commerciale con la tutela dello spazio aereo e dei cittadini, integrando i droni nel traffico aereo convenzionale in modo sicuro.

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