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L’AFFAIRE DEI SACCHETTI ULTRALEGGERI: LA TASSA NON E’ UN’IMPOSIZIONE UE, MA UNA SCELTA DEL GOVERNO

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Cari amici

dopo l’imposizione della stupida tassetta sui sacchetti ultraleggeri che riciclabili non sono   sono andato a cercare la direttiva europea da cui la norma deriva e, ammetto,  non so se ridere o piangere.

La direttiva è la 2015/720, che potete leggere in italiano a questo link.

Prima di tutto la direttiva ha come finalità la riduzione dell’inquinamento ambientale per utilizzo di borse “Leggere” di plastica, le normali buste della spesa. Facciamo presente che, come lascia trapelare la direttiva stessa, si potrebbe anche semplicemente incentivare l’uso di borse riciclabili di lunga durata, cioè l’esatto contrario di quanto fatto dal governo che ha previsto un divieto nel riciclo delle borse per la verdura e la frutta, tra l’altro andando contro la logica ecologica. Già qui ci sarebbe da dire.

Però il bello lo vediamo leggendo il punto 13 della direttiva.

Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari.

Quindi l’imposizione della fastidiosa tassetta non era un obbligo europeo, ma è stata una specifica scelta del Governo.

Gentiloni aveva ben due alternative :

a) quella più ecologica, cioè incentivare l’uso di strumenti riciclabili (o da materiali riciclati): borse da riciclo pesanti, sporte, sacchi di tessuto etc. Bastava standardizzare i pesi delle tare ….

b) non  fare nulla sui sacchetti ultraleggeri.

Però nessuna di queste due soluzioni avrebbe favorito qualcuno di specifico. Invece si è scelta quella che ha aiutato uno specifico settore industriale.

Benvenuti nell’Italia del governo Gentiloni.

 

 


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