Energia
L’accordo nucleare fra USA e Singapore: un grimaldello per la penetraziione economica nell’Area
Gli USA contano di espandere la propria influenza economica nel sud est asiatico anche cooperando e fornendo tecnologie nucleari pacifiche in un’area sempre più affamata d’energia
Singapore e gli USA hanno firmato un accordo sull’energia nucleare noto come “123”, della durata di ben 30 anni, con il quale le duer parti collaborano per sviluppare l’energia a uso pacifico e pongono le basi di una collaborazione attiva nel settore, al fine di giungere ad un’energia con minori emissioni di CO2 anche nello stato insulare. Il patto è stato firmato dal Segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita nell’isola nell’ambito di un tour di 11 giorni in Asia, e dal Ministro degli Affari Esteri di Singapore Vivian Balakrishnan. Le finalità della collaborazione sono però molto più profonde e vanno oltre l’energia.
“Questo accordo si basa sulla collaborazione nucleare civile di lunga data tra gli Stati Uniti e Singapore e delinea un quadro completo per approfondire la cooperazione nucleare pacifica sulla base di un impegno reciproco per la non proliferazione nucleare”, hanno dichiarato i due Paesi in un comunicato congiunto mercoledì.
L’accordo dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno, dopo essere stato esaminato dal Congresso degli Stati Uniti. Il patto, della durata di 30 anni, consentirà a Singapore di accedere a informazioni dettagliate sulle tecnologie e sulle competenze americane in materia di energia nucleare che sono sottoposte al controllo delle esportazioni.
L’accordo guida verso altri obiettivi
Singapore è un attore chiave nell’industria globale dei semiconduttori e dipende in larga misura dal petrolio e dal gas naturale, che rappresentano rispettivamente circa l’85% e il 13% del suo consumo di energia primaria. Con al tecnologia nucleare gli USA sperano di per stringere relazioni molto più strette, come hanno già fatto altrove.
L’anno scorso, le Filippine e gli Stati Uniti hanno concordato di addestrare i filippini alla costruzione e alla gestione di centrali nucleari, pochi mesi dopo la firma dell’importante Accordo di cooperazione nucleare civile, avvenuta a novembre. L’accordo consente a Washington di esportare tecnologia e materiale nucleare a Manila, promuovendo gli sforzi di decarbonizzazione e indipendenza energetica delle Filippine, affamate di energia.
Nel frattempo, la Thailandia sta esplorando la tecnologia nucleare modulare di piccole dimensioni nell’ambito di un più ampio sforzo di diversificazione del proprio mix energetico, come ha dichiarato il primo ministro del regno a maggio. “Il nostro obiettivo di transizione verde è uno dei più ambiziosi del Sud-est asiatico e abbiamo una tabella di marcia completa per avere il 50% della produzione di energia rinnovabile entro il 2040”, ha dichiarato il primo ministro Srettha Thavisin in un discorso a Bangkok.
In Indonesia, il governo ha annunciato l’intenzione di incorporare l’energia nucleare e le centrali nucleari nel suo mix energetico entro il 2039, nell’ambito dell’ambiziosa tabella di marcia per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2060. L’anno scorso, inoltre, Giacarta ha iniziato a esaminare due siti – nelle isole di Kalimantan occidentale e Bangka-Belitung – per sviluppare le sue centrali nucleari.
In quest’ottica di espansione nell’uso dell’energia nucleare in tutto il sud est asiatico l’accordo Singapore USA potrebbe fungere da grimaldello per espandere la presenza del nucleare civile nell’area, con grossi vantaggi politici ed economici per Washington.
Gli esperti ritengono che l’energia nucleare possa essere un’opzione valida per Singapore, data la sua limitata capacità di generare energia da fonti rinnovabili, per la sua alta urbanizzazione e lo scarso spazio a disposizione e, presumibilmente concentrerà l’attezione dell’isola stato sulle soluzioni modulari, che appunto richiedono molto meno spazio.
L’accordo 123 è anche visto come una misura di non proliferazione, che garantisce l’uso pacifico dell’energia nucleare da parte di Singapore, che, nonostante le dimensioni, è uno stato militarmente capace e che quindi potrebbe non disdegnare lo sviluppo di armi nucleari a scopo tattico.
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