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L’acciaio cinese è in grave crisi
Tutti pensavano che il mercato delle forniture di acciaio in Cina, devastato dalla COVID-19, avesse imboccato la via della ripresa. Tuttavia, molti altri ostacoli si frappongono ora, sia a lungo che a breve termine. Le interruzioni dell’energia elettrica e la domanda debole causata dalla crisi dell’edilizia in Cina ostacolano la crescita. L’effetto a cascata ha colpito l’offerta di materie prime critiche come il carbone da coke e il minerale di ferro. Una intera filiera è entrata in crisi.
Come l’India, la crescita delle infrastrutture gioca un ruolo fondamentale nel consumo di acciaio della Cina. Tuttavia, a causa del rallentamento post-COVID-19 e del peggioramento della crisi immobiliare, il settore siderurgico non si è ripreso come previsto.
La prognosi è negativa, come si evince da questa dichiarazione di Li Ganpo, fondatore e presidente di Hebei Jingye Steel Group. Secondo quanto riferito da Ganpo in occasione di una riunione aziendale privata qualche settimana fa, quasi un terzo delle acciaierie cinesi potrebbe fallire. Ciò comporterebbe una massiccia interruzione della catena di approvvigionamento dell’acciaio.
Molti in Cina hanno perso la speranza di un’inversione di tendenza nel prossimo futuro. Questo pessimismo è evidente nei numerosi rapporti che arrivano dalla Cina. La crisi immobiliare non ha colpito solo gli immobiliaristi e i produttori di acciaio, ma anche le banche. Un tempo uno dei maggiori produttori e consumatori di acciaio e prodotti correlati, le acciaierie cinesi producevano regolarmente oltre un miliardo di tonnellate. Questo rappresenta circa la metà di tutta la produzione globale. Ora questo sembra un lontano ricordo, con il crollo che ha colpito i prezzi del minerale di ferro e persino le miniere di approvvigionamento in Brasile e Australia.
Il minerale di ferro, il principale prodotto di esportazione dell’Australia, è minacciato dalla catena di approvvigionamento a causa del rallentamento cinese. Gli esperti prevedono che i prezzi scenderanno del 50% nel 2023 a causa dell’aggravarsi della crisi immobiliare in Cina. I consumatori non stanno acquistando nuove case o sono insolventi sui mutui immobiliari. La Cina rimane il principale acquirente di minerale di ferro australiano. I prezzi sono aumentati la scorsa settimana dopo l’allentamento delle regole da parte della Cina, ma è stata solo una breve fiammata subito esauritasi.
La People’s Bank of China ha annunciato alcune misure, come la riduzione del tasso primario dei mutui a cinque anni e del tasso primario dei prestiti a un anno. Però molti ritengono che sia stato troppo poco e troppo tardi e che le condizioni non miglioreranno nel 2022 e probabilmente neppure nel 2023. Un tempo le acciaierie erano in prima linea nell’espansione economica della Cina. Ma ora le condizioni sono peggiorate al punto che molte sono sull’orlo della chiusura per mancanza di acquirenti.
A complicare le cose, un’ondata di caldo in molte parti della Cina ha portato al razionamento dell’elettricità. Questo ha portato di recente alla chiusura temporanea di diverse acciaierie cinesi. Circa 20 acciaierie nelle regioni sudoccidentali della Cina hanno sospeso le attività.
Il governo non ha ancora inviato alcun segnale di grandi salvataggi. A differenza della crisi del mercato immobiliare del 2015, il presidente XI Jinping sembra ora riluttante a lanciare un pacchetto di stimoli finanziari che potrebbe far ripartire la spesa per le infrastrutture e rilanciare indirettamente i settori dell’acciaio e dei minerali. Questo lascia spazio al pessimismo dilagante e al pensiero che presto molto di queste aziende non saranno più operative.
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