Economia

La Zes unica un modello per la crescita di tutto il paese

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Emanuele Orsini, intervenuto nell’ambito della presentazione del Rapporto di previsione autunno 2025 del Centro Studi Confindustria (CSC), è stato chiarissimo nel considerare quale sia la vera chiave di volta che ha contribuito a rendere il Sud la vera locomotiva del paese in questi ultimi due anni : la Zes unica. Il successo di questo provvedimento si può misurare sulla base degli straordinari traguardi raggiunti da quando è entrata in vigore. Sono circa 700 le Autorizzazioni Uniche rilasciate, grazie alle quali l’impatto sull’economia delle regioni interessate viene stimato in oltre 28 miliardi, in termini di investimenti attivati e un’annessa occupazione aggiuntiva di oltre 35.000 unità.

Il sud cresce da due anni a tassi superiori al resto d’Italia. Nel secondo trimestre 2025, il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni nel Sud ha superato per la prima volta il 50 per cento, raggiungendo il dato più alto dall’inizio delle serie storiche dell’Istat nel 2004.

I risultati straordinari della Zes Unica

Questo risultato è stato ottenuto, spiega il presidente di Confindustria Orsini, perché si è riusciti a “neutralizzare la pubblica amministrazione” garantendo all’investitore chiarezza nei processi e tempi ridotti a 30-60 giorni, rispetto ai 2-3 anni necessari altrove per uno stabilimento greenfield.”

La Zes unica è stata un brillante intuizione dell’ex ministro degli affari europei e del sud, Raffaele Fitto, politico forse un po’ atipico perché tende da sempre a lasciare molto poco spazio alle parole, per dedicarsi ai fatti concreti. La Zes unica e, infatti, nata con la conversione del Decreto-Legge n. 124 del 19 settembre 2023, poi convertita in legge il 13 novembre 2023, istituendo di fatto la ZES per il Mezzogiorno a partire dal 1° gennaio 2024. Questa nuova ZES ha unificato le precedenti otto ZES regionali e interregionali, creando un’unica area di sviluppo economico che abbraccia l’intero Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). La ZES unica è nata con il chiaro obiettivo di rendere più facile l’accesso agli investimenti da parte dei soggetti interessati, grazie ad una decisa operazione di semplificazione amministrativa e l’eliminazione di molti ritardi e vincoli burocratici.

Una misura che, ironia della sorte, aveva ricevuto pesanti critiche da parte delle opposizioni e che invece si è rivelato un modello vincente, che ora molti, come sostenuto da Orsini, vorrebbero allargare a tutta Italia. “Abbiamo detto basta alle disastrose politiche assistenzialiste che avevamo ereditato, e abbiamo risposto con infrastrutture, lavoro, merito. E con strumenti innovativi e di forte impatto sul fronte economico ed occupazionale, come la ZES Unica.

Secondo le stime di The European House Ambrosetti, ricordate in più occasioni anche da Confindustria, il giro d’affari diretto, indiretto e indotto generato dagli investimenti in ambito ZES è di 26,9 miliardi di euro, con un moltiplicatore di 2,6.” così ha detto la presidente Giorgia Meloni, in un messaggio inviato in occasione del convegno internazionale “Le sfide del futuro nel Sud, in Italia e in Europa” promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori, a Bari.

Il nuovo dipartimento del Sud

Ed è per questo che la recente decisione di accorpare l’agilissima struttura della Zes, guidata saggiamente fin qui dall’avvocato campano Giosy Romano, al nuovo dipartimento del sud nel nuovo dipartimento del Sud, guidato dal sottosegretario Luigi Sbarra, ha creato più di un perplessità non solo politiche e di opportunità ma anche di natura economica da parte del mondo imprenditoriale. D’altra parte senza la spinta del sud, che beneficia grandemente della misura della Zes ( oltre chiaramente al Pnrr, ma quella è una misura che riguarda tutto il territorio italiano) il Pil del nostro paese sarebbe più basso di mezzo punto percentuale.

E non è un caso se il governo Meloni ha voluto estendere la Zes anche a Marche ed Umbria, due regioni che avevano bisogno di un rilancio delle loro economie, come ha scritto ad agosto Luca Bianchi, direttore dello Svimez sul Messaggero, che ha dichiarato come anche molte regioni del centro Italia facciano molta fatica a tenere il passo delle regioni più ricche del Nord. Basti pensare che per esempio in Umbria, il Pil pro capite nel 2000 era superiore di oltre 20 punti a quello medio europeo, nel 2009 era sceso al 100%, nel 2022 era invece all’ 83%.  Nello stesso periodo anche le Marche hanno subito un deciso rallentamento, dal momento che il Pil pro capite è passato dal 116% al 91% della media Ue. Con la Zes unica salutata con entusiasmo dal mondo imprenditoriale di quelle sue regioni, si spera di operare un deciso cambio di passo.

Ma le zone economiche speciali, non sono certo una invenzione italiana, perché l’idea delle ZES nasce nella seconda metà del XX secolo con l’obiettivo di favorire la crescita economica e occupazionale in determinate regioni meno sviluppate. Uno dei primi e più noti esempi è la Zona Economica Speciale di Shenzhen, creata in Cina nel 1980, che ha rappresentato un modello di successo per un zona che ora è tra le più industrializzate del mondo.

Le Zes uniche nel mondo

Secondo le stime del 2019, esistevano circa 5.400 ZES in 147 paesi. La Cina è il paese con il più alto numero di ZES ( circa la metà del totale globale). E la crescita portentosa della Cina di questi ultimi decenni si spiega anche con queste misure di politica industriale eccezionali.. E l’accentramento della misura, prima frammentate e divisa in otto realtà separate tra di loro, in unica Zes guidata da una struttura ad hoc voluto da Fitto, può rappresentare un brillante unicum tutto italiano che può rappresentare un modello da seguire, Un dato meglio di altri può dimostrare, in conclusione l’efficacia di questo provvedimento: la ZES unica ha superato il totale degli investimenti delle 8 ZES, ovvero 3,2 miliardi rispetto ai 1,9 miliardi delle zone speciali separate.

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