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La Volkswagen ha “frodato e ingannato” per ottenere fondi UE

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Si dice spesso che l’Italia ha il record delle frodi all’UE. La cronaca fornisce invece esempi di altri Stati europei che predicano bene e razzolano male.

Apprendiamo infatti dal sito politico.eu che l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode OLAF, ha portato a termine un’indagine sul prestito concesso nel 2009 alla Volkswagen dalla BEI, la Banca Europea degli Investimenti creata dalla UE per “sostenere gli obiettivi politici dell’Unione”. 

La BEI concesse a Volkswagen il prestito di €400 milioni proprio per sviluppare il motore diesel al centro dello scandalo dieselgate sulle emissioni truccate. La notizia segue di qualche giorno quella del cartello pluridecennale delle 5 case automobilistiche tedesche che ha danneggiato la concorrenza fin dagli anni ’90.

Ricordiamo che tra gli obiettivi della BEI spicca lo “sviluppo e la protezione dell’ambiente”. Gli investigatori della OLAF hanno concluso che il prestito – già restituito – fu ottenuto da Volkswagen con “frode e inganno” attraverso manager che sapevano che il motore non avrebbe rispettato i limiti di emissioni promessi. OLAF sottolinea che se la BEI avesse saputo quanto nascosto dai dirigenti tedeschi il prestito non sarebbe stato loro concesso.

Gli investigatori hanno documenti che provano che almeno due senior manager Volkswagen, Richard Dorenkamp e Thorsten Duersterdiek, erano al corrente dei problemi del motore diesel EA 189 e che avrebbero dovuto frodare per rispettare i limiti delle emissioni. Questa informazione fu nascosta alla BEI nella domanda di prestito e per l’intera durata del finanziamento.

La BEI infatti prima di concere i 400 milioni chiese informazioni specifiche circa l’impatto ambientale del progetto finanziato, ricevendo una email che confermava che i progetti “erano parte dell’aspirazione di VW di diventare il più innovativo produttore automobilistico di massa con un’enfasi sull’ulteriore riduzione delle emissioni e dei consumi”.

Addirittura nel febbraio 2011 dopo il completamento del progetto VW inviò sfacciatamente materiale alla BEI per proclamare il grande successo del loro progetto nell’abbattimento delle emissioni:

“L’obiettivo principale, produrre veicoli sia efficienti e affidabili che rispettosi della nuova legislazione UE per ridurre le emissioni automobilistiche, è stato raggiunto. Quindi il progetto è stato coerente con la politica BEI sul cambiamento climatico. (…) i risultati sono molto soddisfacenti con riduzione delle emissioni di CO2 fino al 20%, di NOx fino al 30% e di particolato superiori al 90%”

Ci siamo fatti una grassa risata pensando al contrasto tra moralizzatori e castigatori degli italici difetti alla Udo Gumpel e questa marachella dei suoi connazionali: medice cura te ipsum!

Come sappiamo oggi i risultati citati erano ottenuti grazie a un software segreto che riduceva prestazioni e consumi durante i test.

L’Italia partecipa alla BEI col 16% del capitale, quindi la frode ha danneggiato direttamente noi e le nostre aziende. E se quei 400 milioni anziché ai ricchi e frodatori tedeschi fossero stati concessi a giovani startup italiane, o onesti imprenditori agricoli meridionali, quanti posti di lavoro e quanta ricchezza avrebbero potuto creare? Ancora una volta la UE distrugge ricchezza e aggrava la divergenza economica tra i paesi dell’Unione. Ovviamente niente sarà fatto dalla UE o dalla BEI per punire la VW di questa ennesima frode.

E i tedeschi ci prendono anche per i fondelli con “l’ingegnere italiano” ricercato!

 


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