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Esteri

LA VITTORIA DI NETANYAHU E NOI (di Nino Galloni)

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Contrariamente alle previsioni della vigilia che lo davano secondo, Netanyahu ha sfoderato l’arma segreta: parlare alla pancia della gente, annunciando che, se avessero votato per lui, non ci sarebbe mai esistito uno Stato Palestinese.

Con il suo successo, purtroppo, riprende quota la pressione dei guerrafondai mondialisti, tenuti per ora a bada (Siria, Iran e dintorni) dai servizi segreti e dai vertici militari i quali, negli ultimi anni, hanno sconsigliato avventure a esito termonucleare per motivi che, il cuore ed il cervello della gente può condividere.

In realtà, la grande finanza mondialista vicina al baratro, ammette solo scenari di conflitto, dove la pancia la fa da padrona, coinvolge (o sconvolge) il cuore e non usa il cervello.

Quando diciamo i popoli devono fermare i guerrafondai (ed è paradossale, ma significativo, che i vertici militari ed i servizi si orientino in senso antibellico), diciamo un cosa bella, ma, temo, teorica: finché i popoli decideranno, anche elettoralmente, con la pancia o con la sola pancia, il livello di consapevolezza collettivo risulterà troppo basso e le tragedie della storia saranno destinate, in un modo o nell’altro a ripetersi.

Quindi, occorrerà una cultura non del conflitto, veicolata da ragionamenti non faziosi, ma attenti al bene comune: quegli stessi ragionamenti che non mancarono prima del secondo conflitto mondiale, ma che non prevalsero per le note ragioni.

In Europa e Medio Oriente siamo vicini al punto di non ritorno e ognuno dovrebbe fare uno sforzo per allontanare ed escludere tale momento.

 

Nino Galloni


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