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Analisi e studi

LA VERITA’ SULLE BANCHE (articolo a cura degli amici di CSEPI)

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Oggi ospitiamo un grandissimo pezzo tratto da documenti ufficiali del Fondo Monetario Internazionale. La traduzione è a cura delle persone che stimo di più in Italia assieme a Bracci e Terracciano di MMT: CSEPI!

CSEPI

Buona apertura delle vostre menti!

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Le banche creano nuovo denaro quando fanno dei prestiti, il quale può scatenare ed amplificare il ciclo finanziario.

crysis

I problemi nel settore bancario hanno giocato un ruolo critico nello scatenare e ampliare le due più grandi crisi economiche negli scorsi 100 anni: la Grande Depressione del 1929 e la Grande Recessione del 2008. In ognuno di questi casi, l’insufficiente regolamento del sistema bancario è stato tenuto responsabile di aver contribuito alle crisi. Gli economisti, perciò, affrontarono la sfida di provvedere a metodi che potessero prevenire una ripetizione di queste traumatiche esperienze.
La risposta dei macroeconomisti- coloro che studiano i lavori delle economie nazionali- negli anni 30 è stata sorprendentemente diversa dal comportamento attuale. Di fatti, c’erano due principali contenditori per le riforme radicali delle banche negli Stati Uniti: la proposta che sarebbe poi diventata Glass-Steagal Act- la quale divise banche commerciali e banche d’investimento, creò il programma di assicurazione di deposito e permise una sviluppata ramificazione alle banche nazionali- e la proposta per il 100% delle riserve nelle banche, attraverso la quale ogni dollaro depositato da un cliente della banca deve essere sostenuto da un dollaro in contante nel caveau delle banche o come riserva nella banca centrale.
la maggior parte dei principali macroeconomisti degli Stati Uniti a quel tempo supportava il 100% delle riserve nelle banche. Questo include Irving Fisher di Yale e i fondatori della così chiamata scuola economica di Chicago. Una delle ragioni per la quale loro supportavano il 100% delle riserve era che i macroeconomisti avevano, appena prima della Grande Depressione, accettato alcune verità basilari della natura delle banche che prima avevano eluso la professione, precisamente il fatto che le banche avevano finanziato nuovi prestiti creando nuovi depositi monetari (Schumpeter, 1954). In altre parole, ogni volta che un nuovo prestito viene creato per un cliente, il prestito viene erogato creando un nuovo deposito della stessa quantità del prestito, e a nome dello stesso cliente. Questa era una pericolosa vulnerabilità del sistema finanziario, si pensava, per due motivi.
Primo, se le banche sono libere di creare altro denaro quando erogano prestiti, questo può- se le banche giudicano erratamente l’abilità dei loro mutuatari di ripagarle- ingrandire l’abilità delle banche di creare cicli finanziari pericolosi. E secondo, questo lega permanentemente la creazione di denaro alla creazione di debiti, la quale può diventare problematica perché un livello eccessivo di debiti può dar via a crisi finanziarie, un fatto che è stato convalidato dall’uso di moderne tecniche statistiche (Schularick e Taylor, 2012).
La proposta per il 100% delle riserve nelle banche aveva perciò l’obiettivo di impedire l’abilità delle banche di finanziare prestiti attraverso la creazione di denaro, permettendo così ad altre istituzioni di credito di continuare a soddisfare tutti gli altri ruoli tradizionali delle banche. Gli istituti di deposito competerebbero per dare al cliente l’accesso al sistema di pagamento elettronico limitato alla transizioni della valuta nelle questioni della banca centrale ( alcuni dei quali potrebbero sostenere l’interesse); gli istituti di credito potrebbero competere per attirare questa valuta e prestarla una volta che ne hanno accumulata a sufficienza.
In Benes e Kumhof (2012) noi troviamo supporto per i già discussi vantaggi per la proposta del 100% di riserve nelle banche, usando però moderni strumenti quantitativi. Per esser chiari, questo articolo non difende il 100% delle riserve nelle banche; noi abbiamo menzionato la sua storia qui solo come elemento critico per discutere sulla natura delle banche.
Negli anni 30 la meno radicale Glass-Steagall riforma vinse la popolarità, ed infine il sistema finanziario degli US si stabilizzò. Ma un sottoprodotto di questa vittoria fu quelle lezioni critiche nel pre-guerra sulla natura delle banche che fu diffusamente dimenticata negli anni 60. In fatti, in quel periodo le banche cominciarono a scomparire nei modelli macroeconomici sul funzionamento dell’economia.
Impreparati per la Grande Recessione

Ciò aiuta a spiegare il perché, quando ci scontrammo con la Grande Recessione nel 2008, inizialmente la macroeconomia era impreparata a contribuire molto all’analisi dell’interazione delle banche con la macro economia. Oggi esiste un organo considerevole di ricerca su questo argomento, ma la letteratura ha ancora molte difficoltà.
Abbiamo riscontrato che molte di queste difficoltà riflettono il fallimento nel ricordare le lezioni imparate negli anni 30 (Jakab e Kumhof, 2015). Specificamente, per quanto riguarda la ricerca neoclassica economica, questa si basa sull’errata intermediazione dei fondi mutuabili delle descrizioni delle banche, la quale si colloca tra gli anni 50 e 60 fino al 19° secolo. Noi discutiamo invece per quanto riguarda il finanziamento attraverso la creazione di denaro, la quale si rifà agli anni 30 attraverso la visione della scuola economica di Chicago. Queste due visioni hanno diverse implicazioni per la risposta macroeconomica di un paese ad un collasso finanziario o altri tipi di crisi. Questo inoltre ha una rilevanza chiave per le scelte politiche attuali. Nelle teorie neoclassiche delle intermediazioni dei fondi mutuabili, le banche sono viste come intermediari dei reali risparmi. I prestiti, in questo resoconto, iniziano con le banche che raccolgono depositi dalle precedenti risorse (beni di consumo deperibili, beni durevoli di consumo, macchine ed attrezzature, ecc.) dai risparmiatori e finisce con il prestito degli stessi per i mutuatari. Ma, queste istituzioni, semplicemente non esistono nel mondo reale. Non ci sono fondi mutuabili di risorse reali che i banchieri possono raccogliere e poi prestare. Le banche certamente raccolgono assegni or simili strumenti finanziari, ma poiché certi strumenti- per avere un qualche valore- devono essere immessi come fondi da qualcun altro nel sistema finanziario, loro non possono essere depositi di nuovi fondi provenienti al di fuori del sistema finanziario. Nuovi fondi sono creati esclusivamente attraverso nuovi prestiti dalle banche (o quando la banca acquista altre attività finanziarie o reali), attraverso il libro contabile, mediante una sequenza di tasti del banchiere al momento dell’erogazione. Questo significa che i fondi non esistono prima del prestito e che sono sotto forma di entrate elettroniche – o, storicamente, voci carta da registro – invece che vere risorse.
Questo processo, il finanziamento, è certamente l’attività principale delle banche. Il percorso dettagliato è questo. Si assuma che un banchiere abbia approvato un prestito a un cliente. Il pagamento consiste in un nuovo prestito per la banca, a nome del richiedente, come un bene sui suoi libri e contemporaneamente un nuovo ed uguale deposito, sempre a nome del richiedente, come una responsabilità. Questa è puramente un’operazione di contabilità che acquista il suo significato economico attraverso il fatto che i depositi della banca sono il mezzo comune di scambio generalmente accettato nell’economia moderna, i soldi. Chiaramente queste transazioni – alle quali ognuno di noi ha personalmente assistito – non coinvolgono intermediari. Werner (2014), un economista con un passato nelle banche, provvede ad una migliore e più dettagliata descrizione dei processi coinvolti in un reale pagamento dei prestiti.
Noi utilizziamo il termine “deposito bancario” molto generalmente per includere tutte le responsabilità non eque della banca- ovvero, ogni cosa compresa da conti correnti a titoli di debito a lungo termine- perché queste responsabilità possono tutte essere considerate forme di denaro, sebbene con un diverso livello di liquidità. Mentre il primo deposito è sempre creato come un conto corrente, l’ultimo proprietario della nuova responsabilità della banca domanderà come di regola un tasso di interesse positivo, con un livello che dipenderà dal valore liquido del riorno finanziario.
Due concetti sbagliati possono sorgere in questo contesto. Per primo, il nuovo deposito creato non svanisce appena il nuovo mutuatario lo utilizza per acquistare un bene o un patrimonio. Questo può lasciare la banca del mutuatario se il venditore del bene lo deposita altrove, ma questo non lascia mai il sistema bancario a meno che il suddetto prestito no venga ripagato. Questo sottolinea la grandissima importanza di concepire le banche come una parte fondamentale di un sistema finanziario interconnesso, invece che concepire una banca in isolamento. Secondo, non c’è ragione di pensare che il prestito venga ripagato immediatamente. Al contrario, un prestito viene esteso proprio perché i fondi vengano usati per supportare attività economiche extra, le quali dopodiché generano altre domande di liquidità e quindi per i depositi della banca. Se i fondi sono utilizzati per supportare attività economiche parzialmente non produttive, questo darà vita ad un’inflazione dei prezzi dei beni e patrimoni e ad un minor livello di produzione. Ma questo tipo di distinzione è precisamente ciò che il nostro nuovo quadro concettuale ci permette di quantificare.

 

 

Il finanziamento attraverso la creazione di denaro.

La funzione di finanziamento attraverso la creazione di denaro delle banche è stato ripetutamente descritto nelle pubblicazioni delle banche centrali che governano il mondo- vedi McLeay, Radia, e Thomas (2014a, 2014b) per eccellenti riassunti. Ciò che è stato più stimolante, comunque, è l’incorporazione di questi approfondimenti all’interno dei modelli macroeconomici. La nostra ricerca infatti costruisce esempi di modelli macroeconomici con il finanziamento delle banche attraverso la creazione di denaro e dopo contrasta le predizioni quantitative dei modelli con quelli altrimenti identici di intermediazione dei conti mutuabili.
Noi dovremmo aggiungere qui che il finanziamento attraverso la creazione di denaro è meglio conosciuta nella letteratura economica post-Keynesian, la quale comunque differisce molto dal nostro approccio in due modi. Primo, non caratterizza l’ottimizzazione delle aziende ed imprese nella teoria moderna neoclassica, la quale è diventata di rigore nelle correnti principali economiche, includendo maggiormente la politica istituzionale. Secondo, tende a modellare crediti e denaro come una domanda già determinata, con la banche che giocano un ruolo estremamente passivo. Il valore aggiunto del nostro lavoro è la supposizione di mondo più realistico nel quale i rischi di credito limitano la richiesta di credito delle banche, e le preferenze di liquidità limitano la domanda di denaro degli enti non bancari.
In simulazioni che confrontano il comportamento di questi tipi di modelli, assumiamo che, in un trimestre, la possibilità che i mutuatari saltino dei pagamenti aumenta significativamente. Sotto la realistica supposizione che le banche avevano di impostare il tasso di interesse dei loro prestiti prima di questo shock, e sono impegnati con questi tassi per un certo periodo di tempo per quanto riguarda i contratti dei prestiti esistenti, le banche soffrono gravi perdite dei prestiti. Loro rispondono scrivendo nuovi contratti di prestito che prendono in considerazione l’aumento del rischio e dell’erosione delle loro riserve di capitale. Questo li obbliga a fare pochi nuovi prestiti ed aumentare gli interessi sui nuovi prestiti. Comunque, le ipotetiche intermediazione dei fondi mutuabili delle banche sceglierebbero diverse combinazioni del finanziamento attraverso la creazione di denaro del mondo reale.
l’intermediazione dei fondi mutuabili delle banche non sarebbe, in forma aggregata, in grado di ridurre il loro bilancio velocemente durante una crisi. I depositi aggregati dei fondi mutuabili potrebbero nel miglior caso cadere gradualmente nel tempo, se i depositanti, in risposta a una recessione, accumulassero minor quantità di risparmi di prima.
L’unica altra teoria fattibile per i bilanci delle banche per limitare i depositari di acquistare debiti privati o titoli di capitale dalle banche durante una crisi. Ma la testimonianza empirica dimostra che, durante le crisi, aziende di debito non bancario o di capitale del settore non finanziario non cresce in modo significativo. Inoltre, questa spiegazione non dice nulla riguardo ilibri di prestito delle banche (in opposizione ai loro libri di titolo) potrebbero ridursi durante una crisi.
Quindi, il modello intermediario delle banche, con la dimensione dei bilanci che cambia lentamente, avrebbero mantenuto i prestiti ai mutuatari più rischiosi. Per compensare il rischio, loro avrebbero drammaticamente aumentato gli interessi del prestito per assicurarsi una continua redditività.
D’altra parte, il finanziamento attraverso la creazione di denaro può istantaneamente e massicciamente riduce la quantità dei loro prestiti se loro pensano che aumenterà la loro rendita. Per reiterare, questa flessibilità è possibile perché i depositi rappresentano il potere d’acquisto monetario che può- attraverso le entrate della contabilità- essere distrutti velocemente così come sono stati creati, invece che rappresentare i risparmi reali, la quale può diminuire solo attraverso la riduzione della produzione di aumento del consumo di risorse. Le banche nel modello della creazione di denaro possono immediatamente richiedere i pagamenti (o rifiutare i giri) di una grande quota di crediti esistenti, causando un’immediata, simultanea, e grande contrazione dei prestiti e depositi della banca, mentre le banche di intermediazione incontrerebbero quasi nessun cambiamento iniziale.
Poiché questa riduzione nei prestiti, relativo al modello intermediario, riduce i rapporti dei debitori della banca di crediti di attività collaterali, e quindi il rischio dei loro prestiti già erogati, le banche inizialmente aumentano gli spread dei tassi di interesse su questi già esistenti prestiti molto di meno che nel modello intermediario. Molte delle loro risposte sono quindi in forma di quantità razionamento piuttosto che variazione degli spread dei tassi di interesse. Questo è anche evidente nel comportamento della leva finanziaria della banca, una chiave è il rapporto di bilancio definito anche come il rapporto degli attivi bancari di rete di valore. Nel modello intermediario, la leva finanziaria della banca aumenta il suo impatto, poiché le perdite e la stessa diminuzione del patrimonio netto superano di gran lunga la progressiva diminuzione dei prestiti. Nel modello della creazione di denaro, la leva finanziaria o rimane la stessa o collassa, perché la repentina diminuzione dei prestiti è almeno tanta quanto il cambiamento del patrimonio netto. Finalmente, la contrazione del GDP nel modello di creazione del denaro è tipicamente maggiore di quello del modello intermediario, soprattutto come il risultato di un severo razionamento del credito e la conseguente carenza di liquidità in tutta l’economia.
è semplice dimostrare che queste caratteristiche dei modelli di creazione di denaro sono molto più in linea con i dati attuali. Più importante, i prestiti- per banche singole o per il sistema bancario nazionale- mostra frequenti, grandi e veloci salti. Contrariamente al modello classico intermediario, e ancora in linea con i dati, i modelli di creazione di denaro predicono la leva finanziaria delle bancheche aumenta durante un boom e crolla durante una contrazione, così come il razionamento del credito durante le recessioni.
La ragione principale di queste differenze è che, in accordo con la narrativa dell’intermediazione, i depositi per l’intero sistema globale devono essere accumulati attraverso il risparmio fisico di risorse, il quale per sua natura è graduale e lento. Al contrario, la narrativa della creazione monetaria dice che le banche possono creare e distruggere i depositi istantaneamente, perché il processo coinvolge le transizioni contabili invece che le risorse fisiche. Nonostante i depositi siano essenziali per la compravendita di risorse reali esterne al sistema bancario, loro stesse non sono risorse fisiche e possono essere create senza costi aggiuntivi.
Anche se le banche non devono affrontare limiti tecnici per un rapido aumento nella quantità dei loro prestiti, loro ancora affrontano altre restrizioni. Ma il più importante limite, specialmente durante i periodi di boom dei cicli finanziari quando le banche simultaneamente decidono di prestare maggior quantità, è la loro stessa valutazione dei profitti futuri e solvibilità. La disponibilità di risparmi per quanto riguarda le risorse reali non costituisce un limite di prestito e creazione di debito, neanche la disponibilità delle riserve della banca centrale. Le banche centrali moderne perseguono obiettivi di tassi di interesse e devono fornire il maggior numero di riserve come il sistema bancario richiede a tali obiettivi. Questo fatto si rivolge soprattutto alla narrativa del moltiplicatore bancario, il quale discute che le banche fanno prestiti dando ripetutamente un deposito iniziale delle riserve della banca centrale.
Per riassumere, il nostro lavoro si costruisce sul fatto fondamentale che le banche non sono intermediari dei reali fondi mutuabili, come in genere si assume nella letteratura classica macroeconomica. Invece, loro sono fornitori di finanziamento, attraverso la creazione di un nuovo potere monetario di acquisto per i loro mutuatari. La comprensione di queste distinzioni ha importanti implicazioni per questioni pratiche. Noi concluderemo con un esempio, ma ce ne sono molti altri.

Implicazioni pratiche

Molte prescrizioni politiche hanno lo scopo di incoraggiare investimenti fisici promuovendo i risparmi, i quali sono visti come finanziatori di investimenti. Il problema con questa idea è che i risparmi non finanziano gli investimenti, il finanziamento e la creazione di denaro lo fanno. Il finanziamento bancario di progetti di investimento non prescrive un previo risparmio, ma la creazione di un nuovo potere d’acquisto in modo che gli investitori possano acquistare nuovi impianti ed attrezzature. Una volta che l’acquisto è stato fatto e i venditori (o coloro al gradino più basso della catena delle transizioni) hanno depositato il denaro, loro diventano risparmiatori nelle statistiche nazionali, ma questo risparmio è una conseguenza contabile- non una causa economica- di prestito ed investimento. Per sostenere il contrario, è di confondere è quello di confondere i ruoli rispettivi macroeconomici di risorse reali (risparmio) e di denaro basato sul debito (finanziamento). Ancora una volta, questo punto non è nuova; che risale almeno a Keynes (Keynes, 2012). Ma sembra essere stata dimenticata da molti economisti, guardato in molti dibattiti politici.
L’implicazione di queste riflessioni è che la politica dovrebbe porre priorità su un sistema finanziario efficiente che identifica e finanzia progetti di valore, invece che incoraggiare il risparmio, nella speranza che possa finanziare l’investimento desiderato. L’approccio del finanziamento attraverso la creazione di denaro rende molto chiaro che con il finanziamento di progetti fisici, il risparmio sarà il risultato naturale.
Fonte: http://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2016/03/pdf/kumhof.pdf

Autori: Michael Kumhof and Zoltán Jakab

Traduzione a cura di Ludovica Quaglieri per CSEPI

 

Link al pezzo originale: http://csepi.it/index.php/19-politica-monetaria/73-la-verita-sulle-banche

 


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