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La vera minaccia del Venezuela: come i missili Kh-31 tengono sotto pressione la US Navy

Mentre le navi USA pattugliano il Venezuela, Caracas punta sulla sua unica vera minaccia: i caccia Su-30 armati di missili supersonici Kh-31. Ecco perché la Marina USA li prende sul serio.

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La presenza di navi da guerra americane che incrociano al largo delle coste del Venezuela non è, come si suol dire, una semplice “crociera di piacere”. Sebbene la marina venezuelana sia, nel suo complesso, poco più di un ricordo dei tempi che furono, l’aviazione di Caracas possiede un asso nella manica specifico, una capacità unica che Washington è costretta a prendere molto sul serio: il missile aria-superficie russo Kh-31, noto alla NATO come AS-17 Krypton.

In un contesto di tensioni crescenti e voci di un possibile intervento militare, vale la pena analizzare perché quest’arma, e i caccia che la trasportano, costituiscano di fatto l’unica vera minaccia credibile che il regime di Maduro può attualmente schierare contro la potenza navale statunitense.

Il vettore: i Su-30 Flanker

La piattaforma di lancio per questi missili è l’assetto di punta della Aviación Militar Bolivariana Venezolana (AMBV): il caccia multiruolo Su-30MK2V Flanker. Tra il 2006 e il 2008, la Russia ne consegnò 24 esemplari; oggi, si stima che circa 21 siano ancora operativi.

Sebbene non sia chiaro se Caracas abbia ricevuto sia la versione anti-radiazioni (Kh-31P) sia quella anti-nave (Kh-31A), quest’ultima è stata più volte mostrata in video ufficiali. Filmati recenti mostrano i Su-30 armati di Kh-31A in pattugliamento sulla costa, un chiaro messaggio di deterrenza rivolto agli Stati Uniti.

Kh-31

L’arma: il Kh-31 “Krypton”

Sviluppato in Unione Sovietica negli anni ’70 per distruggere i radar dei sistemi di difesa aerea occidentali (come i Patriot e l’Aegis), il Kh-31 è un missile peculiare. La sua caratteristica chiave è il sistema di propulsione: un ramjet.

Un motore a razzo a propellente solido lo accelera inizialmente a Mach 1.8; a quel punto, il razzo viene espulso e il corpo del missile si trasforma nella camera di combustione per lo statoreattore (ramjet), che lo spinge fino a Mach 3.5 in alta quota o lo mantiene a Mach 1.8 a livello del mare (“sea-skimming”).

Ecco le specifiche chiave del Kh-31A (la versione anti-nave):

  • Propulsione: Razzo-Ramjet
  • Velocità: Supersonica (Mach 1.8 sul mare)
  • Testata: Perforante (192 libbre / 87 kg), progettata per penetrare lo scafo della nave prima di detonare.
  • Guida: Radar attivo (si “accende” a circa 18 miglia dal bersaglio).
  • Altitudine: Volo a bassa quota (sea-skimming) grazie a un radioaltimetro.
  • Manovrabilità: È capace di manovre evasive fino a 15G nella fase terminale, rendendone difficile l’intercettazione.

La versione in possesso del Venezuela ha una gittata massima dichiarata di 31 miglia (circa 50 km). Esiste una versione più moderna (Kh-31AD) con un raggio d’azione fino a 100 miglia, ma non è confermato che sia stata esportata a Caracas.

Profilo d’attacco del KH-31 – Boeing

Le Contromisure USA (e il Vero Pericolo)

La U.S. Navy conosce bene questa minaccia. Così bene che, in passato, ha acquistato dalla Russia alcuni Kh-31 (designati MA-31) per usarli come bersagli e testare le difese dei propri sistemi Aegis.

Le navi americane attualmente nell’area, come i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke e gli incrociatori Ticonderoga, sono equipaggiate per affrontare minacce supersoniche. Hanno sistemi di difesa aerea stratificati (radar Aegis, missili Standard, sistemi CIWS come il Phalanx) e sofisticate contromisure di guerra elettronica (EW).

Lan cio missile nel sistema Aegis

Allora, dov’è il problema? Il problema è il tempo di reazione.

La velocità estrema del Kh-31 (Mach 1.8 a pelo d’acqua) significa che dal momento in cui il missile viene rilevato dal radar della nave (specialmente se questa opera vicino alla costa) al momento dell’impatto, passano pochissimi secondi. È una finestra temporale incredibilmente stretta per tracciare, ingaggiare e distruggere la minaccia, specialmente se l’attacco fosse sferrato a sorpresa o da più vettori contemporaneamente.

Facciamo un esempio: un Su-30 mk2 si avvicina a un cacciatorpedieniere USA, armato, ma non ancora aggressivo. Se improvvisamente , a 50 km , lancia il missile, ci sono circa 2 minuti prima dell’impatto. Probabilmente il caccia verrà abbattuto, da un SM-6, ad esempio, ma intanto il missile è in volo, con una certa probabilità di colpire la nave e provocare morti e danni. Se andasse a segno sarebbe un colpo duro per la marina USA: pensiamo, ad esempio, a quello che accadde con un pugno di Exocet francesi nella Guerra per le Falkland.  Considerate che un Exocet è molto più lento di un Kh-31, ma ha, nella versione aereotrasportata, più gittata (70 km) e, soprattutto, una testata doppia, in peso.

La HMS Sheffield brucia dopo essere stata colpita da un Exocet (1982). La nave affonderà

Perché è l’Unica Vera Minaccia

Se il binomio Su-30/Kh-31 è un pericolo reale, il resto delle capacità anti-nave venezuelane è decisamente meno preoccupante. L’arsenale di Caracas include:

  • Marina: Forse una fregata operativa (classe Mariscal Sucre) armata con vecchi missili italiani Otomat Mk 2. Sono armi subsoniche; sebbene abbiano una lunga gittata, sono molto più facili da intercettare.
  • Motovedette: Alcune unità minori montano gli stessi Otomat o missili iraniani CM-90 (anch’essi subsonici).
  • Elicotteri: Alcuni vecchi AB.212 potrebbero (in teoria) lanciare missili Sea Killer, ma con una gittata irrisoria (circa 10 km) e sempre subsonici.

In sintesi, nessuna di queste armi impensierisce seriamente un moderno gruppo navale americano. Sono lente, tecnologicamente datate e vulnerabili. Il Kh-31, al contrario, punta tutto sulla velocità bruta per sopraffare le difese.

Conclusione

La presenza militare USA è ufficialmente legata al contrasto del narcotraffico, ma è evidente la pressione sul regime di Maduro. Caracas, dal canto suo, ha giocato la carta della provocazione, con i suoi caccia (in passato anche F-16) che hanno volato molto vicino alle unità statunitensi.

Questi incontri ravvicinati sono pericolosi proprio perché portano i caccia venezuelani all’interno della portata utile (50 km) dei loro Kh-31. Un attacco diretto contro una nave USA scatenerebbe una guerra che il Venezuela non può vincere. Ma in uno scenario di “fine regime” o di collasso totale, un atto disperato non è da escludere. E quel missile supersonico è l’unica carta che potrebbe, realisticamente, fare molto male.

Vedetta lanciamissili venezuelana di costruzione iraniana.

Domande e Risposte (Q&A)

1. Perché il Kh-31 è così pericoloso se la sua gittata è di soli 50 km? La pericolosità del Kh-31 non risiede nella sua gittata (relativamente corta per gli standard moderni), ma nella sua velocità terminale. Viaggiando a Mach 1.8 (oltre 2.200 km/h) a pochi metri dall’acqua, comprime drasticamente i tempi di reazione delle difese navali. Dal momento del rilevamento all’impatto passano pochi secondi, mettendo sotto stress anche sistemi avanzati come l’Aegis, che hanno una finestra minima per ingaggiare e abbattere la minaccia.

2. Gli Stati Uniti non possono semplicemente distruggere i caccia Su-30 prima che lancino? Sì, e questa è la difesa primaria. Le navi USA operano sotto un “ombrello” aereo (spesso fornito da aerei AWACS e caccia decollati da basi a terra o da portaerei, se presente) che monitora lo spazio aereo. L’obiettivo è intercettare i Su-30 “ostili” ben prima che arrivino a 50 km di distanza. Il rischio sorge in scenari “a sorpresa”, o se un caccia venezuelano, magari durante un “innocuo” incontro ravvicinato, decidesse di lanciare improvvisamente.

3. Il resto dell’arsenale venezuelano è davvero così inutile? Contro un avversario moderno come la U.S. Navy, sì. Missili subsonici come l’Otomat o il CM-90 sono una tecnologia vecchia di decenni. Sono relativamente lenti e volano più alti, rendendoli bersagli facili per i radar moderni e per i missili intercettori (come gli SM-2 o gli ESSM) delle navi americane, che possono ingaggiarli a grande distanza. Il Kh-31 è l’unica arma che, per profilo di volo e velocità, può sperare di “passare” le difese.

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