Attualità
LA VENDETTA DI WILLIAM VICKREY. Quando fare moneta e debito non è opportuno, ma un dovere
Il problema della situazione attuale e della scarsità di fondi da parte del governo o di qualsiasi autorità nei confronti dell’economia reale ha dimensioni che pochi comprendono. Se non arriveranno soldi, tanti e presto, alle persone avremo un fenomeno che in passato si è prodotto in pochissime occasione, e solitamente collegato o a civiltà pre-moderne, o ad eventi straordinari: la distruzione del capitale.
L’economia si fonda sulla cumulazione del capitale. Progressivamente, generazione dopo generazione, si fanno passi avanti: fabbriche sono chiuse e sostituite da altre più efficienti; centri abitati demoliscono catapecchie per costruire palazzi, servizi superati lasciano il posto ad altri più innovativi. La progressiva cumulazione del capitale permette tutto questo. Cosa succede se questo processo si ferma, anzi inverte la propria direzione. Pensiamo all’antica Roma, cresciuta in strutture e bellezza sino ad un punto in cui, per una serie di fattori che non voglio qui indicare, tutto è caduto, le città sono state abbandonate, le infrastrutture lasciate andare in rovina? Quale è stata la perdita economica dell’abbandono della rete stradale o del sistema portuale romano, e quale è stato il costo per secoli per poter ricostruire o restaurare questi beni? Consideriamo, per avvicinarsi, a quanto è successo al Regno Unito post prima guerra mondiale, quando un complesso industriale ha dovuto essere demolito e praticamente ricostruito (con due anni successivi con calo del PIL a due cifre) per riadattarlo al tempo di pace.
La situazione attuale è simile a questi due casi: o si interviene prima facendo da ponte finanziario alle aziende, quindi facendo ripartire la domanda interna, oppure le aziende chiuderanno, le fabbriche saranno dismesse, i professionisti emigreranno e si perderà un’enorme quantità di capitale, cioè di risparmi e di debito investito dei nostri padri e nonni.
Eco che arriva Vickrey con i suoi “15 errori fatali della Economia finanziaria” che ci ricorda come
Primo errore: Ideficit sono rappresentati come spese peccaminose a carico delle future generazioni, facendo un’errata equivalenza fra debito privato e pubblico. In realtà è l’esatto opposto, perché la spesa a deficit ed a debito permette la crescita economica e quindi l’investimento privato, ponendo le fondazioni della ricchezza delle generazioni future. Senza i deficit le future generazioni avranno una minore dotazione di capitale. Quale azienda o quale privato investe senza prospettiva di un mercato fiorente? Come può generarsi una talee situazione se lo Stato viene a sottrarre risorse al sistema?
Se oggi lo stato non fa debito, ma tanto, e non distribuisce CAPILLARMENTE risorse per far ripartire la domanda interna, anche a fondo perduto, avremo la distruzione del capitale. Quindi i nostri figli si troveranno a carico il costo del la ricostruzione di un sistema economico diffuso. Bisogna quindi ripensare a molti dei concetti di equilibrio di bilancio, se non si vuole andare incontro ad una seconda fine dell’Impero Romano.
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