Difesa
La US Navy si prepara alla guerra del futuro: ecco MASC, il catamarano d’attacco senza equipaggio
Una nuova nave da guerra senza equipaggio per la US Navy: può trasportare oltre 28 tonnellate di armi e sensori e ha un’autonomia di quasi 18.000 km. Progettata per essere prodotta in massa, cambierà il volto dei conflitti in mare.
La marina militare statunitense, mai a corto di idee quando si tratta di innovazione bellica, sta per dotarsi di un nuovo strumento che sembra uscito da un film di fantascienza: il MASC (Modular Attack Surface Craft). Si tratta di un’imbarcazione d’attacco senza equipaggio (USV – Unmanned Surface Vehicle) progettata dalla società BlackSea Technologies, che promette di ridefinire le regole d’ingaggio sui mari.
Dimenticate le vecchie logiche di navi gigantesche e costosissime; il futuro, a quanto pare, è fatto di piattaforme più piccole, agili, modulari e, soprattutto, sacrificabili senza mettere a rischio vite umane.
Un “mulo da guerra” con numeri da record
A leggere le specifiche tecniche, il MASC non è un semplice drone acquatico. È una vera e propria piattaforma da combattimento pensata per essere incredibilmente versatile e resistente. I dati parlano chiaro:
- Capacità di carico: Oltre 67.000 libbre (circa 28.100 kg), il doppio rispetto a imbarcazioni di dimensioni simili. Questo significa poter imbarcare una vasta gamma di armamenti, sensori o attrezzature logistiche.
- Potenza elettrica: 198 kWe disponibili per alimentare sistemi d’arma avanzati, radar e apparati per la guerra elettronica.
- Autonomia: La vera cifra che impressiona. Il MASC può percorrere 3.000 miglia nautiche (circa 5.500 km) a 10 nodi, ma la sua autonomia può essere estesa fino a ben 10.000 miglia nautiche (oltre 18.500 km). In pratica, potrebbe partire dalla Virginia e arrivare nel Golfo Persico senza bisogno di rifornimento.
Non solo un mezzo di trasporto, ma una piattaforma multiruolo
L’aspetto più interessante del progetto, come sottolineato da Todd Greene di BlackSea, è che “l’approccio parte dalla missione, non dalla piattaforma”. A differenza di altri progetti che adattano scafi commerciali, il MASC è stato progettato da zero per essere un coltellino svizzero della guerra navale.
La sua architettura modulare gli permette di essere configurato per almeno sette profili di missione differenti:
- Guerra antisommergibile (ASW)
- Guerra antisuperficie (ASuW)
- Guerra elettronica e spionaggio (EW/ISR)
- Logistica
- Monitoraggio di infrastrutture critiche (es. cavi sottomarini)
- Attacco di precisione (Strike)
- Guerra di mine (MCM/MIW)
Questa flessibilità permette alla Marina di “distribuire la letalità” su un gran numero di piattaforme a basso costo, complicando enormemente i piani di qualsiasi avversario.
Costruito per essere efficiente e prodotto in massa
Dal punto di vista costruttivo, si è puntato su soluzioni pragmatiche ed efficienti. Lo scafo è un catamarano in alluminio, materiale che garantisce leggerezza, stabilità e la cui lavorazione è ben nota ai cantieri navali esistenti. La propulsione è affidata a una coppia di unità integrate Volvo Penta D8-IPS600, un sistema affidabile e supportato da una rete logistica globale. Niente esoterismi tecnologici, ma solida concretezza.
L’architettura software è basata sullo standard della Marina UMAA (Unmanned Maritime Autonomy Architecture), una scelta intelligente che previene il cosiddetto “vendor lock-in”, ovvero l’essere legati a un unico fornitore per futuri aggiornamenti. Il mezzo è estremamente versatile e può essere adattato a una molteplicità di ruoli ampissima.
Ma il vero colpo di scena è la capacità produttiva. Sfruttando la linea di produzione già esistente per un altro loro veicolo (il GARC), BlackSea afferma di essere in grado di costruire il primo prototipo in sei mesi e, una volta a regime, di poter produrre un’imbarcazione al giorno. Un ritmo che, se confermato, potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri strategici, rendendo la flotta di droni navali una realtà concreta in tempi brevissimi.
In un’epoca di programmi militari che durano decenni e costano miliardi, una soluzione “pronta per la produzione e costruita per essere scalabile” suona quasi come una rivoluzione.
Domande e Risposte
1) Perché la US Navy sta investendo così tanto in navi senza equipaggio come il MASC?
La US Navy sta spostando il suo focus strategico verso le imbarcazioni senza equipaggio per tre ragioni principali. Primo, la riduzione del rischio: non ci sono marinai a bordo, quindi una perdita è tatticamente ed economicamente dolorosa, ma non umanamente. Secondo, i costi: un USV come il MASC ha costi di costruzione e operativi drasticamente inferiori rispetto a una fregata o a un cacciatorpediniere. Terzo, la flessibilità strategica: una flotta di centinaia di droni autonomi e letali permette di controllare aree vastissime e di creare una minaccia diffusa e difficile da contrastare per qualsiasi avversario.
2) Cosa rende il MASC diverso da altre imbarcazioni senza pilota già esistenti?
La differenza fondamentale sta nella sua concezione. Non è un adattamento di uno scafo commerciale, ma un progetto nato appositamente per scopi militari (“designed from the keel up”). Questo si traduce in una capacità di carico doppia rispetto ai concorrenti, una modularità nativa che supporta sette diverse missioni senza modifiche strutturali e, soprattutto, una progettazione pensata per la produzione di massa. L’uso di componenti collaudati come i motori Volvo Penta e di un’architettura software aperta lo rende inoltre più affidabile e facile da integrare nelle flotte esistenti.
3) Quali sono le implicazioni di questa tecnologia per il futuro della guerra navale, anche per marine come quella italiana?
Questa tecnologia segna un passaggio epocale dalla “piattaforma-centrica” (poche grandi navi costose) alla “rete-centrica” (tante piattaforme più piccole, economiche e interconnesse). Per marine di medie dimensioni come quella italiana, che operano in contesti complessi come il Mediterraneo, questa evoluzione rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Poter schierare flotte di droni autonomi per il pattugliamento, la sorveglianza o la guerra di mine potrebbe moltiplicare la capacità di controllo del territorio marittimo a costi sostenibili, cambiando gli equilibri strategici della regione.
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