Energia
La UE blocca le importazioni di GPL russo, e il suo prezzo cade. Qualcuno se ne avvantaggerà
La UE impone il blocco all’importazione del GPL, gas di petrolio liquefatto, russo, e il prezzo crolla. Ad avvantaggiarsene saranno i consumatori dell’Asia centrale
I prezzi russi del gas di petrolio liquefatto (GPL) sono stati dimezzati a dicembre dopo l’entrata in vigore del divieto di importazione da parte dell’UE.
Le sanzioni dell’UE sul GPL russo sono entrate in vigore il 20 dicembre, un anno dopo che la Polonia, uno dei maggiori importatori di GPL della Russia, le aveva proposte. Il GPL è utilizzato principalmente come carburante per auto, riscaldamento e per la produzione di altri prodotti petrolchimici.
In realtà sono soprattutto i paesi Centro asiatici ad essere fra i grandi utilizzatori di GPL per scopo di autotrazione, per cui questi prezzi bassi andranno a vantaggio degli automobilisti del Kazakistan, dell’Uzbekistan e del Turkmenistan.
La Commissione europea ha proposto sanzioni sul settore del GNL russo come parte del 14° pacchetto di sanzioni di Bruxelles contro la Russia. Le sanzioni proposte impedirebbero ai Paesi dell’UE di riesportare il GNL russo dopo averlo ricevuto e vieterebbero anche il coinvolgimento dell’UE nei prossimi progetti di GNL in Russia. Tuttavia, le misure non impedirebbero direttamente le importazioni di GNL russo nell’UE, e comunque entreranno in azione a Marzo, finito il periodo invernale.
Come le precedenti sanzioni, il divieto di importazione mira a interrompere la capacità di Putin di continuare a finanziare la sua guerra in Ucraina. Sebbene il GNL russo abbia rappresentato solo il 5% del consumo energetico del blocco nel 2023, ha comunque fruttato al Cremlino circa 8 miliardi di dollari di entrate.
La proposta suggerisce anche di vietare l’uso dei porti, dei finanziamenti e dei servizi dell’UE per riesportare il GNL russo, il che significa essenzialmente che la Russia dovrebbe rivedere il suo modello di esportazione del GNL. Attualmente, la Russia fornisce GNL all’Asia attraverso l’Europa, dove Spagna, Belgio e Francia sono i principali hub.
“Se non possono trasbordare in Europa, potrebbero essere costretti ad allungare i viaggi delle loro navi cisterna di classe ghiaccio“, ha dichiarato a Politico Laura Page, esperta di gas presso la società di analisi dati Kpler, aggiungendo che la Russia ‘potrebbe non essere in grado di far uscire tanti carichi da Yamal perché le loro navi non possono tornare indietro così velocemente’. Però, alla fine, si tratta di una riorganizzazione logistica magari complessa, ma non insormontabile
Secondo il Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), a dicembre lo sconto sul greggio degli Urali è aumentato del 17% rispetto al Brent, raggiungendo una media di 6,01 dollari al barile. Il CREA stima che la Russia abbia perso 14,6 miliardi di euro di entrate dalle esportazioni di greggio di qualità Urals a causa delle sanzioni.
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