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La Turchia sfida l’Europa sott’acqua: al via il sottomarino “sovranista” MILDEN. Vera concorrenza per Fincantieri e TKMS?

a Turchia avvia la costruzione del MILDEN, il suo primo sottomarino da 2.700 tonnellate interamente nazionale. Una sfida tecnologica e geopolitica che punta a rompere il monopolio europeo di Fincantieri e TKMS nel Mediterraneo e nell’export globale.

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Se c’è una cosa che la Turchia ha capito negli ultimi vent’anni, è che la sovranità politica senza quella industriale è un’illusione ottica. Ankara ha deciso di smettere di essere un semplice cliente della NATO per diventarne un fornitore (scomodo). La notizia è fresca e pesante come l’acciaio che hanno appena iniziato a tagliare: nei cantieri navali di Gölcük è partita ufficialmente la costruzione del MILDEN, il primo sottomarino interamente progettato e costruito in Turchia.

Non è un evento isolato. Nelle stesse ore, a Istanbul, si saldavano i primi blocchi del cacciatorpediniere antiaereo TF-2000 e si firmavano contratti per 6,5 miliardi di dollari per lo “Steel Dome”, la cupola di difesa aerea nazionale. Erdogan sta costruendo una fortezza, e ora vuole che la fortezza sappia anche nuotare in profondità.

Schema del nuovo sottomarino, da Navalnews

MILDEN: I muscoli del “Mostro” Turco

Sulla carta, il progetto MILDEN (Milli Denizaltı) è ambizioso, forse persino troppo per una nazione che fino a ieri assemblava kit tedeschi. Non stiamo parlando di un piccolo battello costiero, ma di una bestia da 2.700 tonnellate e oltre 80 metri di lunghezza. Per fare un confronto il Salvatore Todaro italiano stazza meno di 1500 tonnellate in emersione. 

Ecco cosa promette la scheda tecnica (con il beneficio d’inventario tipico degli annunci governativi):

  • Propulsione: Sistema AIP (Air Independent Propulsion) domestico. Si parla di un modulo che combina reforming di metanolo e celle a combustibile PEM, supportato da batterie agli ioni di litio. L’obiettivo? Rimanere immersi per giorni senza usare lo snorkel, il tallone d’Achille dei sottomarini diesel.

  • Armamento: 8 tubi da 533 mm. Niente roba americana o tedesca nei tubi: sparerà siluri pesanti turchi AKYA e missili antinave Atmaca (oltre 220 km di raggio). Si sussurra anche l’integrazione futura del Gezgin, un missile da crociera per colpire obiettivi terrestri in profondità.

  • Missile antinave Atmaca

  • Sensori: Sonar, sistemi di combattimento e optronica (niente più periscopio ottico, ma alberi optronici) tutti “Made in Türkiye”.

La sfida industriale: Fincantieri deve tremare?

Qui arriviamo al punto dolente, o interessante, a seconda dei punti di vista. Il MILDEN si pone come concorrente diretto dei sottomarini occidentali avanzati?

Analizziamo il mercato con freddezza:

  1. Il Know-How non si inventa: La Turchia non parte da zero. Ha assemblato per anni i Type 214 tedeschi (Classe Reis) su licenza. Hanno imparato a saldare lo scafo resistente e a gestire sistemi complessi. Tuttavia, assemblare un progetto tedesco è molto diverso dal progettarne uno che funzioni, specialmente quando si tratta di idrodinamica silenziosa e integrazione dell’AIP.

  2. Il confronto con l’U212 NFS (Italia/Germania): Il gioiello di Fincantieri (U212 Near Future Submarine) è una macchina da guerra furtiva, compatta (circa 1.600 tonnellate in superficie nelle più recenti versioni) e iper-tecnologica, figlia di decenni di evoluzione. Il MILDEN è molto più grosso (2.700 tonnellate), simile per stazza ai nuovi sottomarini giapponesi classe Taigei o agli S-80 spagnoli.

    Varo del giapponese Taigei

  3. Il rischio “Sindrome Spagnola”: La Spagna, con il suo S-80, ha voluto fare da sola staccandosi dai francesi e si è ritrovata con un sottomarino che inizialmente non galleggiava (letteralmente, era troppo pesante). La Turchia rischia lo stesso scoglio? Probabile. Integrare un AIP indigeno funzionante e silenzioso al primo colpo è un’impresa titanica.

Geopolitica e Mercato: L’autarchia come arma

L’obiettivo di Ankara non è solo difendere il “Mavi Vatan” (la Patria Blu), ma liberarsi dai veti all’export. Se compri tedesco o americano, devi chiedere il permesso per usare o rivendere le armi. Con il MILDEN, la Turchia vuole vendere a chiunque, senza passare da Berlino o Washington.

La vendita della prima corvetta classe Hisar alla Romania (un membro NATO) dimostra che i prodotti navali turchi non sono più solo fuffa propagandistica. Costano meno, funzionano “abbastanza bene” e arrivano senza troppe domande morali.

Se il MILDEN manterrà le promesse, si posizionerà in una fascia di mercato interessante: sottomarini oceanici “low cost” (relativamente) con capacità di attacco terrestre. Fincantieri e TKMS offrono Ferrari subacquee; la Turchia sta provando a costruire un SUV armato fino ai denti. E in certi mercati (Africa, Asia, Medio Oriente), il SUV vende più della Ferrari.

Domande e risposte

Perché la Turchia ha bisogno di un sottomarino così grande rispetto agli standard del Mediterraneo? Le 2.700 tonnellate del MILDEN suggeriscono ambizioni che vanno oltre la semplice difesa costiera. Un tonnellaggio elevato permette maggiore autonomia, più armi (inclusi missili land-attack) e pattugliamenti prolungati non solo nel Mediterraneo Orientale o nel Mar Nero, ma potenzialmente nell’Oceano Indiano o nell’Atlantico. È uno strumento di proiezione di potenza strategica, non solo tattica.

Il sistema AIP turco è affidabile quanto quello tedesco o italiano? Al momento è un’incognita totale. La Germania (Siemens) e l’Italia sono leader mondiali nella propulsione anaerobica e nelle batterie al litio per sottomarini. La Turchia dichiara di aver sviluppato una soluzione ibrida (celle a combustibile + reforming), ma passare dai test di laboratorio all’operatività in un ambiente ostile e silenzioso come quello sottomarino è la sfida ingegneristica più complessa. È probabile che le prime unità soffrano di “difetti di gioventù”.

Questa mossa danneggerà l’industria navale europea? Nel breve termine no, i clienti “premium” (Marine NATO di prima fascia) continueranno a preferire l’affidabilità tedesca o italiana. Tuttavia, nel medio termine, la Turchia diventerà un concorrente aggressivo nei mercati emergenti (Sud America, Sud-est asiatico, Nord Africa), offrendo pacchetti “chiavi in mano” (nave + armi + finanziamenti) a prezzi che i cantieri europei faticheranno a pareggiare.

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