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La Turchia punta all’indipendenza energetica: via libera all’export di LNG dal Mar Nero. Nuova politica geopolitica di Erdogan
L’autorità energetica (EPDK) modifica le regole: via libera alla liquefazione e all’export del gas del giacimento Sakarya. Una mossa strategica per ridurre le importazioni, attrarre capitali e diventare un hub energetico nel Mediterraneo.

La Turchia ha ufficialmente aperto la strada all’esportazione del gas naturale dei suoi giacimenti nel Mar Nero sotto forma di gas naturale liquefatto (LNG). L’Autorità di regolamentazione del mercato dell’energia (EPDK) ha modificato la legge sul mercato del gas, definendo formalmente la “liquefazione” e permettendo la vendita internazionale delle risorse del giacimento di Sakarya.
Non si tratta di un semplice adeguamento tecnico. È il primo, fondamentale passo della Turchia verso l’indipendenza energetica: un obiettivo vitale per il presidente Erdogan, talmente cruciale da aver spinto Ankara a rischiare lo scontro diretto con l’Unione Europea per le trivellazioni esplorative nelle acque contese vicino a Cipro.
L’obiettivo è duplice: commercializzare le risorse interne per ridurre la costosa dipendenza dalle importazioni (principalmente da Russia e Azerbaigian) e attrarre massicci investimenti privati nelle infrastrutture LNG.
La flessibilità è la chiave: i terminali galleggianti
Il fulcro della nuova regolamentazione è l’enfasi sui terminali LNG galleggianti (FLNG). Come sottolineato da Çağatay Beydoğan, presidente dell’Associazione della Piattaforma del Petrolio e del Gas (PETFORM), questa è una “svolta” che dà alla Turchia flessibilità sia nell’approvvigionamento che nel commercio.
A differenza dei terminali onshore, che richiedono anni e investimenti colossali per essere costruiti, i terminali galleggianti offrono:
- Velocità: Possono essere operativi molto più rapidamente.
- Mobilità: Possono essere spostati in diverse regioni in base alle condizioni del mercato o alle necessità strategiche.
- Doppio uso: Questa infrastruttura può servire sia come buffer per la sicurezza dell’approvvigionamento interno, sia come strumento di esportazione diretta.
Incentivi e semplificazione: come attrarre capitali
Per far funzionare il piano, servono capitali privati. Il governo turco ha quindi agito per rendere l’ambiente più favorevole agli investitori, intervenendo su due fronti:
- Incentivi agli stoccaggi: I nuovi progetti di stoccaggio, notoriamente ad alta intensità di capitale, saranno esentati dall’obbligo di accesso a terzi (TPA) durante le loro fasi iniziali. Questo riduce il peso finanziario sugli investitori e rende i progetti più sostenibili.
- Export semplificato: Viene introdotto un sistema di licenze di esportazione semplificato. Le aziende potranno operare in più paesi con un’unica licenza, riducendo la burocrazia e accelerando l’ingresso nei mercati esteri.
L’obiettivo strategico: diventare un Hub regionale
Queste riforme non sono “aggiustamenti tecnici”, ma, come sottolineano gli osservatori locali, un “cambiamento strutturale”. Si allineano perfettamente con l’ambizione di Erdogan di trasformare la Turchia in un hub energetico regionale, un ponte imprescindibile tra Europa, Medio Oriente e Asia.
Trasformare il gas del Mar Nero in LNG aggiunge valore commerciale e rafforza enormemente la posizione negoziale di Ankara nel commercio internazionale.
Inoltre, il governo ha messo nel mirino un nuovo mercato: il carburante navale. L’idea è di sfruttare i terminali FLNG per fornire LNG da bunkeraggio alle migliaia di navi che attraversano il Mediterraneo. Se l’iniziativa avrà successo, la Turchia si posizionerà come fornitore chiave lungo il corridoio mediterraneo.
Il successo di questa ambiziosa strategia dipenderà dalla rapidità con cui il settore privato deciderà di investire. Ma la rotta è tracciata: la Turchia non vuole più essere solo un corridoio di transito, ma un produttore e un attore protagonista del mercato energetico.
Domande e Risposte (Q&A)
1. Perché la Turchia punta sui terminali galleggianti (FLNG) e non su quelli fissi? Per due motivi: velocità e flessibilità. Un terminale galleggiante può essere costruito e reso operativo molto più rapidamente di un impianto onshore, che richiede anni. Inoltre, può essere spostato dove serve di più, seguendo le condizioni di mercato o le necessità strategiche. Questo permette alla Turchia di adattarsi rapidamente sia alla domanda interna (usandolo come stoccaggio) sia alle opportunità di esportazione.
2. In che modo le nuove regole attireranno investimenti privati? Principalmente riducendo i rischi e la burocrazia. Per i costosi progetti di stoccaggio, la Turchia ha eliminato temporaneamente l’obbligo di “accesso a terzi”. Questo significa che l’investitore non è costretto a condividere subito la sua infrastruttura con i concorrenti, garantendo un ritorno economico più sicuro. Inoltre, una licenza di export unica per più paesi taglia i costi amministrativi, rendendo più facile e veloce l’ingresso nei mercati esteri.
3. Qual è il vero obiettivo strategico di Erdogan con questa mossa? L’obiettivo va oltre la semplice vendita di gas. Erdogan punta a trasformare la Turchia in un “hub energetico” indispensabile per l’Europa. Producendo ed esportando il proprio LNG, Ankara non è più solo un paese di transito (come per i gasdotti russi o azeri), ma un attore protagonista. Questo aumenta il suo peso geopolitico, la sua indipendenza dalle importazioni e rafforza la sua posizione negoziale in tutti i dossier internazionali, Mediterraneo Orientale incluso.

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