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La Troika ha assassinato la Grecia

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Continuiamo a sentire una realtà completamente distorta da parte dei media sulle vicende greche. La crisi viene dipinta come una situazione in cui il Paese si è trovato per la propria dissennatezza e dal quale la buona e solidale Europa cerca di salvarla.

Nulla di più falso. La Grecia non ha mai avuto alcun tipo di problema economico. La Grecia non ha vissuto sopra le sue possibilità. La Grecia era un normale Paese fino a quando i criminali senza scrupoli della finanza internazionale, attraverso il proprio braccio armato (la Troika ovvero UE, FMI e BCE), hanno deciso di renderla il più grande laboratorio di distruzione di uno Stato sovrano e di imposizione della dittatura del capitale con conseguente cancellazione dei diritti umani fondamentali.
Nel 2009 la crisi in Grecia poteva facilmente essere stoppata con il semplice acquisto da parte della BCE dei titoli di Stato ellenici consentendo al Paese di finanziarsi senza alcun tipo di problema e senza alcun limite, atto doveroso per difendere i diritti inalienabili dell’uomo. Anzi nel 2009 la crisi avrebbe potuto (e dovuto) diventare uno spunto di riflessione. Ovvero si doveva comprendere che l’Europa aveva bisogno di una banca centrale prestatrice di ultima istanza visto che era demenziale che Stati sovrani dovessero deliberatamente subordinare il benessere dei propri popoli ed ogni diritto sociale e democratico ai capricci dei mercati finanziari. Nessuna persona sana di mente (o in buona fede) riterrebbe tale scelta ottimale.
Nonostante ciò il dibattito neppure iniziò e la Grecia venne di fatto commissariata. Vennero concessi al Paese prestiti di emergenza con cui finanziarsi imposti in cambio di misure di austerità composte da tagli alla spesa ed inasprimento della pressione fiscale. Così facendo una crisi esclusivamente addebitabile all’assenza di una banca centrale europea prestatrice di ultima istanza è diventata una vera crisi economica. Infatti sono state le misure della Troika a distruggere il Paese che non aveva alcun tipo di problema economico reale prima che iniziassero le politiche di feroce taglio della spesa pubblica.
I tagli come noto hanno un moltiplicatore monetario fortemente negativo e la Grecia è stata la più evidente prova di questo. Ogni Euro di spesa pubblica in meno ha causato un calo del PIL che lo stesso FMI ha recentemente stimato essere stato pari ad almeno un Euro e mezzo (in realtà il dato è probabilmente sottostimato). La conseguenza che ogni Euro “risparmiato” ha causato una perdita secca per il Paese ed un conseguente calo delle entrate provocando un letale avvitamento.
Ogni intervento della Troika ha avuto questi effetti distruggendo economia e soprattutto il popolo greco. In questi giorni, ancora una volta in cambio di un prestito di emergenza per mantenere il paese nella zona Euro (come se la cosa fosse auspicabile!), si chiede ai greci di tagliare salari e pensioni. Se il paese accetterà il prestito degli strozzini internazionale pagherà proprio i creditori, ovvero in gran parte i medesimi strozzini. Tuttavia la conseguenza che tutto questo causerà nell’economia reale del paese sarà il netto peggioramento della già drammatica situazione del popolo greco rendendo necessario un nuovo piano “salvataggio” tra poco tempo.

Ecco alcuni dati della catastrofe greca che dovreste scolpirvi nella mente. Nel 2008 la Grecia aveva un debito pubblico pari al 99,19% del PIL, un dato assolutamente nella norma. Dopo l’austerità il dato è schizzato al 178,3% nel 2013, dato che continua a peggiorare. Con buona pace di chi affermava che il precedente dato fosse allarmante… Desolante. Nello stesso periodo il PIL che aveva segnato il massimo nel 2008 è sceso fino a 176,6 miliardi ovvero ha avuto un calo del 23%. Ma ovviamente il dato più drammatico, che evidenzia il crimine insito nelle misure di austerità, è il dato occupazionale. La Grecia nel 2008 aveva un tasso di disoccupazione pari al 7,68% passato già nel 2011 al 14,62%. La disoccupazione è poi arrivata nel 2013 al 27,3% e continua a salire.

Sic et simpliciter quanto accaduto in Grecia è un crimine contro l’umanità. Non si possono dare altre definizioni, sarebbero intellettualmente scorrette. Si è usata l’economia, anziché l’esercito, per conquistare una nazione e sottometterla. I media hanno collaborato a tutto questo guardandosi bene dallo spiegare ai greci i rudimenti necessari a comprendere la macroeconomia che, come noto ai lettori di scenari economici, non ha nulla a che vedere con la microeconomia. I bilanci degli Stati nel lungo periodo non devono essere in pareggio ma in disavanzo, altrimenti la crescita è impossibile (urliamolo soprattutto agli economisti asserviti che non hanno mai avuto uno straccio di argomento per confutare tale affermazione). Il punto è che i finanziamenti devono essere sovrani, fatti con la propria moneta e non con moneta creata dal nulla da privati senza scrupoli.
La spesa pubblica dunque non è un demone ma è semplicemente il modo con cui lo Stato immette moneta nel sistema.

La spesa pubblica viene logicamente prima delle tasse che non servono affatto a pagare i servizi come ci raccontano, ma servono a fare politica monetaria in senso ampio, redistribuzione dei redditi compresa (non a caso nella nostra Costituzione l’obbligo di contribuzione fiscale è inserito nella parte politica e non in quella economica). La moneta per pagare le tasse infatti deve prima essere fornita ai cittadini attraverso la spesa! I cittadini non creano moneta dal nulla, ogni attività privata usa la moneta che già esiste in circolazione (salva la richiesta di prestiti che tuttavia comportano il pagamento di interessi e dunque la creazione di debito privato). E se questa moneta è troppo poca è lo Stato che deve intervenire pompandola nell’economia come un cuore pompa il sangue in un corpo. Insomma la spesa pubblica è reddito privato di tutti, reddito indiretto e differito.

In Grecia e purtroppo anche in Italia il paradigma si è invertito imponendo il dogma del pareggio in bilancio in cui improvvisamente diventano le tasse a pagare la spesa pubblica in un percorso inverso economicamente impraticabile, poiché i cittadini non dispongono matematicamente del denaro per pagarla. Anno dopo anno questo meccanismo banale (ma letale) obbliga tutta la spesa pubblica a sparire cancellando lo Stato. Senza Stato si perdono i diritti fondamentali costituzionalmente tutelati. Perdiamo welfare, sanità, istruzione, sicurezza, diritti civili ovvero perdiamo la democrazia in senso proprio.

In Grecia si sono dunque calpestati i diritti umani e chi ha commesso tali crimini non deve gestire i destini europei ma deve subire una nuova Norimberga. Speriamo solo che ciò accada prima di quella guerra che inevitabilmente seguirà alla prosecuzione di queste politiche criminali. L’umana sofferenza provocherà la recrudescenza dei più bassi istinti umani con le conseguenze terribili che la storia ci ha già insegnato. Ma evidentemente non abbiamo imparato la lezione.

Vale la pena leggere alcuni passaggi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che immediatamente fanno comprendere quanto sia assurdo e criminale anteporre la moneta, la cui scarsità è una vile scelta politica per tutelare pochissimi ricchi consegnando loro anche il pieno potere politico, ai diritti inalienabili dell’uomo. Cominciamo con il preambolo:

“Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo;

Considerato che è indispensabile che i diritti dell’uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione;

Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’eguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;

Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di queste libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni”.

Questo splendido passo evidenzia come dal 1948 ad oggi il pensiero umano sia regredito e che avvoltoi come Mario Draghi, Christine Lagarde, Junker (spazzatura di nome e di fatto), Mario Monti, Padoan ed affini siano l’esempio più evidente di tutto questo.
La dichiarazione universale, al suo articolo 2, afferma poi che: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
La ricchezza non è dunque una condizione che determina la concessione dei diritti inalienabili. Assurdo che la loro compressione in Grecia ed in Europa avvenga senza che i responsabili vengano immediatamente puniti. Assurdo che questi diritti vengano subordinati ad una mera unità di misura del lavoro come il denaro.

Meritano poi attenta lettura gli artt. da 22 a 25 poiché riguardano specificatamente ciò che la Troika ha criminalmente tolto al popolo greco e, altrettanto criminalmente, vuole togliere ad ogni Stato europeo:
 “(art. 22) Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. 

(Art. 23) 1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale. 4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

(Art. 24) Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. 

(Art. 25) Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. 2. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale”.

In Grecia il salario minimo è sceso alla cifra di 580 euro mensili (e si chiede a Tsipras di ridurlo!). Un importo che non consente una vita libera e dignitosa e che sottopone i lavoratori ad un regime di criminale schiavitù.

Secondo l’unicef oltre 400 mila bimbi patiscono la fame e la cronaca racconta di svenimenti in classe. Aumentati invece del 336%, secondo la Caritas, il numero degli abbandoni di minori.

I suicidi sono aumentati di oltre il 35,7% dal 2011. Ad esempio a giugno e luglio 2012 si sono registrati oltre sessanta suicidi al mese. Anzi occorre parlare di omicidi. La mortalità infantile è salita del 43%.

Quando Tsipras parla di crimini ha ragione. Non si possono definire che con tale nome e chiunque a qualsiasi livello non lo dice è colpevole quanto gli aguzzini che hanno portato la Grecia a questo punto.

Forza Grecia dunque. Non basta un no alle istituzioni europee serve la forza di lanciare un vasto movimento di opinione che porti a ciò che la giustizia impone. La condanna di tutti i criminali che hanno causato questo sfacelo.


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