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La Svezia propone di proseguire con le sovvenzioni all’energia da carbone in Europa. Preferiremo la sicurezza o la demagogia?

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Una proposta di proroga dei sussidi alle centrali elettriche a carbone nell’UE potrebbe interferire con i piani di un rapido accordo su una riforma del mercato dell’energia elettrica che, secondo Bruxelles, renderebbe i prezzi dell’elettricità più stabili e prevedibili.

La Svezia, presidente di turno dell’UE, ha presentato la proposta all’ultimo momento, suggerendo che i membri dell’UE mantengano le sovvenzioni per le centrali elettriche a carbone, ha riferito oggi la Reuters. I sussidi finanziano gli impianti per garantire che siano pronti a generare elettricità in caso di calo della produzione da altre fonti.

La proposta sembra abbastanza sensata alla luce della recente esperienza della Gran Bretagna con l’energia solare: un periodo di caldo torrido ha compromesso la produzione di energia solare, spingendo l’avvio di una centrale a carbone per compensare la differenza tra domanda e offerta di elettricità. Infatti è noto che le temperature estreme riducono fortemente la resa dei pannelli solari.

Senza questi finanziamenti, le centrali a carbone fallirebbero, perché lavorando solo sporadicamente, l’elettricità che producono non sarebbe competitiva, soprattutto perché i permessi di emissione di carbonio costano moltissimo per il carbone. Il sistema di permessi e sovvenzioni quindi viene ad essere talmente complesso che per mantenere in vita centrali che sarebbero di proprio economicamente convenienti, ma che sono punite dal costo dei diritti di emissione, bisogna finanziarle. L’Unione Sovietica Europea nella sua più invasiva purezza.

La riforma del mercato dell’energia elettrica mira a disaccoppiare il prezzo dell’elettricità nell’Unione Europea dal prezzo del gas naturale, legandolo invece al prezzo dell’elettricità generata da impianti eolici e solari.

L’idea è quella di bloccare i prezzi a lungo termine con accordi di acquisto di energia con le imprese e con i cosiddetti contratti per differenza con il governo, per evitare l’impennata che i cittadini europei hanno subito lo scorso anno.

La proposta della Svezia, tuttavia, potrebbe far deragliare l’accordo, in quanto alcuni governi dell’UE ritengono che un continuo sostegno finanziario all’energia da carbone sia contrario all’agenda dell’UE per l’azzeramento delle emissioni.
Allo stesso tempo, alcuni membri dell’UE come la Polonia e la Bulgaria sono stati riluttanti a chiudere le loro centrali a carbone senza una sufficiente capacità di generazione alternativa e affidabile per sostituirle.

Insomma siamo alla solita scelta: favorire l’economicità e la stabilità delle forniture, anche in un’ottica di evoluzione tecnologica verso le rinnovabili, o favorire blackout per un accellerata mutazione energetica quando non siamo ancora pronti? Scegliere la praticità o la demagogia? Non aspettatevi che naturalmente vinca la prima..

 


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