Attualità
LA STORIA NON DIMENTICA: ANCHE FIRST REPUBLIC BANK E’ FALLITA!
La First Republic Bank è andata, così segnando la terza significativa implosione di una banca di proprietà dei grandi fondi di investimento in meno di due mesi, e la seconda banca più grande mai fallita in America. Si tratta di una banca storica il cui presidente fu uno dei sette pezzi grossi nella celebre riunione a Jeckyll Island del 22 novembre 1910, quando in grande segreto attraverso una serie di inganni e sopraffazioni, si fondò la FED. Tra i sette complottisti a fondamento della nascita della FED, ciò coloro i quali comunicarono ai giornalisti di inizio Novecento di voler creare un fondo di garanzia a protezione del sistema capitalistico americano quando invece crearono la più violenta e prevaricante delle banche centrali, vi erano 5 banchieri e due marionette politiche. Vi era il senatore repubblicano Nelson Aldrich, capo della Commissione di politica monetaria USA, insieme al suo braccio destro, Piatt Andrew, capo di Gabinetto al Tesoro. Poi vi era Frank Vanderlip, presidente della CITY Bank di New York, banca tuttora top 5 in USA e top 25 nel Mondo, di proprietà di William Rockefeller e oggi dei suoi eredi; poi c’era Henry P. Davison, senior partner anziano della Jp Morgan Company e alter ego di mister John Pierpont Morgan (il padre di tutti i grandi banchieri americani); vi era anche il grande banchiere Benjamin Strong, capo della Jp Morgan Bankers Trust e Paul Warburg rappresentante della sua famiglia e di quella Rothschild, che dominava in Europa ed era vista con il fumo negli occhi dagli americani, allergici totalmente all’idea di una banca centrale. In ultimo tra i ‘favolosi’ 7 c’era anche Charles Norton, presidente giustappunto della First National Bank, una vera potenza di Manhattan posta come riferimento di tutte le banche regionali americane anche oggi. Le banche regionali sono quelle non definibili piccole, cioè che hanno più di 10 miliardi di impieghi e non meno come le piccole, ma non sono nemmeno grandi (planetarie) tanto da avere oltre 200 miliardi di impieghi, anche se la First Republic bank superava i 200 miliardi di impieghi e non si sarebbe potuta definire una banca regionale ma una banca grande, sebbene limitata al solo territorio nazionale degli Stati Uniti.
Le autorità competenti e le grandi banche un paio di mesi fa, avevano constatato insieme a quello della Signature bank e della Silicon Valley bank, anche il crollo della storica numero uno delle banche regionali USA, cioè la First Republic Bank, e quindi si erano interessate ad essa nel vociare chiassoso di tutti i media mainstream, i quali giuravano e spergiuravano che questa banca non sarebbe fallita come la banca degli avvocati dei derivati finanziari, la Signature, o la banca dei social media e dei digitalizzatori compulsivi, la Silicon Valley, ma sarebbe stata salvata da una delle top 5 USA. In effetti la più potente delle top 5, la JP Morgan, si era proposta di salvarla, ma non c’è riuscita. Questo è il vero dato politico importante: JP Morgan non ha acquisito la banca, ma parte di essa, e quindi non è affatto come le fanfaluche dei media mainstrem narrano ancora oggi. La verità è questa: la First Republic bank è sotto amministrazione controllata, il valore delle azioni è stato azzerato, e questo segna la morte finanziaria della Banca, che nella sua interezza e continuità non è stata inglobata in pancia alla JP Morgan, come avveniva in passato.
La First Republic Bank, con sede a San Francisco (California), si rivolgeva principalmente a clienti facoltosi dai saldi dei conti superiori alla soglia di deposito di 250.000 dollari. I Media Mainstream dicono che in extremis ci sarebbe stato il salvataggio da parte della JP Morgan, ma ciò non corrisponde al vero ma ad un patetico tentativo di esercizio orwelliano di doublethink. Il “bipensiero” (doublethink) è un concetto immaginato da Orwell nel suo famoso romanzo distopico “1984”, in cui si rappresenta il processo attraverso il quale un’espressione di potere dispotico riesce a far credere contemporaneamente agli allocchi due situazioni tra loro totalmente contrapposte. In parole povere si tratta della capacità di sostenere un concetto e allo stesso tempo il suo esatto opposto, senza che nessuno capisca che non vi è alcun senso logico, se non quello di affermare la verità negandola allo stesso tempo, affinché nessuno la capisca. La First Republic Bank infatti, secondo i giornali e le tv di oggi, sarebbe stata salvata dalla JP Morgan pur trattandosi contemporaneamente di un colossale fallimento bancario, e sarebbe esattamente come dare ad intendere che il Titanic in realtà rimase a galla nel 1912 grazie ad un’altra nave, pur colando a picco allo stesso momento. Si faccia attenzione: JP Morgan Chase non ha annunciato di aver acquisito First Republic bank assimilandola, bensì solo una parte delle attività e una parte delle passività. Così come il Titanic si spezzò in due quando stava affondando, l’Autorità americana (FDIC) che ha appena azzerato il board, la governance e il capitale azionario, ha spezzato in due la struttura della banca rifilandone alla JP Morgan solo un pezzo. Certamente la grande banca proteggerà i depositi, assicurati e non assicurati, mettendo la sua forza finanziaria per tenere a galla alcuni clienti della First Republic, così come il Carpatia andò in soccorso del Titanic salvando parte dell’equipaggio, ma non certamente verrà salvata la nave con tutto il suo equipaggio e i suoi passeggeri.
Si tratta di un tremendo segnale di debolezza del sistema finanziario del dollaro fiat della FED, creato proprio da JP Morgan e First Republic bank dal 1910, perché se nemmeno JP Morgan è stata in grado con la sua enorme stazza di far galleggiare una banca definita ‘regionale’, sebbene sia di rilevanza medio grande, cosa si pretende di fare più nel Mondo? Chi del WEF potrà intimorire la Cina dissuadendola dal transare in monete diverse dal dollaro, o sottomettere la Russia con altre sanzioni? Chi può pensare che l’Agenda 2030 non sia carta igienica dopo quanto sta accadendo nel mondo bancario occidentale? I primi tre azionisti della First Republic Bank, quelli che hanno preso la botta dolorosa in corpo, sono proprio i grandi fondi che fanno il bello e cattivo tempo in tutte le multinazionali. Al primo posto tra gli azionisti della banca appena fallita troviamo il secondo fondo al Mondo, mentre al secondo posto tra gli azionisti constatiamo il quarto, e al terzo posto nel capitale della First Republic il terzo fondo mondiale. Stiamo parlando delle colonne del World Economic Forum come Vanguard, Capital group e State Street, non degli interessi dei piccoli costruttori edili del Michigan, o di agricoltori del Kansas o di allevatori di carni del Texas. Questi tre fondi hanno perso tutto il valore azionario e il loro controllo su oltre 220 miliardi di attività, mentre le banchette sotto i 10 B di impieghi, che nell’Agenda 2030 sarebbero dovute fallire ed essere assimilate dalle banche regionali ed infine dalle Grandi banche, perché incontrollabili anche nel senso di finanziare quella America di provincia che vota per Trump, prosperano tranquillamente. Per arrivare al Great Reset e al progetto orweliano delle CBDC, le banche americane piccole sarebbero dovute fallire, e non sta accadendo, ma certamente non sarebbero dovute fallire quelle intorno ai 200 miliardi di impieghi e con azionisti di riferimento Black Rock (come Silicon Valley) e Vanguard (First Republic Bank). In pratica l’élite di Davos ha incassato il terzo cazzotto in faccia in due mesi, perché dopo il fallimento di Signature bank, la banca del potere presente, cioè quella degli avvocati newyorchesi che hanno scritto i contratti dei derivati sottostanti agli asset bank security a fondamento dei bilanci delle grandi banche, e quella del potere futuro, cioè delle start up necessarie alle digitalizzazioni Agenda 2030, la californiana Silicon Valley bank, è andata KO anche una banca storica, la First Republic, che dobbiamo ricordare come quella che accompagnò la CITY (Rockfeller), la JP Morgan (John Piermont Morgan), gli Warburg (banca di famiglia e cartello farmaceutico attuale) e i Rothschild (banche centrali di tutto il Mondo) lungo il cammino di fondazione e radicamento della FED.
Lassù qualcuno ci ama, e a questo punto il trascinarsi in vita di questo sistema a moneta fiat non deve essere visto come fosse un’agonia popolare, ma come l’agonia delle élite finanziarie occidentali, e perciò come un piacere la cui attesa della fine è essa stessa un piacere. Nessuna Top five USA in realtà ha salvato la First Republic, perciò per il futuro possiamo sognare in grande, pensando ad un riverbero a sorpresa, e come fossimo in un romanzo di Agata Christi, possiamo iniziare a chiederci dopo la First Republic quale sarà la prossima vittima? Un’altra delle 5 fondatrici della FED, la CITY bank di New York, o la più grande banca europea dei Rockfeller, degli Warburg e dei Rothschild, la Deutsche Bank? Non tutti sanno che i banchieri della CITY Bank di Manhattan controllano il bilancio della Deutsche Bank e quindi indirettamente Bundersbank, con tutta l’impalcatura posta alle basi della tecnocrazia UE. L’effetto a catena ci porta a considerazioni finali, e come disse Caressa a Bergomi quando all’improvviso gol di Grosso, che nessuno si aspettava, seguì quello di un inarrestabile Del Piero, possiamo continuare a sognare: prepara le valige Beppe che andremo a Berlino!
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