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La sfilata dei diritti e i diritti sfilati

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Apprendiamo che il Gay Pride, tenutosi a Milano sabato 29 giugno, si è occupato anche di migranti caldeggiando, accanto alle istanze dell’universo “arcobaleno”, la solidarietà nei confronti dei “rifugiati” in arrivo sulle nostre sponde. Il nesso tra le due situazioni non è affatto chiaro, forse neppure agli organizzatori, ma tant’è. Apprendiamo anche un’altra curiosa news. Il Gay Pride è stato lautamente sponsorizzato da una lista lunga un chilometro di multinazionali, tra le quali Coca Cola, E-bay, Google, Microsoft, Amazon, Burger King, Linkedin, Nestlè e Starbucks. Il che è decisamente interessante e induce a porsi un sacco di domande. Persino in chi, per statuto e vocazione, di solito manifestazioni come questa le “adotta” senza sé e senza ma e ci vede l’incedere inesorabile del progresso e dei diritti universali. Parliamo, ovviamente, della sinistra, più precisamente di quella italiana e ancora più precisamente della costola giovanile dei democratici milanesi. I quali ultimi – evidentemente più svegli e smagati dei loro più anziani compagni – sono rimasti stupiti dal fatto che alcune note aziende abbiano sponsorizzato una manifestazione che, secondo loro, “promuove il progresso e una società migliore”.
 
Ora, prescindiamo per un momento dalla singolare equazione tra gay pride e società migliore. Concentriamoci, invece, sull’amletico dubbio dei virgulti piddini: perché diavolo le espressioni del grande capitale sono così sensibili ai diritti civili degli omosessuali e non dimostrano, testuali parole, “la stessa sensibilità per i diritti dei propri lavoratori”? Dal che è nato un appello, come oggi va di moda, del tipo: oltre a schierarvi meritoriamente per i gay, perché non dimostrate altrettanta concreta attenzione per quelli che un tempo si chiamavano proletari? Proviamo noi a chiarire la faccenda. Non è che le grandi corporation sono appassionate dei diritti civili mentre stranamente si scordano di quelli sociali. Le grandi corporation sono appassionate dei diritti civili perché è il modo migliore per distrarre l’attenzione dai diritti sociali. È in atto, ormai da qualche decennio, una gigantesca propaganda su scala globale di “diritti” innocui per il grande capitale transnazionale.
 
Da qui nasce l’amplificazione ossessivo-compulsiva per questioni come la parità di genere, le quote rosa, le coppie di fatto, gli uteri in affitto. Sono tematiche perfette per “spostare” il focus dell’opinione pubblica dalle vere emergenze popolari a urgenze inventate ovvero tutte individuali, egotistiche, narcisistiche. Urgenze tipiche di un individuo non più “soggetto” di veri diritti, e quindi in grado di prodursi in una analisi critica della propria situazione o di invocare giustizia nella ridistribuzione delle risorse e nell’equa soddisfazione dei bisogni. Al suo posto, ecco la sintesi in provetta di un automa irriflessivo, indifferenziato, fungibile, tarato sui meri godimenti materiali, su un generico mood sentimental-adolescenziale e sulle sole prioritarie necessità del consumo. Ecco perché, cari, giovani dem, le multinazionali sono impegnate alla promozione, su scala globale, di questo progetto di uomo. Ora dovreste chiedervi perché voi vi trovate a militare dalla stessa parte di quello che, un tempo, era il nemico giurato dei vostri nonni. E anche perché né voi né i vostri mentori attuali riuscite ad aprire gli occhi su quanto sta accadendo.
 
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

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