Energia

La sconfitta energetica nucleare belga: quando la transizione Green rinnega se stessa

Belgio in stallo: Spento Tihange-1, ma ora si Rimpiange la sua energia green e stabile. La miopia politica costa cara, e i sindaci protestano per la chiusura

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L’epilogo era scritto, ma il Belgio ci regala l’ennesimo paradosso della politica energetica europea. Martedì scorso, 30 settembre, il reattore nucleare Tihange-1 ha spento i motori, scollegandosi dalla rete dopo 50 anni di onorato servizio. Un taglio netto, 962 MW di potenza, un reattore ad acqua pressurizzata che dal 1975 ha fatto il suo dovere, producendo circa di energia pulita e, soprattutto, a baseload, cioè disponibile 24/7.

La “festa” dell’addio a Tihange-1, la quarta delle sette unità nucleari belghe a cessare l’attività, arriva in un momento in cui le certezze del phaseout nucleare – imposto da una legge del 2003 – si sono dissolte come neve al sole.

Il pendolo impazzito di Bruxelles

Inutile girarci intorno: la disattivazione odierna è il risultato di una visione ideologica e di una miopia politica che, con il senno di poi, stanno costando caro.

  1. L’Obiettivo Iniziale (e Ideologico): La legge del 2003 prevedeva lo spegnimento di tutti i reattori entro il 2025 in nome di una transizione totalmente rinnovabile. Un nobile proposito, certo, ma spesso disallineato con la realtà fisica della rete e la necessità di una capacità di carico di base carbon-free stabile.
  2. La Cruda Realtà (e la Guerra): L’invasione russa dell’Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno agito da doccia fredda. Di fronte al rischio di blackout e all’impennata dei prezzi del gas – che, ironicamente, avrebbe dovuto rimpiazzare il nucleare – il governo federale belga ha fatto marcia indietro.
  3. Il “Pentimento” Tardivo: A marzo 2022 si è deciso di estendere l’operatività dei due reattori più recenti, Doel-4 e Tihange-3, per altri 10 anni. Un accordo raggiunto con Engie-Electrabel, proprietaria degli impianti, che include persino il trasferimento allo Stato della responsabilità finanziaria per i rifiuti nucleari. Insomma, lo Stato si accolla il costo storico per mantenere in vita una risorsa cruciale.

La contabilità dell’assurdo

Il caso di Tihange-1 è emblematico. Il suo ciclo di vita iniziale di 40 anni era scaduto nel 2015, ma aveva ottenuto una proroga di 10 anni. Un’ulteriore estensione – richiesta oggi con forza dal fronte pro-nucleare e da alcune amministrazioni locali – avrebbe richiesto ingenti investimenti in sicurezza e una nuova revisione periodica. Engie, fino a poco tempo fa, ha fatto spallucce, non volendo accollarsi i rischi e i costi di ammodernamento dettati da una politica schizofrenica.

Qui vediamo il controsenso: mentre il reattore si spegne, il nuovo esecutivo belga si muove in direzione opposta, puntando a mantenere circa di capacità nucleare nel mix elettrico nazionale per garantire una baseload priva di emissioni. Addirittura, si è chiesto a Engie di evitare passi di disattivazione irreversibili su Tihange-1, in una strana trattativa per una possibile riaccensione. Una discussione che

Reattore Potenza (MW) Chiusura Prevista (Legge 2003) Stato Attuale Motivo della Chiusura/Estensione
Tihange-1 962 2025 Chiuso (Sett. 2025) Scadenza estensione 10 anni.
Doel-1 433 2025 Chiuso (Feb. 2025) Scadenza estensione 10 anni.
Doel-2 433 2025 Chiusura Nov. 2025 Non prorogato.
Tihange-2/Doel-3 900+ 2022/2023 Chiusi Chiusura precedente.
Doel-4/Tihange-3 2025 Estesi (+10 anni) Crisi energetica e sicurezza approvvigionamento.

 

Il Pianto del Sindaco

A chiudere il cerchio di questa decisione incomprensibile sono le reazioni locali. Christophe Collignon, sindaco di Huy, la cittadina che ospita il sito di Tihange, parla apertamente di una “decisione difficile da comprendere” e di uno “shock da assorbire” per le finanze municipali. L’aspetto non è solo economico-fiscale, ma di pura pragmatismo:

“Abbiamo sempre più bisogno di elettricità, sia per i veicoli che stiamo chiedendo ai cittadini di adottare, sia per le nostre aziende,” ha dichiarato Collignon. “Abbiamo qui uno strumento che è soddisfacente e gestito in buone condizioni.”

In sintesi, mentre l’Europa spinge per l’elettrificazione e il taglio delle emissioni ( milioni di tonnellate di evitate in 50 anni da solo Tihange-1), il Belgio, per un feticcio ideologico ormai superato dai fatti, spegne una fonte energetica green, stabile e affidabile. Una scelta che, nell’ottica keynesiana di investimenti a lungo termine e di stabilità economica, appare semplicemente autolesionista. Un esempio lampante di come le politiche energetiche dovrebbero basarsi sulla ragionevolezza tecnica e non su dogmi politici con data di scadenza.

Tinhage 1

Domande e Risposte per il Lettore

1. Perché il Belgio ha deciso di chiudere le centrali nucleari, se ora si sta pentendo? Il phaseout nucleare belga è stato stabilito con una legge del 2003, spinto principalmente da preoccupazioni sulla sicurezza e dalla volontà politica di puntare esclusivamente sulle energie rinnovabili. Tuttavia, la crisi energetica post-invasione russa dell’Ucraina ha evidenziato la necessità critica di una capacità di carico di base () stabile e a basse emissioni di carbonio, portando il governo a estendere l’operatività dei reattori più recenti. Il “pentimento” nasce dalla realizzazione che il nucleare è essenziale per la sicurezza energetica e gli obiettivi climatici, ma è arrivato troppo tardi per unità come Tihange-1, la cui estensione avrebbe richiesto grandi investimenti non accettati in tempo.

2. Qual è l’impatto economico della chiusura di Tihange-1 per le comunità locali? La chiusura ha un impatto significativo sulle finanze municipali della città di Huy, dove si trova l’impianto. Il sindaco ha espresso preoccupazione per lo “shock” finanziario. Oltre al gettito fiscale e ai contributi diretti, la centrale rappresenta un’importante fonte di posti di lavoro e un volano economico per la regione. L’energia prodotta era a basso costo e pulita (con milioni di tonnellate di evitate), la cui sostituzione richiederà probabilmente energia più costosa, con conseguenze per le bollette e la competitività delle imprese locali.

3. Il Belgio può riattivare Tihange-1 in futuro, dato il ripensamento del governo? Il governo belga ha espresso il desiderio di mantenere aperte opzioni per una possibile riattivazione, chiedendo a Engie di non procedere con i passi di disattivazione irreversibili fino al 2028. Tuttavia, la riattivazione non è semplice: reattori come Tihange-1 avrebbero richiesto, prima della chiusura, notevoli aggiornamenti di sicurezza e una revisione decennale per ottenere una nuova proroga operativa. Il vero ostacolo sarà convincere il gestore, Engie, ad accollarsi i costi e i rischi di questi investimenti, che la stessa azienda aveva rifiutato prima del cambio di direzione politica.

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