Economia

La Scommessa americana: magneti senza terre tare per sfidare la Cina

Una startup sostenuta da GM e Stellantis promette magneti potentissimi senza usare le terre rare, un mercato dominato da Pechino. Una rivoluzione per l’industria occidentale o una scommessa azzardata?

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Nel grande risiko geopolitico per le materie prime, gli Stati Uniti tentano una mossa da manuale: aggirare l’ostacolo invece di scontrarcisi frontalmente. L’ostacolo, ingombrante come pochi, è il quasi monopolio della Cina sulle terre rare, elementi fondamentali per la produzione di magneti permanenti ad alte prestazioni. La mossa è affidata a una società, Niron Magnetics, che ha appena lanciato un’iniziativa ambiziosa: produrre magneti senza nemmeno un grammo di terre rare. A crederci, e a metterci i soldi, non sono nomi da poco: Stellantis e General Motors.

Il Dominio Cinese e il “Santo Graal” Tecnologico

I magneti sono ovunque: motori elettrici, turbine eoliche, sistemi di difesa, dispositivi medici e persino nell’elettronica di consumo. La loro potenza dipende da elementi come il neodimio, il terbio e il praseodimio. Il problema? La catena di approvvigionamento globale di questi materiali è saldamente in mano a Pechino, che controlla estrazione e lavorazione. Una dipendenza che a Washington, e non solo, provoca più di qualche mal di pancia.

Niron Magnetics propone una soluzione che John Ormerod, un consulente del settore, ha definito “una specie di Santo Graal dei magneti”. L’idea si basa sulla ricerca del co-fondatore Jian-Ping Wang, professore all’Università del Minnesota, che ha scoperto le notevoli proprietà magnetiche del nitruro di ferro (), un composto ottenuto dalla combinazione di ferro e azoto. Due degli elementi più abbondanti ed economici sul pianeta. Secondo l’azienda, questo nuovo materiale sarebbe addirittura il 18% più potente dei composti tradizionali.

Chi ci crede (e chi ci mette i soldi)

L’idea è talmente allettante da aver attirato un consorzio di investitori di primo piano. Oltre a Stellantis e GM, hanno puntato su Niron anche:

  • Volvo Cars (tramite il suo braccio venture capital)
  • Samsung Ventures
  • Il governo degli Stati Uniti, che ha partecipato con un robusto sostegno finanziario.

In totale, Niron ha raccolto 150 milioni di dollari da finanziamenti privati, a cui si aggiungono un credito d’imposta da 52,2 milioni di dollari e un precedente finanziamento di 17,5 milioni dal Dipartimento dell’Energia. Con queste risorse, l’azienda sta costruendo un primo stabilimento a Sartell, in Minnesota, con una capacità di 1.500 tonnellate annue, sufficienti a coprire circa il 3% della domanda statunitense. L’impianto dovrebbe essere operativo entro l’inizio del 2027.

 

Scetticismo e domande aperte

Tutto troppo bello per essere vero? Forse. Come per ogni “Santo Graal” che si rispetti, le incognite non mancano. Il principale punto interrogativo riguarda le prestazioni reali e la scalabilità della tecnologia. Lo stesso Ormerod, pur riconoscendone il potenziale, lamenta: “Non abbiamo dati da Niron, il che è frustrante e rende impossibile una valutazione accurata al cento per cento”.

La strategia di Niron è chiara: “Le aziende occidentali di terre rare stanno giocando la stessa partita dei cinesi. Noi non abbiamo bisogno di aprire una miniera”, ha dichiarato il CEO Jonathan Rowntree. Un approccio che bypassa il problema dell’estrazione, ma che deve ancora dimostrare la sua validità sul campo.

Milo McBride, del Carnegie Endowment for International Peace, suggerisce che i primi mercati potrebbero essere quelli dell’elettronica di consumo, meno esigenti in termini di prestazioni estreme rispetto al settore militare o automotive. Ma con un deficit di approvvigionamento di magneti previsto di 55.000 tonnellate entro il 2030, c’è spazio per tentare. Come ha dichiarato Mark Champine di Stellantis: “Niron sta rispondendo a una domanda urgente”. La scommessa è lanciata. Vedremo se questo “Graal” si rivelerà un calice colmo di successo o un costoso buco nell’acqua.

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Domande e Risposte per il Lettore

1) Perché le “terre rare” sono così strategiche e perché la dipendenza dalla Cina è un problema?

Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici con proprietà magnetiche ed elettroniche uniche, insostituibili in molte tecnologie avanzate come i motori delle auto elettriche, le turbine eoliche, gli smartphone e i sistemi missilistici. La loro strategicità deriva dal fatto che la Cina controlla circa il 60% dell’estrazione mondiale e oltre l’85% della loro lavorazione e raffinazione. Questa posizione dominante conferisce a Pechino un’enorme leva geopolitica, potendo potenzialmente limitare le forniture per ragioni politiche o commerciali, mettendo in crisi le industrie e la sicurezza nazionale dei paesi occidentali.

2) Qual è il vero vantaggio della tecnologia di Niron a base di nitruro di ferro?

Il vantaggio principale è l’indipendenza dalle catene di approvvigionamento critiche. Il nitruro di ferro è composto da ferro e azoto, due degli elementi più abbondanti ed economici sulla Terra. Questo elimina la necessità di costosi e inquinanti processi di estrazione e raffinazione delle terre rare, attualmente dominati dalla Cina. In teoria, questa tecnologia permetterebbe di produrre magneti ad alte prestazioni in modo più sostenibile, a costi inferiori e soprattutto con una filiera produttiva sicura e localizzata interamente in Occidente, riducendo drasticamente la vulnerabilità geopolitica.

3) Quali sono i principali ostacoli che questa nuova tecnologia deve ancora superare?

Nonostante le promesse, la tecnologia di Niron affronta due ostacoli principali. Il primo è la dimostrazione delle prestazioni su larga scala: una cosa è un prototipo in laboratorio, un’altra è produrre industrialmente magneti che mantengano le performance promesse in applicazioni esigenti come i motori di un’auto elettrica. Il secondo ostacolo è la mancanza di dati pubblici e certificati: la comunità scientifica e industriale attende prove concrete e indipendenti. Finché l’azienda non condividerà dati dettagliati, rimarrà un velo di scetticismo sulla reale capacità di questa innovazione di sostituire i magneti tradizionali.

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