Difesa
La Russia trasforma i droni Shahed: ora seminano mine anticarro
Mosca ha sviluppato una nuova e preoccupante tattica: utilizzare i droni a lungo raggio Shahed per disseminare mine anticarro sulle vie di comunicazione. Una strategia che mira a trasformare l’intera rete logistica ucraina in un campo minato a distanza.

La Russia ha introdotto una nuova e preoccupante tattica nel conflitto ucraino, utilizzando i droni della famiglia Shahed, noti come Geran in russo, per disseminare mine anticarro. Questa strategia, che riprende in parte le tecniche impiegate dai droni “bombardieri” multiruotore ucraini, presenta vantaggi strategici molto diversi e rappresenta un’ulteriore sfida per la difesa di Kyiv. Sebbene non sia ancora chiaro quanto sia diffuso questo nuovo impiego, la capacità di minare a distanza le vie di comunicazione nemiche apre scenari operativi inediti.
La nuova tattica russa e le prime prove
Un video recentemente apparso sui social media, diffuso dal canale Telegram militare russo NGP-Razvedka, mostra un drone Shahed mentre sgancia mine anticarro PTM-3 da contenitori fissati sotto la fusoliera. Ogni contenitore, come si evince dal filmato, rilascia una singola mina tramite una piccola carica esplosiva. Il video documenta anche l’apparente distruzione di almeno due veicoli ucraini a causa delle mine. Il video è stato ripreso da Clash Report:
Russian drones dropping anti-tank mines on roads. pic.twitter.com/pnS5jacNC1
— Clash Report (@clashreport) August 10, 2025
“Oggi sul nostro canale presentiamo in anteprima le più recenti tattiche con droni contro obiettivi terrestri in movimento”, ha scritto il canale russo. “Qualche tempo fa, il nemico aveva pubblicato messaggi preoccupati sostenendo di aver trovato sotto l’ala dei Geran delle cassette con mine, sospese per scopi sconosciuti”.
Il canale ha poi spiegato le immagini, affermando: “Il Geran esegue la posa di mine a distanza sulle rotte di rifornimento nemiche in tempo reale, causando la distruzione di un’unità di trasporto”. I russi hanno sottolineato il potenziale strategico di questa tattica: “Il sistema di guida sarà affinato, le tattiche d’uso ampliate e la logistica dei nazisti trasformata in un incubo completo. La portata del Geran è di oltre 1.000 km, capite cosa significa?”. Ve lo spieghiamo noi: signifca mettere a rischio tutta la rete logistica ucraina.
La conferma ucraina e le caratteristiche della minaccia
L’uso degli Shahed per la posa di mine era stato rivelato per la prima volta la scorsa settimana dalla Polizia Nazionale Ucraina (NPU), dopo l’abbattimento di uno di questi droni nella regione di Sumy. “Questo metodo permette al nemico di minare a distanza strade, terreni agricoli e altro ancora”, ha spiegato la NPU sul proprio canale Telegram. La mina utilizzata è la PTM-3, un ordigno di piccole dimensioni con involucro in plastica, dotato di un detonatore magnetico che si attiva al passaggio di veicoli.
Le immagini diffuse dalla polizia ucraina mostrano chiaramente il sistema di sgancio recuperato dai resti del drone. La NPU ha esortato i cittadini alla massima prudenza, in particolare “i conducenti di qualsiasi macchinario che lavora nei campi, così come coloro che si muovono lungo strade sterrate dove la visibilità del manto stradale è limitata”. Le autorità hanno anche avvertito che i droni abbattuti potrebbero contenere, oltre alla testata principale, trappole esplosive o sensori che si attivano in caso di manipolazione.
La PTM-3 è una mina anticarro di epoca sovietica progettata per essere dispersa da veicoli, artiglieria o elicotteri. Secondo l’esercito statunitense, una volta dispiegata si arma in 60 secondi e la sua spoletta a influenza magnetica la fa detonare al passaggio di un veicolo. È inoltre dotata di un dispositivo anti-manomissione.
Un’evoluzione costante e le incognite operative
Questa nuova capacità è solo l’ultimo sviluppo di un’arma di progettazione iraniana che la Russia ha iniziato a impiegare nel settembre 2022. Come evidenziato dalla fonte principale di questa analisi, TWZ, gli Shahed sono stati costantemente migliorati e oggi rappresentano il principale strumento russo per attacchi a lungo raggio, con una produzione interna che mira a quasi triplicare i 2.000 droni al mese attuali.
Restano tuttavia delle incognite sulle modalità operative. Una possibilità è che i droni siano controllati in tempo reale da un operatore (man-in-the-loop) vicino alle linee del fronte. Questo consentirebbe una posa delle mine più agile e reattiva, ma ne limiterebbe il raggio d’azione. L’altra ipotesi, ben più preoccupante, è che gli Shahed operino in modalità autonoma, seguendo una rotta pre-programmata per minare strade a centinaia di chilometri all’interno del territorio ucraino.
Nel frattempo, come riporta la testata ucraina Militarnyi, la Russia starebbe adattando le mine PTM-3 anche come testate per le sue munizioni circuitanti Lancet, sostituendo la carica standard KZ-6 per aumentare la potenza distruttiva. Questa convergenza tattica dimostra come la guerra dei droni continui a evolversi, trasformando sistemi noti in minacce sempre nuove e dinamiche.
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