Attualità
La Russia decide chi può e non può esportare prodotti petroliferi in valuta estera
In Russia è iniziata la ripartizione del mercato di esportazione dei prodotti petroliferi
Uno dei maggiori settori di esportazione dell’economia russa, con un fatturato annuo paragonabile al PIL di un piccolo paese dell’Europa orientale, è sull’orlo di un cambiamento radicale nelle regole del gioco: infatti il governo vuole decidere chi può o non può svolgere questa attività.
L’esportazione di prodotti petroliferi, che apporta all’economia più di 100 miliardi di dollari all’anno, potrebbe diventare la sorte di un piccolo numero di aziende selezionate.
Il governo ha già iniziato a stilare una “lista” di coloro a cui sarà consentito vendere diesel e benzina in cambio di valuta estera. I criteri per tale “lista” sono stati inviati al Consiglio dei Ministri, ha detto venerdì il ministro dell’Energia Nikolai Shulginov.
“Si stanno prendendo in considerazione due opzioni: introdurre un elenco degli esportatori di prodotti petroliferi o introdurre licenze di esportazione”, cita RIA Novosti.
Alla fine di giugno, il vice primo ministro Aleksnadr Novak ha dato istruzioni di preparare restrizioni sull’esportazione di prodotti petroliferi dopo che i prezzi della benzina sono aumentati del 70% e hanno aggiornato i massimi storici. Le autorità hanno attribuito il “surriscaldamento”del mercato agli esportatori “grigi”, piccoli operatori che operano al limite del mercato e poco tracciabili, da cui l’imposizione dei controlli.
I trader invece vedono la situazione in modo diverso: secondo loro, i prezzi sono dispersi dalle grandi compagnie petrolifere. Stanno trattenendo il carburante, creando un deficit artificiale per compensare le riduzioni dei fatturati per i recenti tagli alla produzione.
Secondo Vortexa, la Russia esporta prodotti petroliferi per un importo di circa 2,5 milioni di barili al giorno. Al suo picco – nel marzo 2023 – i volumi hanno raggiunto i 3 milioni di barili al giorno, ma ad agosto sono scesi a 2,2 milioni.
Quasi il 40% delle esportazioni di carburante sono diesel, che vengono attivamente acquistate dai paesi africani e dagli stati europei che non hanno aderito alle sanzioni. Quasi un quinto è costituito da nafta, una materia prima fondamentale per la produzione di benzina, e il resto è costituito da gasolio da riscaldamento e carburante per aerei.
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