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La “Roulette russa” della vaccinazione obbligatoria a Mosca

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La Russia, pur avendo sviluppato tre vaccini internamente, di cui lo Sputnik è particolarmente conosciuto, non ha mai voluto forzare la mano con l’obbligo vaccinale. L’iniezione, iniziata con due mesi di anticipo rispetto ai paesi occidentali, è comunque rimasta sempre facoltativa, anche se fortemente consigliata , anche nelle categorie a contatto con il pubblico. Quindi a Mosca ci sono centri vaccinali da tempo, ma non sono particolarmente frequentati e la percentuale di vaccinati è rimasta piuttosto bassa, come si può vedere dal seguente grafico comparativo:

Adesso però la combinazione di una crescita nei casi, soprattutto a Mosca, ed anche il pensiero, riteniamo, di cosa fare con tutti questi vaccini, sta spingendo le autorità verso l’imposizione di parziali obblighi vaccinali.

Il problema è che, secondo un sondaggio Superjob, quasi i due terzi dei russi (63%) non approvano l’idea della vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus nella Federazione Russa; tra i cittadini di età compresa tra 35 e 44 anni, questa quota è del 67%.  quindi l’imposizione di un obbligo tout court, all’italiana, appare improponibile.

Le autorità quindi hanno creato “L’obbligo percentuale”: non c’è nessun obbligo personale, ma i datori di lavoro devono assicurare che almeno il 60% dei lavoratori con ruoli a contatto con il pubblico sia vaccinato. Come raggiungere questa percentuale? Mistero. Praticamente si è scaricata la patata bollente sui datori di lavoro e dovranno essere loro, eventualmente, a prendere delle decisioni impopolari, come il licenziamento dei dipendenti, o a dare degli incentivi economici.

Da un certo punto di vista è un colpo di genio: lo Stato impone un quasi obbligo , non entra nell coscienza personale, ma lo f fare a qualcun altro. Prevediamo un bel po’ di problemi, su  questo tema, a Mosca.

 


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