Difesa
La Romania spende in armi: pronti oltre 7 miliardi di dollari per centinaia di carri armati Abrams
La Romania si arma contro la minaccia russa: un maxi-investimento da oltre 7 miliardi di dollari per una flotta di carri armati americani Abrams. Ecco i dettagli del piano che ridisegna la difesa sul fianco est della NATO.
La guerra in Ucraina, ormai un conflitto di logoramento alle porte dell’Europa, continua a produrre effetti a catena sulle priorità di difesa dei paesi del fianco est della NATO. L’ultima, e decisamente massiccia, mossa arriva dalla Romania, che ha messo sul tavolo un piano importante per rinnovare completamente la sua componente corazzata, mandando in pensione i vecchi mezzi di concezione sovietica.
Il Ministero della Difesa di Bucarest ha infatti bussato alle porte del Parlamento per chiedere il via libera a un programma di acquisizioni militari che supera i 7 miliardi di dollari. L’obiettivo è chiaro: dotarsi di una flotta moderna e potente di carri armati da combattimento (MBT) M1A2 Abrams di produzione statunitense, in linea con gli standard dell’Alleanza Atlantica e in grado di rappresentare un deterrente credibile. Un carro solido, ma aneanche nella sua versione più aggiornata.
Il piano, di una portata economica e strategica notevole, si articola in due fasi principali:
- Prima Fase: Un pacchetto da circa $485 milioni (al netto delle imposte) destinato a supportare il battaglione di 54 Abrams già ordinato nel 2023. Non si tratta solo di “ferro”, ma di tutto ciò che serve per renderlo operativo: munizioni, parti di ricambio, simulatori e, soprattutto, addestramento per gli equipaggi.
- Seconda Fase: È qui che si concentra il grosso dell’investimento. La proposta prevede l’acquisto di ben 216 ulteriori carri armati Abrams e 76 veicoli di supporto (come carri recupero e gettaponte). Il costo stimato per questa tranche è di circa $7.6 miliardi, sempre al netto delle imposte. La cifra include anche la creazione in Romania di strutture per la manutenzione, la logistica e la formazione continua.
Questo sforzo si inserisce nel più ampio progetto “Esercito 2040“, con cui Bucarest punta a trasformare le proprie forze armate entro il prossimo decennio, dotandole di equipaggiamenti moderni, sistemi di comando digitalizzati e una più stretta integrazione nelle operazioni NATO.
Vale la pena notare che la Romania è da tempo uno degli alleati “virtuosi” dell’Alleanza. Da nove anni consecutivi, infatti, il paese rispetta e supera l’obiettivo di spesa per la difesa del 2% del PIL. Un impegno che, ironia della sorte, le valse persino le lodi dell’ex presidente Donald Trump, spesso critico verso gli alleati europei.
La posizione geografica della Romania, con i suoi 650 chilometri di confine con l’Ucraina, rende questa mossa significativa. Il paese ha più volte denunciato incursioni di droni russi nel suo spazio aereo, un promemoria costante della vicinanza del conflitto. Curiosamente Bucarest nel suo investimento non ha considerato la disponibilità di carri tedeschi, ne Leopard 2A8, né Panther, ma si è rivolta direttamente agli USA, comprando una versione aggiornata dei carri armati che non stanno facendo esattamente una splendida figura sul fronte ucraino.
Ora la parola passa al parlamento rumeno per l’approvazione finale dell’ordine e quindi agli USA, per il loro via libera e quindi la produzione e consegna.
Domande e Risposte per i Lettori
- Perché la Romania sta compiendo un investimento così massiccio proprio ora?
La decisione è una diretta conseguenza dell’aggressione russa all’Ucraina. La guerra ha reso evidente l’obsolescenza degli equipaggiamenti di era sovietica e l’urgenza per i paesi del fianco est della NATO di modernizzare i propri arsenali. La Romania, condividendo un lungo confine con l’Ucraina e subendo incursioni di droni, percepisce la minaccia in modo diretto. Questo investimento non è solo un potenziamento militare, ma una mossa strategica per rafforzare la deterrenza, allinearsi completamente agli standard NATO e garantire la propria sicurezza nazionale in un contesto geopolitico radicalmente cambiato.
- Oltre ai carri armati, cosa comprende questo enorme pacchetto di spesa?
L’acquisto non riguarda solo i carri armati. Un errore comune è pensare che basti comprare il mezzo. In realtà, una parte significativa della spesa, quasi $8 miliardi, è destinata a creare un intero “ecosistema” operativo. Questo include 76 veicoli di supporto specializzati, essenziali per le operazioni sul campo, ma anche munizioni, pezzi di ricambio, simulatori avanzati per l’addestramento e, fondamentale, la costruzione di infrastrutture logistiche e di manutenzione direttamente sul suolo rumeno. È un investimento a lungo termine per garantire l’autonomia e l’efficacia della nuova forza corazzata.
- Questo acquisto è già definitivo? Quali sono i prossimi passi?
No, l’acquisto non è ancora definitivo. La richiesta del Ministero della Difesa rappresenta il primo passo formale. Ora dovrà essere esaminata e approvata dal Parlamento rumeno, che dovrà stanziare i fondi necessari. Successivamente, trattandosi di una vendita di armamenti militari statunitensi (Foreign Military Sale), la richiesta dovrà ricevere il via libera dal Dipartimento di Stato americano e dal Congresso degli Stati Uniti. Solo dopo queste approvazioni politiche e burocratiche si potrà procedere con la firma dei contratti e la definizione dei tempi di consegna, che richiederanno comunque diversi anni.
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