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La Rivoluzione di Papa Francesco di Americo Mascarucci

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Preti e suore stanno digiunando da giorni contro la stretta sui migranti voluta dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Preti e suore che però non hanno avvertito l’esigenza di manifestare con altrettanta forza ed efficacia quando in Parlamento si approvava la legge sul “fine vita”; o che non hanno sentito il bisogno di digiunare davanti alle ambasciate del Regno Unito per difendere il diritto alla vita dei piccoli Charlie Gard e Alfie Evans. E’ la nuova Chiesa di Bergoglio che ha stravolto e completamente capovolto i paradigmi dei valori etici, come ci racconta il giornalista e scrittore Americo Mascarucci nel libro “La Rivoluzione di Papa Francesco – Come cambia la Chiesa da Don Milani a Lutero” edito da Historica Edizioni.

Un libro che l’autore ha scritto con l’obiettivo di capire dove Bergoglio vuole guidare la Chiesa, in che modo e attraverso quali modelli.

Se con Giovanni Paolo II la santità era connessa indissolubilmente all’esempio di vita, con Papa Francesco il criterio per definire la santità sembra diventare la profezia. Un uomo è santo più che per l’esempio, per la forza profetica e per la capacità di saper anticipare i tempi.

Mascarucci, evidenzia proprio il paradosso di questo nuovo concetto di santità che sembra tutto orientato a privilegiare quelle figure che, nell’ottica bergogliana,erano dalla parte giusta quando la Chiesa ne contrastava o ne puniva l’irruenza, lo spirito ribelle, il comportamento molto ideologico e poco pastorale.

Come avvenuto per don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana che risultava incomprensibile all’epoca anche ai settori più progressisti della Chiesa che ne criticavano le derive protestatarie e rivoluzionarie, la volontà di piegare il Vangelo alle sue discutibili convinzioni ideologiche, in una sorta di lotta classista che sarebbe poi in parte diventata un prezioso manifesto per il ’68 italiano.

O come nel caso di don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo che cercava il dialogo con i comunisti evidenziando gli stretti collegamenti fra la dottrina cristiana e il marxismo negli anni in cui la Chiesa era sotto l’attacco del comunismo in tutto il mondo e l’Italia faticava ad arginare l’avanzata elettorale dei social-comunisti legati a doppio filo con la Russia di Stalin. Un prete duramente censurato dalla Chiesa di Pio XII e che oggi Francesco riabilita ignorando completamente il contesto storico che giustificò la legittima, per certi versi doverosa, ostilità della Chiesa verso di lui.

Francesco poi sogna di elevare agli onori degli altari l’arcivescovo brasiliano Helder Camara in virtù del suo impegno verso i poveri, dimenticando le posizioni di quello che fu definito in Vaticano il “vescovo rosso” , in favore del divorzio, dell’aborto, del controllo delle nascite, dell’abolizione del celibato sacerdotale ecc.

Un papa che in questi primi anni di pontificato non ha fatto che riabilitare e “perdonare” i nemici di Wojtyla e di Ratzinger: dal teologo brasiliano Leonardo Boff, uno dei fondatori della Teologia della Liberazione, all’ex prete guerrigliero Ernesto Cardenal protagonista della rivoluzione in Nicaragua e ministro del governo comunista dei sandinisti, autori della violenta contestazione contro Giovanni Paolo II nel 1983. Per finire con il teologo svizzero Hans Kung, contestatore dei dogmi mariani e dell’infallibilità papale, il principale ispiratore delle contestazioni interne alla Chiesa cattolica al quale Francesco non ha mancato di mostrare attenzione ed apprezzamento, dichiarandosi perfino disponibile a discutere le sue obiezioni.

E poi c’è la vicinanza a capi di stato ed esponenti politici lontani anni luce dalla Chiesa, promotori dell’affermazione dei diritti civili, del relativismo etico, del laicismo. Da Barak Obama ad Emma Bonino, passando per Marco Panella, figure che hanno lottato per l’affermazione di diritti come il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, le nozze gay, che hanno sposato l’ideologia gender e che hanno contribuito a sradicare le radici cristiane dal tessuto economico e sociale dell’Europa e del mondo, condannando l’umanità alla dittatura del capitalismo senza regole e senza valori. Amati da Francesco perché promotori del principio dell’accoglienza e della solidarietà verso i migranti.

E infine l’attenzione spasmodica verso il mondo protestante e l’appassionata difesa di Martin Lutero, colui che ha diviso la Chiesa di Cristo, lacerato irrimediabilmente l’unità di tutti i cristiani, provocando sanguinose guerre di religione e trasformando la religione in uno strumento al servizio della politica.

Eppure quando fu eletto tutti pensarono di trovare in Bergoglio un naturale successore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, consci delle sue posizioni conservatrici, quasi tridentine, che ne caratterizzarono l’operato quale superiore dei gesuiti e che lo portarono a scontrarsi con l’ex preposto della Compagnia di Gesù Pedro Arrupe.

Come mai da grande oppositore della Teologia della Liberazione, ne è oggi diventato il principale riabilitatore?

Un viaggio fra incertezze, dubbi, dilemmi che tanti nel mondo cattolico si stanno ponendo, convinti che i frutti di questa rivoluzione rischino di non portare alcun beneficio alla Chiesa.


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