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La rivelazione russa

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Forse sono stato infiltrato. Non so come, non so quando, non so perché, ma forse sono stato infiltrato. Da chi? Dai russi, è ovvio. L’ho compreso da un prezioso articolo apparso sul giornale più autorevole d’Italia, “Il Corriere della Sera”, e dalla penna del suo vicedirettore, Federico Fubini il quale ha messo in evidenza strane contiguità tra il sito Scenarieconimici.it, dove scrivo, e la Russia. La notizia è di quelle da perderci il sonno. E infatti, ci ho perso il sonno. Da due notti non dormo. E, quando dormo, russo. Sì, avete letto bene: russo. Questa circostanza mi ha fatto correre un brivido gelato lungo la schiena. Peraltro, il fatto che non mi sia avveduto di essermi tramutato, a mia insaputa, in un troll, è di secondaria importanza. Ma spiega alla perfezione l’assurdità di certe posizioni espresse da chi scrive, come il sottoscritto, su scenari economici.

Per esempio, l’aver dubitato degli enormi benefici apportati dall’euro e dall’Unione europea ai nostri connazionali – oltre che ai bambini greci – o l’aver messo in discussione le sacre virtù della dogmatica dottrina dei Parametri di Maastricht. Mentre un sudore diaccio mi imperlava la fronte mi sono deciso al grande passo: sottopormi a una seduta di ipnosi per risalire al momento cruciale in cui Mosca mi arruolò nelle schiere dei suoi fan, mentre ero in altre faccende affaccendato. Un bravo coach mi ha, piano piano, indotto uno stato di profondo relax. È cominciata il viaggio e, subito sono emersi significativi riscontri. Prima domanda del dottore: “Qual era il tuo cibo preferito ai tempi della scuola media?”. La risposta, da far tremare le vene ai polsi, è stata: “L’insalata russa”. Allora il coach, da bravo uomo di scienza, ha proseguito l’indagine regredendo vieppiù nel passato: “Dove ti divertivi di più, quando eri alle elementari?”. Ed ecco riemergere la mia infantile preferenza, sinistramente profetica: “Sulle montagne russe”.

Al che, lo stimato cultore degli abissi dell’inconscio, ha colto la precocità del dramma: già da preadolescente, ero spacciato. Il pasticcio doveva essere accaduto ancor prima. Ergo, mi ha chiesto di parlargli della mia infanzia. E io mi sono ricordato di un episodio, quando ero a casa della mia nonna e facevo i capricci e lei mi chiedeva: “Che ghe xe? Che ghe xe?” (tradotto per i digiuni di volgare veneto: “Cosa c’è? Cosa c’è?”). Era l’inizio di un processo di condizionamento neuronale, capite? Benché – povero pargolo – non potessi intuirlo, mia nonna mi stava subdolamente addestrando: “Che ghe be… che ghe be…”. KGB, cavolo! Pirla che sono.

Ma la prova provata, signori miei, la dimostrazione in-con-fu-ta-bi-le è arrivata alla fine della seduta quando il terapeuta mi ha chiesto cosa dicesse mia nonna per consolarmi. E io me lo sono ricordato. Diceva: “Va’ che te si un bel putin!”. In vernacolo padovano: “Dai che sei un bravo bambino”. Ovviamente, solo un populista cialtrone o un sovranista babbeo può pensare che, davvero, quella parola (Putin) stesse a significare “bambino”. L’intera faccenda ci rivela tre occultate verità. Primo: i comunisti non mangiano i bambini, li plagiano. Secondo: mia nonna era un agente sovietico in incognito. Terzo: il Corriere della Sera è il cane da guardia della democrazia.

Francesco Carraro
www.francescocarraro.com


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