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La riforma della tasse USA è legge: soprattutto tagli di tasse alle imprese, con aliquote crollate. L’EU subirà molto la competizione fiscale USA

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La riforma fiscale di Donald Trump è legge. E’ dovuta passare due volte alle Camere per un cavillo formale ma alla fine è stata approvata. Sostanzialmente i tagli alle tasse sono tra i maggiori della storia in termini assoluti, non i più alti a livello di % sul PIL. La vera differenza la fa la suddivisione tra taglio delle tasse alle Corporations e taglio alle tasse ai privati.

Come già riportato dai media tradizionali, la grande differenza della riforma Trump rispetto ad altre simili dei suoi predecessori sta nei forti tagli alle tasse delle aziende, riducendo l’aliquota al 21%, un livello molto competitivo con il resto del mondo. Ossia da oggi le Corporations USA avranno tutti gli incentivi a tornare a casa, come sede di computazione dei profitti. Inoltre la nuova legge obbliga le aziende USA a rimpatriare gli enormi utili tenuti all’estero – non tassati, un regalo dell’era Obama soprattutto ale aziende della tecnologia a cui era davvero tanto affezionato – pagando il 15% di tasse se i profitti sono liquidità o l’8% se sono assets illiquidi, con depauperamento dei conti delle banche straniere (soprattutto EU) che fino a fine anno facevano da depositari per tali ingenti somme. Insomma, ecco finalmente la declinazione fiscale dell’America First. L’EUropa in particolare, quella delle tasse sempre in salita, subirà conseguenze particolarmente pesanti in termini di competizione fiscale con gli USA.

Incredibilmente in questa riforma sembrano ribaltarsi i ruoli: per le persone fisiche Trump il repubblicano ha introdutto serie limtazioni alle deduzioni fiscali degli interessi da ipoteche che incidono soprattutto su chi detiene immobili di altissimo valore. In particolare questo provvedimento ha colpito i ricchissimi – stile hedge fund managers – delle zone dove gli immobili sono più cari, la East Cost di New York, le aree più ricche della Florida e soprattutto la hyper Dem West Coast di San Francisco e dintorni. Viceversa i vantaggi maggiori li avrà la middle class dell’America profonda. Vedasi le due immagini che seguono.

Effettivamente, è vero, il Dem Obama ebbe a livello fiscale un occhio di assoluto riguardo per la finanza e per i milionari/miliardari di Wall Street, cosa che l’amministrazione Trump ha invece accuratamente evitato. Ca va sans dire che la finanza newyorkese in particolare è furente con Trump, come indicato da zerohedge.

(Zerohedge.com)

E l’Italia? mentre Trump taglia le tasse e aiuta la crescita interna anche riducendo la disoccupazione ed incrementando i salari, l’Italia aumenta le imoste di circa 30miliardi di euro all’anno – media degli ultimi 5 anni – ma senza dirlo, sperando che la gente non se ne accorga. Per farvi capire, Trump questa sera ha lanciato un messaggio chiarissimo alla gente, a reti unificate: a febbraio 2018 quando riceverete la busta paga guardate la differenza di stipendio, almeno avrete chiaro l’effetto della riforma. Se gli italiani faranno la stessa cosa dopo la finanziaria di Gentiloni va bene se non tireranno fuori il forcone… Ben si capisce la fretta trumiana di implementare prima di fine anno la nuova legge, ecco perchè i Dem han fatto di tutto per ritardardarla al prossimo anno in modo da non rendere effettivi e e soprattutto visibili gli effetti ai votanti USA.

Inoltre Trump ha sottolineato di voler aiutare gli americani a guadagnare di più, invertendo la politica di Obama che – come successo in Italia, Renzi ha copiato l’ex Presidente nero degli USA – ha ridotto sì la disoccupazione ma riducendo fortemente anche la partecipazione al lavoro e gli stipendi con la conseguenza che la gente oggi lavora giusto per sopravvivere o non cerca più lavoro (…). Non casualmente, appena dopo l’approvazione della riforma Trump il colosso AT&T ha annunciato investimenti miliardari in USA ed un bonus speciale ai propri 200’000 dipendenti di 1000 dollari. Inutile dire che le Corporations USA, anche per gli effetti di detta nuova legge, saranno incentivate a spostare occupazione e profitti a casa propria, a danno dell’occupazione estera.

L’Italia deve imparare dagli USA. Il rischio è fare crack, se si seguono i consigli di Francia e Germania è sicuro, due paesi che vogliono l’Italia morta per spartirsela. E dunque danno buoni consigli visto che non possono più dare il cattivo esempio.

Timeos Germanos et dona ferentes

Il prossimo anno in Italia dovrà succedere qualcosa, speriamo con le buone. Assolutamente. Altrimenti l’Italia è finita come entità territoriale autonoma, ne abbiamo già avuto l’antipasto con il tentativo di concedere il passaporto austriaco ai sudtirolesi, vedrete che nei prossimi anni i francesi faranno la stessa cosa coi valdostani e magari anche coi piemontesi.

MD


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