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Attualità

La religione capitalista: gli eletti e l’inevitabile fine a cui conduce

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Capitalismo e calvinismo si sovrappongono perfettamente, l’intera élite economica europea è da sempre calvinista, quindi dedita al vero capitalismo, essa segue la dottrina religiosa della predestinazione divina: la grazia di Dio è un dono incondizionato, anteriore e indipendente da ogni opera o merito umani. Essa è però data soltanto ad alcuni, non a tutti, è data solo agli eletti.
Ma come si fa a sapere se si è nel numero degli eletti? Le opere sono considerarsi “le testimonianze di Dio che dimora in noi”.
I credenti non sono salvati grazie alle opere realizzate, ma il fatto di aver realizzato delle opere nella vita rende evidente l’appartenenza agli eletti. Quindi vi è una natura pastorale nel lavoro. E’ con l’attivismo mondano che il credente ottiene la sicurezza di essere nel numero degli eletti.
In pratica s’intende che gli eletti sono coloro che manifestano segni particolari (quale conseguenza di questa elezione), pertanto tutti coloro che manifestano dei segni possono esser ragionevolmente certi di esser fra gli eletti.
L’impegno personale, pertanto, è il mezzo per glorificare Dio.
Il lavoro, dunque, lungi dall’essere soltanto un fastidioso mezzo per vivere, diventa degno di lode. Essere “chiamati” da Dio non comporta un ritiro dal mondo ma richiede un impegno e il lavoro è visto come attività profondamente spirituale, una forma di preghiera produttiva e socialmente benefica.
Orare est laborare per i protestanti, Ora et labora per i Cristiani.
Non esiste un tempo sacro ed uno profano ma tutto diviene ugualmente sacro. Attività fisica e spirituale sono congiunte in un’unica azione, con la quale si possono assolvere funzioni socialmente utili e si può ottenere la certezza della propria salvezza.
Purtroppo con Calvino il capitalismo arriva a giustificare i business man di City e Wall-Street.
L’uomo nuovo forgiato da Calvino è, per quanto sopra, un individuo libero e solo davanti al suo Dio, ansioso di scoprire se l’imperscrutabile volontà divina lo ha collocato fra gli eletti. Il successo individuale nella vita e negli affari diventa l’unico metro di paragone che esso ha a disposizione.
I businessmen seguaci di tale teoria cominciano, pertanto, a non considerare più gli effetti del proprio operato sul prossimo, essi fanno riaffiorare l’anima dei loro antenati barbari, lo spirito di sopraffazione e di conquista, tipico dei popoli del Nord e dei Franchi..
Come mai questo atteggiamento? Perché dalla santificazione del lavoro si passa a quella del profitto!

Grazie a Calvino i capitalisti hanno compreso che il segno della grazia divina (visibile e sicuro) è la ricchezza, il benessere generato dal lavoro. Dio ci chiama ad esso. Lavoro e successo assicurano il calvinista che «Dio è con lui», che egli è l’eletto, il predestinato.
All’opposto il povero, colui che per i peccati commessi è escluso dalla grazia di Dio. Per questi non siamo più davanti alla figura cristiana e cattolico della presenza di Cristo, e quindi della strada per il Paradiso, siam invece davanti al segno della disgrazia divina.
Tutto è completamente stravolto.
Ma almeno finisce qua?
No! Poiché l’estremizzazione del capitalismo è quando esso stesso diviene una religione.
Oggi il capitalismo, all’interno0 della nuova filosofia new age di Panteismo Immanente (tutto è Dio) diventa la più “pura religione cultuale”: un rito (ripetizione di gesti, forme, pratiche, densi di significati non verbalizzati).
Un rito ma senza teologia.

Ogni dottrina che scaturisce dal rito, ha un qualcosa di religioso è , così lo sono anche “l’utilitarismo” e il liberismo.

Il capitalismo è poi una religione, un culto, senza tregua e senza pietà, ininterrotto, costante, onnipresente, che tutto attira e cattura.

E’ un culto che “genera colpa” (schuld) cioè debito, che non purifica, che colpevolizza (indebita) facendo precipitare in una stato continuo di colpa da quale nessuno si redime. Come religione crea la colpa, senza redimere da essa, per renderla universale, martellarla nella coscienza, coinvolgere dio stesso in questa colpa e interessarlo all’espiazione che non arriverà mai.

La religione capitalista resiste fino alla colpevolizzazione stessa di dio, fino al raggiungimento dello stato di totale disperazione del mondo.

L’autodistruzione dello “spirito avviene con lo scatenamento del capitale nella forma finanziaria che con i suoi flussi distrugge ogni volta, e sempre di nuovo, il mondo.

Il credo capitalista non si occupa della riforma dell’essere ma della sua riduzione in frantumi, non migliora il mondo ma estende la disperazione nel mondo, una disperazione da cui, assurdamente, doversi “attendere la salvezza.

Siamo soli, privi della trascendenza e, quindi, dell’implicazione di dio nel destino umano.

Siamo all’HOMO-DEUS, alla trasformazione post umana teorizzata dal movimento del transumanesimo.

Siamo nella fase in cui l’élite non crede più in un’anima trascendente ma confida nelle immense capacità dell’uomo di arrivare col progresso ad essere dio, crede nel progresso della tecnologia e nella compenetrazione e nella compatibilità della mente umana con l’hardware dei computer, con i bit.

Non si trova più salvezza nella conversione e nel pentimento ma nel “potenziamento umano e del sistema stesso, un potenziamento illimitato che ci porterà inevitabilmente al socialismo progressista, di cui alcuni esponenti rappresenteranno la casta sacerdotale.

Da qui il capitalismo quale religione di mero culto, senza dogma

Marx diceva che il sistema monetario è essenzialmente cattolico mentre il sistema creditizio è protestante. Dato che nel culto in oggetto si parla di fede nel valore monetario quale spirito immanente delle merci, nel modo di produzione e nel suo ordine prestabilito, e si prende atto che il sistema creditizio non si emancipa ancora dalla base del sistema monetario, si capisce che il capitalismo fonde entrambe le religioni e riesce a svilupparsi in modo parassitario sia sul cristianesimo che sul Calvinismo. Alla fin fine, il nostro cristianesimo per mezzo dell’incessante operato Calvinista, viene annullato, fuso in una nuova religione nella quale si ha solo fede e nessun dogma. Il parassita, il capitalismo, ha trasformato il mondo in un luogo senza Dio e senza prospettiva futura, senza l’aldilà. Questa nuova religione non prevede più salvezza poiché si è passati dalla trascendenza all’immanentismo. Come se ne esce? Esso non conosce alcuna via di uscita comunitaria, solo individuale-e, per inciso, materiale. Abbiamo i piedi nel secchio, non ha senso sollevarne il manico.


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