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LA QUASI CRESCITA CHE CI LASCIA ULTIMI IN EUROPA (DI C.A.MAUCERI)

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L’ISTAT ha diffuso i dati economici relativi al secondo trimestre dell’anno: in Italia il PIL (parametro da decenni considerato non rappresentativo e fallace) è cresciuto dello 0,4%, dell’1,5% su base annua. Tutti immediatamente hanno gioito della notizia. A cominciare dal premier Paolo Gentiloni che su Twitter ha parlato di “una buona base per rilanciare economia e posti di lavoro” (bei tempi quando le dichiarazioni ufficiali non si facevano con l’uccellino). Anche il ministro Pier Carlo Padoan è apparso contento sottolineando che l’ “incremento dello 0,4% corrisponde a una crescita dell’1,5% rispetto al livello raggiunto nel secondo trimestre 2016, il tasso di crescita economica più sostenuto dall’inizio della crisi”. Immancabili i giudizi dell’ex premier Renzi (“I dati Istat smentiscono i gufi, ma non basta dire che i mille giorni hanno rimesso in moto l’Italia: ora bisogna andare avanti”) e della Boschi (“Quando siamo partiti l’Italia aveva il segno meno davanti e il PIL era negativo. Con i #MilleGiorni è tornata la crescita. Ci hanno criticato tutti i giorni, senza tregua, ma la direzione era quella giusta”).

Ma davvero l’Italia ha preso la giusta direzione? A giudicare dai risultati degli altri paesi europei non si direbbe. Nello stesso periodo altri paesi, quelli con cui l’Italia si deve confrontare sui mercati internazionali, hanno registrato performance decisamente migliori: negli Stati Uniti il PIL è cresciuto dello 0,6%, con un aumento tendenziale del 2,1% negli Stati Uniti. Nel Mediterraneo perfino la Tunisia, peraltro appena fuori da una rivolta interna, ha fatto meglio dell’Italia: la sua crescita semestrale si è attestata all’1,9%. Anche nel confronto più ristretto limitato all’Eurozona, secondo i dati diffusi oggi da Eurostat, il PIL è aumentato mediamente dello 0,6% nel trimestre e del 2,2% rispetto allo scorso anno. In Francia la media dell’anno è stata dell’1,8% e dell’1,7% nel Regno Unito. Una situazione quindi tutt’altro che rosea dato che i successi raggiunti non basteranno a colmare il gap che separa l’Italia dagli altri paesi europei. “In un contesto estremamente favorevole – 17 trimestri consecutivi di crescita nell’Eurozona – si conferma la ripresa dell’economia italiana, a livelli però ancora insufficienti per rilanciare sensibilmente gli investimenti e assorbire la disoccupazione”, ha dichiarato Andrea Goldstein, Chief Economist di Nomisma. Secondo Goldstein il “gap tra l’Italia e i principali partner si amplia inesorabilmente” dato che “altrove il PIL corre a ritmi ben più sostenuti e il gap tra l’Italia e i principali partner commerciali e finanziari si amplia quasi inesorabilmente ad ogni trimestre”. “Prima o poi” conclude l’economista “l’Italia rimarrà l’unico paese del G20 con un PIL inferiore al livello pre-crisi”.

La linea d’arrivo, il raggiungimento dei livelli precrisi, del 2008, sono ancora un miraggio. Nonostante le promesse di tutti i governi e le lodi auto proferite dai politici di turno, il PIL italiano nel secondo trimestre del 2017 resta inferiore di oltre il 6% rispetto quello di quasi dieci anni fa. Nel primo trimestre del 2008, infatti, il Prodotto interno lordo trimestrale aveva raggiunto i 424.824 milioni di euro. Oggi le ultime stime preliminari lo indicano a 397.458 (nel secondo trimestre 2017).

Una performance ben diversa da quella di altri paesi. Come la Spagna che, dopo dieci anni, è tornata ai livelli di PIL che aveva prima della grande crisi. Negli ultimi tre anni l’economia iberica è cresciuta di oltre il 3% all’anno: più di tutte le altre grandi economie dell’Eurozona, il triplo dell’Italia, il doppio della Francia, quasi il doppio perfino della Germania. C’è poco da essere felici, quindi. Senza contrare che quelli calcolati nei giorni scorsi non solo sono livelli “potenziali” e non “reali” di PIL, ma come se non bastasse per raggiungere questi risultati il governo ha caricato nel paniere voci che da sempre appaiono stonate come l’economia legata alla prostituzione o ad alcune pratiche illegali. Sarebbe interessante vedere cosa uscirebbe utilizzando i dati reali e lasciando da parte numeri senza senso…. C.Alessandro Mauceri


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