Attualità
La politica non deve disporre della sovranità monetaria perché corrotta?
Parliamo della dottrina della banca centrale indipendente. Trattasi della tesi codificata e resa vincolante dal TFUE (Il trattato sul funzionamento dell’Unione europea) secondo la quale la banca centrale, che detiene la sovranità assoluta sulle politiche monetarie, non può neppure prendere consigli dai singoli Stati membri dell’UEM e neppure può prenderli dalle istituzioni europee.
Ora si è più volte detto che tale opzione è contraria alla nostra Costituzione. Ciò vale sia perché si tratta di una cessione di sovranità e non già di una mera limitazione della medesima (con violazione degli artt. 1 ed 11 Cost.) ma anche perché sempre la nostra Costituzione dispone che la Repubblica debba controllare, coordinare e disciplinare il credito (art. 47 Cost.).
Ovvio che una banca centrale indipendente non è una controllata ma è il controllore e che se essa è indipendente gli Stati non lo sono. Ma non voglio fermarmi al diritto ed andare direttamente alle ragioni pratiche che molti pongono a fondamento di questa scelta. Si dice che la classe politica sia clientelare e corrotta e che dunque userebbe la moneta per i suoi comodi. Allora se la moneta è in mano ad un terzo indipendente tale rischio verrebbe a cessare immediatamente.
Ma davvero qualcuno ritiene razionale questo argomento? Dov’è la logica? Perché un terzo, a cui è ceduta la sovranità monetaria, dovrebbe essere moralmente più elevato della classe politica? Perché dobbiamo dare per scontato che agirebbe in funzione dell’interesse pubblico e non secondo le sue pulsioni?
Sono domande a cui nessuno può rispondere poiché la natura umana è intrinsecamente propensa all’egoismo e dunque il rischio di deviazioni dal percorso dell’interesse pubblico sono analoghe in entrambe le opzioni. L’egoismo non è una prerogativa specifica della politica.
La scelta di una banca centrale indipendente, ferma la sua incostituzionalità, ha poi anche un altro contro evidente. La parola democrazia vi dice nulla? Ebbene un politico italiano per quanto corrotto è soggetto sia al controllo della nostra magistratura (BCE anche per ragioni di competenza territoriale non è sotto il pieno controllo della nostra magistratura) che a quello degli elettori. Il controllo democratico dunque è per definizione uno strumento di vigilanza sull’utilizzo dei poteri d’imperio che si delegano alle Istituzioni attraverso il diritto di voto.
La banca centrale invece è avulsa a tutto questo e non è soggetta ad alcun vaglio democratico. Un potere così vasto darebbe alla testa a molti se non a tutti.
Pertanto o riteniamo che, guardando semplicemente in viso Mario Draghi, possiamo dirci assolutamente certi che esso sia un grande benefattore dell’umanità e che mai anteporrebbe il bene comune ad interessi personali, oppure dobbiamo prendere atto che, stante la natura umana, potrebbe anche non essere affatto così ed allora la nostra scelta sarebbe stata demenziale. Infatti, mentre possiamo mandare a casa un politico corrotto, non possiamo fare nulla per limitare o dirigere i poteri della banca centrale poiché essa è sovrana ed indipendente.
In sostanza con la banca centrale europea ci è stato fatto passare il concetto che per limitare sprechi o corruzione è necessario rinunciare alla democrazia. Insomma sarebbe come dire che in caso di diffusione di un’alta criminalità debba ritenersi giustificabile abolire i diritti inalienabili dell’uomo per ripristinare l’ordine. Si tratta di un punto di vista davvero pericoloso. La libertà ha indubbiamente un costo ma è la più alta conquista della nostra civiltà e nessuno deve poterci convincere che una situazione di emergenza possa giustificare la sua menomazione.
La politica monetaria deve tornare sotto il controllo democratico e sotto la sovranità popolare. Se poi verrà usata male pazienza, la democrazia è anche questa. Meglio perire che rinunciarvi.
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