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La politica della pipa: il Comune di Bologna sceglie la “riduzione del danno”, ignorandolo e scegliendo la politica del vigliacco
Il Comune di Bologna avvia una controversa iniziativa per la distribuzione gratuita di pipette per crack, suscitando un dibattito sulla reale efficacia di una politica che sembra più normalizzare che combattere la dipendenza.

A partire dalle prossime settimane, il Comune di Bologna si farà promotore di una politica controversa e, secondo molti, profondamentenegativa. Palazzo d’Accursio ha deciso di distribuire gratuitamente 300 pipette per il crack ai consumatori, una misura presentata come parte della strategia di “riduzione del danno”. Un eufemismo che suona vuoto, quasi beffardo, di fronte alla realtà devastante di una tossicodipendenza che sta mietendo vittime e sta gettando nell’ombra intere esistenze. La cifra spesa, 3.500 euro, appare irrisoria, ma il principio che la sottende è inquietante: invece di combattere la dipendenza, la si gestisce, la si normalizza.
La strategia di “riduzione del rischio” sbandierata dall’assessora Matilde Madrid, secondo la quale l’uso di strumenti adeguati ridurrebbe il consumo e le patologie secondarie, cozza violentemente con la natura stessa del crack. Questa non è una tossicodipendenza come le altre: è una discesa repentina e drammatica in un abisso da cui è quasi impossibile risalire.
Le conseguenze fisiche sono terrificanti e immediate. La cocaina fumata come crack provoca un’euforia intensa, ma fugace, seguita da un crollo psicologico e fisico che spinge l’utente a cercare una nuova dose con una compulsività distruttiva. Si innesca una dipendenza velocissima e potentissima, che annulla la volontà e il libero arbitrio. Il corpo viene distrutto: si assiste a una perdita di peso drastica, a insonnia cronica e a una deteriorazione fisica accelerata. Si manifestano aritmie cardiache, ictus e infarti, non di rado fatali. Le vie respiratorie subiscono danni gravissimi, con frequenti emorragie polmonari e infezioni. Anche il sistema neurologico viene compromesso, con sintomi che vanno dalle convulsioni al tremore, fino a veri e propri danni cerebrali.
Di fronte a un quadro clinico così distruttivo, parlare di “riduzione del danno” attraverso la distribuzione di pipe sembra un mero palliativo, una foglia di fico per nascondere l’incapacità di affrontare il problema alla radice. Non si può “ridurre il danno” di una sostanza che porta a una distruzione totale, fisica e mentale. Le patologie secondarie, come le infezioni e le tracheiti, sono l’ultimo dei problemi di chi sta perdendo se stesso in un vortice di dipendenza. Bisogna spezzare il legame con la droga, non renderlo più semplice , bello, facile, magari con una pipetta alla moda.
Il problema non è la condivisione di una pipa improvvisata, ma la scelta di fumare crack. E su questo punto, l’azione del Comune si mostra non solo inefficace, ma anche ipocrita. Se si volesse veramente intervenire per la salute pubblica, e non per lavarsi la coscienza con un gesto simbolico, la soluzione non sarebbe quella di fornire gli strumenti per il consumo, ma di imporre controlli e deterrenti. Il paragone con i controlli stradali sull’alcolismo è lampante: la minaccia di perdere il lavoro, o peggio, di finire nei guai, ha spinto molti a smettere o a ridurre il consumo. Un provvedimento simile, che imponga controlli obbligatori e regolari per tutti i dipendenti comunali e per i rappresentanti politici, dimostrerebbe un coraggio che l’attuale amministrazione non sembra avere.
Un’azione così forte e decisa, che tocchi da vicino anche chi ha potere e responsabilità, manderebbe un messaggio chiaro: il problema delle dipendenze è una questione di salute e sicurezza che riguarda tutti. Distribuire 300 pipe, invece, non solo non ridurrà il problema, ma rischia di normalizzarlo e di inviare il messaggio che fumare crack, purché con una pipa pulita, sia un comportamento gestibile. È un approccio morbido, inefficace, e forse, persino, un’ammissione di impotenza. Bologna sta scegliendo la strada più facile, quella della finta soluzione, ignorando la catastrofe umana che si sta consumando sotto i suoi occhi. Ormai la ragione ha lasciato l’Emilia e questo è solo l’ultima goccia del vaso della scarsa sensatezza.

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