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La penisola coreana, fra Nord e Sud, incendia la corsa allo spazio asiatica

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La corsa allo spazio dell’Asia si sta intensificando con la Corea del Sud pronta a lanciare il suo primo satellite militare costruito domesticamente, montato su un razzo SpaceX, mentre il Nord afferma di aver effettuato con successo test di motori a combustibile solido per un nuovo missile balistico a raggio intermedio (IRBM) .

Seoul ha accennato alla crescente geopolitica che si è estesa all’orbita, sottolineando che la sua partnership con gli Stati Uniti formerebbe una “alleanza spaziale” che garantirebbe sicurezza militare ed economica, nonché progresso tecnologico.
Gli analisti sottolineano anche un aumento dei lanci di satelliti militari in Asia, sottolineando che l’effetto di ricaduta sarebbe nello sviluppo di tecnologie spaziali commerciali che spingerebbero i mercati nazionali per il settore.

Il lancio da parte della Corea del Sud in tandem con SpaceX del miliardario Elon Musk segna il primo dei cinque satelliti spia nazionali che Seoul prevede di mettere in orbita entro il 2025, per formare il proprio sistema di sorveglianza spaziale sulla Corea del Nord, rompendo con la tradizione passata di totale dipendenza dalla spia statunitense satelliti per monitorare il suo rivale. 

Il satellite spia sudcoreano sarà trasportato da un razzo SpaceX Falcon 9 lanciato dalla base aeronautica di Vandenberg in California il 30 novembre, secondo il ministero della Difesa.
Lee Choon-geun, ricercatore onorario presso il Science and Technology Policy Institute della Corea del Sud, ha affermato che i satelliti spia americani producevano immagini ad alta risoluzione ma venivano gestiti secondo gli obiettivi strategici degli Stati Uniti. Gli USA non condividono tutte le informazioni sensibili con Seul e questo, ovviamente, viene a seccare fortemente i coreani che, alla fine, hanno deciso di rendersi indipendenti. Del resto hanno tutte le tecnologie necessarie per creare degli ottimi satellisti spia.

Mercoledì i media statali di Pyongyang hanno affermato che la Corea del Nord ha condotto con successo test a terra di motori a combustibile solido di nuova concezione per un nuovo tipo di IRBM. Cheong Seong-chang, analista senior del think tank Sejong Institute, ha affermato che la portata dell’IRBM fino a 4.000 km potrebbe raggiungere le basi militari statunitensi a Okinawa e Guam. Una minaccia per tutta l’area del Pacifico. Anche la Corea del Nord è ansiosa di acquisire il proprio satellite spia, ma non ha tentato nuovi lanci dopo due precedenti tentativi falliti all’inizio di quest’anno

Il vettore sud coreano Nuri (da CNN)

Nel giugno dello scorso anno, la Corea del Sud è diventata il settimo paese al mondo a mettere in orbita un satellite del peso di più di una tonnellata per incrementare le sue ambizioni spaziali utilizzando un razzo Nuri di produzione propria.
L’obiettivo di Seul è quello di riuscire a portare una sonda sulla luna entro il 2030. Sono già pronti quattro razzi Nuri per lanciare altri satelliti nello spazio. Seul spera di poter contare sull’assistenza degli USA per superare rapidamente i gap rimanti a livello di elaborazione dati per lo sviluppo dei propri vettori.

Il cammino di sviluppo della Corea del Sud è duplice: da un lato da punto di vista militare vuole sviluppare le proprie capacità autonome strategiche, rivolte al controllo dell’ingombrante vicino del Nord, e magari di qualche altro confinante troppo invadente. Questo cammino viene compiuto non disdegnando l’assistenza degli USA. D’altro canto però il paese guarda anche al mercato dei satelliti commerciali, per ora con una parte minima, ma in futuro chissà, vista anche la decadenza impressionante dei vettori europei,

Nel frattempo la Corea del sud ha lanciato una sonda in orbita lunare e partecipa al programma Artemis della NASA, confermandosi come uno dei giovani leoni dello Spazio dell’Oriente. 

 

 


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