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La Pace di Trump in Medio Oriente: accordo storico fra Israele e Hamas. E i Pro-Pal? E l’Europa?

Accordo storico a Gaza: Trump annuncia la pace tra Israele e Hamas. Liberazione di tutti gli ostaggi e ritiro israeliano. Ecco i dettagli e le implicazioni di un piano che potrebbe cambiare il Medio Oriente.

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Sembrava una missione impossibile, ma dopo due anni esatti dall’attacco del 7 ottobre 2023, una svolta epocale scuote il Medio Oriente. Donald Trump, con un annuncio sul suo social Truth, ha proclamato il raggiungimento di un accordo di pace tra Israele e Hamas, ponendo fine a un conflitto che ha segnato una delle pagine più sanguinose per il popolo ebraico dal dopoguerra e ha generato una crisi umanitaria senza precedenti a Gaza.

“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro Piano di Pace,” ha scritto Trump. “Questo significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto, e Israele ritirerà le sue truppe fino a una linea concordata, come primi passi verso una Pace Forte, Duratura ed Eterna.” Un trionfo della diplomazia diretta, quasi personalistica, che ha visto la mediazione cruciale di Qatar, Egitto e Turchia.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di “un grande giorno per Israele”, ringraziando “dal profondo del cuore il Presidente Trump e il suo team” e convocando il governo per l’approvazione definitiva. Anche Hamas ha confermato l’intesa, sottolineando l’obiettivo di “porre fine alla guerra di sterminio contro il nostro popolo palestinese” e chiedendo a Trump e agli stati garanti di assicurare il rispetto degli impegni da parte di Israele.

I punti chiave dell’accordo

L’intesa, sebbene i dettagli più minuti restino da definire, si basa su un piano in 20 punti presentato dagli Stati Uniti. La prima, cruciale fase, prevede passaggi chiari e rapidi:

  • Liberazione degli Ostaggi: Tutti i 48 ostaggi ancora prigionieri (di cui 21 ritenuti in vita) dovranno essere liberati. Quelli vivi sono attesi entro 72 ore dalla firma.
  • Ritiro Israeliano: Le forze armate israeliane (IDF) si ritireranno completamente dalla Striscia di Gaza, attestandosi su linee prestabilite.
  • Scambio di Prigionieri: A fronte della liberazione degli ostaggi, Israele rilascerà “250 prigionieri condannati all’ergastolo più 1.700 abitanti di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023”.
  • Amnistia e Disarmo: Il piano originale prevedeva un’amnistia per i membri di Hamas che deporranno volontariamente le armi, un punto che rimane tra i più delicati da implementare. Non sarà facile vederlo applicato, e probabilmente richiederà una forma di forza di disarmo.

Il futuro di Gaza: un governo tecnocratico

Per il futuro, il piano è ambizioso. La Striscia di Gaza non verrà annessa da Israele né i suoi abitanti saranno costretti a lasciarla. Sarà invece governata da un’amministrazione transitoria:

Organo di Governo Composizione e Scopo
Comitato Palestinese Tecnocratico e Apolitico Responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle municipalità per la popolazione di Gaza.
“Board of Peace” (Consiglio per la Pace) Un organo internazionale presieduto da Donald Trump e dall’ex Primo Ministro britannico Tony Blair, con il compito di supervisionare l’amministrazione e la ricostruzione.
Panel di Esperti Economici Un gruppo di specialisti, che hanno contribuito alla creazione di moderne “città miracolo” in Medio Oriente, svilupperà un piano di ricostruzione economica.

Probabilmente la ricostruzione verrà finanziata da fondi internazionali provenienti dai paesi del Golfo.

Il ruolo (inesistente) dell’Europa e dei Pro-Pal

Di fronte a questo scenario, una domanda sorge spontanea e, per noi europei, quasi imbarazzante. Qual è stata la funzione delle proteste degli attivisti in tutto questo? Zero. Qual è stata l’utilità delle manifestazioni pro-Palestina, spesso con lati violenti in questo accordo? Zero. E il peso politico di Macron, con il suo estemporaneo riconoscimento dello stato palestinese? Praticamente nullo, se non per aver esercitato una leggera e ininfluente pressione su una parte del governo israeliano. Ieri la Spagna ha rotto i contatti militari con Israele, un’altra azione con peso zero per israele, ma ricadute importanti per Madrid.

Il merito, piaccia o no, va interamente all’approccio diretto di Trump e alla pragmatica mediazione dei Paesi arabi moderati. Le automobili bruciate in Italia e gli scontri con la polizia non hanno accelerato la pace di un solo secondo, così come non l’hanno impedita. Hanno solo dimostrato, ancora una volta, la totale irrilevanza di una certa politica e di un certo attivismo nel determinare i grandi eventi della storia.

Domande e Risposte per il Lettore

1. Questo accordo di pace può essere considerato davvero duraturo? La stabilità dell’accordo dipenderà da fattori cruciali. Il primo è la fiducia reciproca, storicamente molto bassa. Il secondo è l’effettiva implementazione del disarmo di Hamas e la transizione verso un governo tecnocratico, che potrebbe incontrare resistenze interne. La presenza di garanti internazionali forti come USA, Qatar ed Egitto è l’elemento chiave per la sua tenuta, ma il rischio di future escalation, sebbene ridotto, non è eliminato del tutto. La vera sfida sarà trasformare un cessate il fuoco in una vera e propria pace sostenibile.

2. In cosa consiste esattamente il “Board of Peace” e chi lo finanzia? Il “Board of Peace” è un consiglio di supervisione internazionale ideato per garantire una transizione ordinata a Gaza. Guidato da figure di alto profilo come Donald Trump e Tony Blair, il suo compito è sovrintendere sia all’amministrazione civile che alla massiccia opera di ricostruzione. I finanziamenti proverranno da un consorzio di nazioni, principalmente Paesi del Golfo, Stati Uniti e altri partner internazionali, che contribuiranno a un fondo dedicato per lo sviluppo economico e infrastrutturale della Striscia, con l’obiettivo di creare stabilità attraverso il benessere.

3. Perché un approccio “non convenzionale” come quello di Trump avrebbe avuto successo dove la diplomazia tradizionale ha fallito? L’approccio di Trump si basa su una diplomazia transazionale e sulla pressione diretta, bypassando i lenti canali multilaterali. Ha messo sul tavolo incentivi e minacce chiare per entrambe le parti: a Israele la garanzia del pieno supporto americano in caso di fallimento, ad Hamas la prospettiva di una legittimazione politica e della ricostruzione. Inoltre, ha saputo coinvolgere attivamente le potenze regionali (Qatar, Egitto), che hanno un’influenza diretta su Hamas, rendendole protagoniste e garanti dell’accordo, a differenza della diplomazia europea, spesso percepita come distante e inefficace.

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