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La Nigeria cresce con forza: non solo esporta greggio, ma ora vende benzina agli USA

Una rivoluzione energetica dall’Africa: la Nigeria, grazie alla colossale raffineria privata Dangote, esporta per la prima volta benzina negli Stati Uniti, sfidando i mercati globali e mettendo fine a decenni di dipendenza dalle importazioni.

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Il primo carico di benzina nigeriana prodotta nella raffineria di Dangote è arrivato a destinazione negli Stati Uniti e questo costituisce un passo avanti notevole per la Nigeria, che si trasforma in un esportatore di prodotti raffinati e non più solo di petrolio greggio.

Reuters, citando fonti anonime ben informate e dati di tracciamento delle navi, ha affermato che il carico di benzina è stato organizzato da Sunoco e dal trader di materie prime Vitol. VesselFinder ha riferito che la Gemini Pearl, una nave cisterna battente bandiera panamense, si trovava attualmente nel porto di New York, dove era arrivata domenica.

La maggior parte del carico, pari a 320.000 barili, è stata venduta a Sunoco, mentre Vitol ha deciso di tenere il resto per sé.

Reuters ha inoltre riferito che un altro carico di benzina prodotto dalla raffineria Dangote è stato venduto da Glencore a Shell e dovrebbe essere consegnato a New York il 19 settembre.

La pubblicazione ha osservato nel suo rapporto che i due carichi sono la prova che la raffineria Dangote ha soddisfatto i severi requisiti statunitensi in materia di qualità dei carburanti che possono essere commercializzati negli Stati Uniti. Secondo Reuters, si tratta di un traguardo importante per la raffineria nigeriana.

La raffineria da 650.000 barili al giorno è la prima in Nigeria, di proprietà dell’uomo più ricco d’Africa, Aliko Dangote, la cui ambizione è sia quella di garantire l’approvvigionamento di carburante per il mercato interno del principale esportatore di petrolio greggio africano, sia quella di trasformare il Paese in un esportatore di carburante. La capacità della raffineria dovrebbe consentirle di soddisfare pienamente la domanda interna ed esportare l’eccedenza.

Per comprendere la portata di questo cambiamento, basta considerare la situazione fino a ieri:

  • Paradosso Nigeriano: La Nigeria è uno dei maggiori produttori di greggio dell’OPEC, ma le sue raffinerie statali sono da tempo inefficienti o fuori uso, costringendo il paese a costosissime importazioni di benzina e diesel.
  • Sussidi Insostenibili: Per decenni, lo Stato ha dovuto sussidiare i carburanti importati per mantenere la pace sociale, con un salasso enorme per le casse pubbliche.
  • Iniziativa Privata: Di fronte all’immobilismo statale, l’iniziativa privata di Aliko Dangote ha realizzato un’opera che non solo mira a soddisfare l’intera domanda interna, ma crea un surplus per l’esportazione.

Il primo carico di carburante in partenza dalla Nigeria è stato segnalato a giugno, con destinazione Asia. All’inizio di questo mese, l’impianto Dangote ha dovuto sospendere la produzione di benzina a causa di un problema con l’unità di cracking catalitico.

Nel frattempo, i media nigeriani hanno riferito che la raffineria ha esportato un totale di 1 miliardo di litri di benzina nei tre mesi tra giugno e la prima settimana di settembre, raggiungendo un importante traguardo in termini di esportazioni. Con questo exploit la Nigeria si propone come una nuova potenza , in sviluppo, anche nell’industria petrolchimica, e non esporta solo carburante, ma anche polipropilene. L’Africa che cresce e si sviluppa veramente.

Alikko Dangote, l’uomo più ricco d’Africa, proprietario della raffineria Dangote

1) Qual è il fulcro della notizia e perché è così rilevante?

Il fulcro è che la Nigeria, un grande produttore di petrolio greggio storicamente costretto a importare prodotti raffinati, ha iniziato a esportare benzina. Il primo carico è stato consegnato negli Stati Uniti, un mercato con standard di qualità molto elevati. La rilevanza sta nel fatto che questo capovolge un paradosso economico che affliggeva il Paese da decenni. Dimostra la capacità di sviluppare un’industria di raffinazione nazionale su larga scala, passando da semplice esportatore di materia prima a produttore ed esportatore di prodotti a più alto valore aggiunto.

2) Qual è l’importanza strategica di questo cambiamento per la Nigeria?

Strategicamente, è un passo fondamentale verso l’indipendenza energetica e la stabilità economica. Eliminando la necessità di importare carburante, la Nigeria può risparmiare miliardi di dollari in valuta estera e liberarsi dal peso dei sussidi sui carburanti, che gravavano pesantemente sul bilancio statale. Inoltre, diventare un hub di raffinazione per l’Africa occidentale le conferisce un nuovo peso geopolitico ed economico nella regione, trasformandola in un fornitore chiave per i paesi vicini e non solo. È un pilastro per una reale industrializzazione.

3) Quali possono essere le ricadute a livello globale di questa nuova capacità di esportazione nigeriana?

A livello globale, l’ingresso di un nuovo, grande attore nel mercato dei prodotti raffinati può alterare i flussi commerciali esistenti. Le raffinerie europee, già sotto pressione, potrebbero vedere un nuovo concorrente per i mercati africani e persino atlantici. Per gli Stati Uniti, rappresenta una fonte di approvvigionamento alternativa. Più in generale, dimostra che lo sviluppo industriale su larga scala nei combustibili fossili non è affatto terminato, specialmente nel Sud del mondo, introducendo una variabile importante nelle proiezioni energetiche globali e nelle discussioni sulla transizione energetica.

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