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La Nigeria apre i rubinetti: 50 nuovi blocchi per 10 miliardi di dollari

Mentre una parte del mondo si perde in discussioni filosofiche sulla transizione energetica, c’è chi guarda alla realtà dei numeri e alla necessità di approvvigionamento. La Nigeria ha deciso di non perdere altro tempo e ha messo sul piatto un’offerta che difficilmente le compagnie petrolifere potranno ignorare: 50 blocchi di petrolio e gas in gara, con l’obiettivo dichiarato di attrarre 10 miliardi di dollari in nuovi investimenti nei prossimi dieci anni.
L’obiettivo è chiaro e pragmatico: aggiungere 400.000 barili al giorno alla capacità produttiva del paese. Niente voli pindarici, solo economia reale e risorse energetiche.
L’offerta nel dettaglio
Gbenga Komolafe, il capo della Nigerian Upstream Petroleum Regulatory Commission (NUPRC), ha delineato l’offerta con la precisione di chi sa che, nel mercato energetico attuale, la certezza è la moneta di scambio più preziosa. I blocchi offerti sono così distribuiti:
15 depositi offshore;
19 campi di frontiera (aree meno esplorate ma potenzialmente ricche);
1 blocco in acque profonde (deepwater).
Per rendere l’offerta appetibile e non vendere scatole chiuse, la NUPRC ha fatto i compiti a casa: sono stati rielaborati migliaia di chilometri di dati sismici 2D e 3D. Il risultato? Immagini ad alta risoluzione dei sistemi petroliferi che riducono drasticamente l’incertezza, il vero nemico di ogni decisione di investimento (Capex).
I numeri della ripresa nigeriana
Non si tratta solo di promesse future. I dati recenti mostrano un settore già in fermento, segno che le politiche di attrazione degli investimenti stanno funzionando. Ecco una fotografia della situazione attuale in Nigeria:
Piani approvati: Dall’inizio dell’anno sono stati approvati 46 piani di sviluppo dei giacimenti.
Impianti attivi: Il numero di impianti di perforazione attivi ha superato quota 60.
Produzione: L’output di greggio è salito a 1,71 milioni di barili al giorno, con picchi di 1,83 milioni.
A questo si aggiungono le decisioni finali di investimento (FID) che portano denaro fresco nell’economia reale, tra cui:
5 miliardi di dollari per il progetto Bonga North;
500 milioni di dollari per Ubeta Gas;
2 miliardi di dollari per il progetto HI Gas di Shell.
Le mosse delle “Sette Sorelle”
Le grandi compagnie petrolifere, che hanno il fiuto per il profitto e per la stabilità a lungo termine, stanno rispondendo presente. È la prova che, quando il governo crea le condizioni giuste, i capitali privati arrivano.
Shell, ad esempio, ha appena concluso l’acquisizione di un ulteriore 10% nel contratto di condivisione della produzione OML 118, portando la sua quota nel campo Bonga (acque profonde) dal 55% al 65%. Un chiaro segnale di impegno verso l’upstream.
Parallelamente, TotalEnergies ha effettuato una mossa strategica da manuale: ha venduto una quota del 40% in due licenze esplorative offshore a Chevron, mantenendo però il 40% e il ruolo di operatore. In termini tecnici si chiama de-risking: si condivide il rischio esplorativo con un partner solido per sviluppare nuove opportunità senza esporsi eccessivamente.
La Nigeria sembra aver capito la lezione: in un mondo energetico volatile, vince chi offre stabilità, dati certi e porte aperte agli investimenti.
Domande e risposte
Perché la Nigeria sta lanciando questa gara d’appalto proprio ora? La Nigeria sta sfruttando un momento in cui la domanda globale di energia richiede certezze. Con i prezzi del petrolio che rendono gli investimenti redditizi e la necessità globale di diversificare le forniture lontano da aree geopoliticamente instabili, il governo nigeriano mira a capitalizzare le proprie risorse per stimolare l’economia interna, attrarre valuta estera (i 10 miliardi di dollari previsti) e aumentare la produzione nazionale che aveva sofferto negli anni passati.
Le grandi compagnie petrolifere sono ancora interessate ai combustibili fossili? Assolutamente sì. Nonostante la retorica sulla transizione energetica, le azioni di colossi come Shell, TotalEnergies e Chevron dimostrano un rinnovato interesse per l’upstream (esplorazione e produzione). L’aumento della quota di Shell nel campo Bonga e la partnership tra Total e Chevron indicano che le Major considerano il petrolio e il gas nigeriani asset strategici fondamentali per i loro bilanci futuri e per garantire la sicurezza energetica globale.
Qual è l’impatto di queste mosse sulla produzione mondiale? L’obiettivo è aggiungere 400.000 barili al giorno alla capacità produttiva. Sebbene non sia una cifra tale da sconvolgere da sola il mercato mondiale, è significativa per la stabilità dell’offerta. Un aumento della produzione da parte di un membro OPEC come la Nigeria contribuisce a moderare la volatilità dei prezzi e offre un’alternativa di fornitura in un mercato che ha visto recentemente diverse tensioni sulle catene di approvvigionamento.









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