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La NATO raggiunge l’obiettivo di 300 mila soldati di pronto intervento

Però le carenze della NATO sul fronte orientale sono tali da rendere l’obiettivo non essenziale.

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I Paesi della NATO hanno “ampiamente superato” l’obiettivo di collocare 300.000 truppe nello stato di pronto intervento, mentre l’alleanza è alle prese con la minaccia della Russia, ha detto giovedì un alto funzionario dell’alleanza.

I leader della NATO hanno concordato, sulla scia dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel 2022, di aumentare in modo massiccio il numero di forze che i comandanti dell’alleanza possono schierare entro 30 giorni, quele che in italiano si chiamano le

“Le offerte sul tavolo degli alleati superano ampiamente i 300.000 che abbiamo stabilito”, ha detto il funzionario in condizione di anonimato.

“Si tratta di forze che gli alleati ci hanno detto: ‘Sono disponibili per voi in questo momento a quel livello di preparazione'”.

La spinta ad avere più truppe pronte a rispondere rapidamente fa parte di una revisione più ampia dei piani della NATO per contrastare qualsiasi potenziale attacco russo, approvata in occasione di un vertice lo scorso anno.

Questi piani hanno stabilito per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda cosa ogni membro dell’alleanza guidata dagli Stati Uniti dovrebbe fare in caso di invasione da parte di Mosca.

I comandanti della NATO stanno attualmente cercando di assicurarsi di avere le capacità per eseguire questi piani, se necessario, da cui l’aumento delle truppe di pronto intervento.

Ma l’alleanza ha delle carenze negli armamenti chiave, come le difese aeree e i missili a più lungo raggio.

Per fare un esempio recente, proprio il Financial Times riportava la notizia che la NATO dispone attualmente solo del 5% delle batterie antiaeree necessarie per difendere il lato est dell’Alleanza.  Un po’ troppo poco per un’Alleanza che ha mandato numerose batterie antiaeree


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