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La moneta non è più moneta nell’indifferenza delle autorità di Paolo Savona

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La notizia che la BCE ha suggerito alla Commissione e al Parlamento dell’UE di includere i covered deposit, ossia i depositi garantiti fino a 100 mila euro previsti dalle direttive operanti, tra i vincoli posti al rimborso immediato è rimbalzata sull’web sotto la spinta degli interessi privati; una società raccomanda di acquistare oro e altre offrono investimenti alternativi ai depositi bancari.

La proposta è contenuta in un documento della BCE di 58 pagine (CON 2017/47) datato 8 novembre e intitolato “On revisions to the Union crisis management framework” (Sulla revisione dell’architettura dell’Unione di gestione delle crisi) che persegue lo scopo dichiarato di introdurre maggiore flessibilità di risoluzione delle crisi bancarie ora che la ripresa economica è avviata. Essa ha assunto ufficialmente la forma di una “opinione” che, nel caso specifico, nonostante l’importanza, è stata espressa come Emendment 13 Point (19) of Article 1 della direttiva proposta dalle due istituzioni europee che hanno interpellato la BCE ed è stata espressa con una semplice riga che cancella la voce “covered deposit”, accompagnata da una specificazione – guarda caso dettagliata – in cui si propone di escludere dal non rimborso i depositi delle autorità monetarie, ivi inclusi quelli della Banca dei Regolamenti Internazionali. Commovente preoccupazione.

Se così si decidesse, le banche trarrebbero più di un sospiro di sollievo non dovendo intervenire in caso di crisi di una di loro, almeno finché le procedure di intervento non vengano decise; ciò è in contrasto con uno degli obiettivi perseguiti con la direttiva europea sulla garanzia depositi: impedire una sospensione del circuito dei pagamenti entro i limiti di 100 euro di possesso di moneta. Le istituzioni pubbliche non avrebbero di che preoccuparsi dato che la proposta di correzione esonera i loro depositi dal divieto di prelievo; non è specificato se essi divengono crediti prioritari, ma poiché il manico del coltello è in loro mani non è difficile prevedere che così sarà. I bilanci degli Stati e quelli della BCE verrebbero sollevati dal dover intervenire, ottenendo l’esonero preventivo dal pagare lo scotto degli errori da loro commessi. La BCE sosterrà che la garanzia sovravviverà, anche se si sa che sotto sotto si lavora per ridurne l’importo, senza precisare quando agirebbe. Già le banche negano la natura di moneta dei propri depositi ponendo vincoli quantitativi al loro utilizzo spot e limiti settimanali e mensili al prelievo.

La moneta non è più moneta nell’indifferenza delle autorità. Vi sono casi in Europa in cui spontaneamente le banche in difficoltà, pur di non incappare nei regolamenti lenti e confusi, hanno garantito il rimborso dei depositi fino a 50 mila euro e hanno offerto un loro bond per il resto dei 50 mila, che sospetto essere il vero scopo dell’opinione rilasciata. Nessun chiarimento viene invece dato sul fondamento etico e democratico del comportamento delle autorità che, disponendo di informazioni sulle difficoltà di singole banche, non informano la clientela, lasciando che essa corra il rischio e incappi in esso; peggio per chi non è cauto. Una vera vergogna.

Per fortuna la notizia “dell’opinione” non ha causato un nuovo dramma bancario. Forse i depositanti sono all’oscuro di essa o sperano che Commissione e Parlamento la respingano; oppure perché intelligentemente comprendono che le piccole banche spariranno e sposteranno i loro depositi nelle banche too big, to fail, troppo grandi per fallire. Mi domando se l’ABI condivide questa impostazione delle autorità, che l’esperienza e una vasta letteratura non suffragano, perché le grandi banche non dimostrano di essere più efficienti delle piccole, oltre a causare un aumento del grado di monopolio sul mercato con le conseguenze ben note. La direttiva detta del bail in, i cui difetti l’opinione della BCE ipotizza di rafforzare invece di eliminarli, non tiene conto delle conseguenze tragiche create dall’aver lasciato fallire la Lehman per scoraggiare il moral hazard, i comportamenti imprudenti dei banchieri, e sposta il peso della protezione interamente sugli organi di vigilanza. Il dubbio è che la BCE non abbia valutato bene tutte queste conseguenze. Sarebbe il caso che precisi con urgenza la sua vera opinione.

Ammesso che ce ne fosse bisogno, la notizia richiama l’attenzione su un punto che ho già sollevato in più articoli su Milano Finanza, per ora senza nessun apparente interesse da parte delle autorità: proteggere il sistema dei pagamenti gestito dalle banche dai rischi di credito, utilizzando gli strumenti tecnologici disponibili che si stanno diffondendo nel settore privato: creazione di criptomonete ufficiali gestite con la tecnicnologia blockchain.

I regolamenti pubblici non possono raggiungere questo obiettivo e anzi destabilizzano ancor più il sistema. Il caso del bail in è da manuale delle cose da non fare. Si deve quindi intervenire nella struttura operativa del sistema dei pagamenti, del risparmio e del credito; per farlo occorre indire una Conferenza monetaria internazionale al fine di ristabilire chi esercita la sovranità monetaria e come. L’attuale sistema è basato sulla creazione di base monetaria da parte delle banche centrali (che corrisponde al loro passivo) e la moltiplicazione di questa attraverso il meccanismo della concessione del credito e della raccolta di depositi da esso indotto. Questo meccanismo è obsoleto e si è mostrato dannoso per l’economia.

La protezione dei depositanti non può né deve essere affrontata introducendo nuovi regolamenti, come sostenuto da alcune autorità di vigilanza e dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, ma isolando il sistema dei pagamenti dal sistema del risparmio-credito, affidando questi ultimi a scelte basate sugli algoritmi fintech. Solo così verrebbe meno la necessità di uno schema di garanzia depositi che funge da canale di trasmissione di crisi di singole banche all’intero sistema.
Gli interessi che spingono nella direzione indicata dalla BCE sono forti e diffusi. La liquidità immessa dalle banche centrali con i Quantitative Easing è stata troppa e staziona nelle banche invece di indirizzarsi verso investimenti e attività produttive, gonfiando i valori di borsa e incoraggiando la speculazione finanziaria. Non si può incanalare questa liquidità parcheggiandola presso il mercato finanziario diffondendo timori sulla stabilità dei depositi. È oltremodo pericoloso. I piccoli depositanti dovrebbero essere protetti dallo Stato, il quale però è tutto teso a proteggere sé stesso, ovviamente in nome di principi superiori, come quello di proteggere i contribuenti, peraltro cosa che per primo non fa perseguendoli con tasse e balzelli. Il pulpito da cui proviene la predica non è credibile.
C’è del marcio in Danimarca.

Paolo Savona


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